Se si pensa alla Pallacanestro Varese non si può non aver almeno una volta accostato il nome della società biancorossa a quello del Toto Bulgheroni. Un nome che in se stesso richiama l’intera essenza dell’essere varesino, dell’essere parte di una società che percorre i tempi, che è capace, forse come nessun’altra, di avvicinare a sè un popolo intero che in essa si identifica, che in essa sa trovare emozioni che da altre parti non sono nemmeno immaginabili, che è tale, perchè proprio Bulgheroni, in una vita spesa per il suo grande amore, la Pallacanestro Varese, l’ha saputa rendere tutto questo.

Oggi, domenica 25 giugno, il Toto compie 80 anni e di cose da dire ce ne sarebbero a migliaia: potremmo parlare di una storia iniziata da giocatore con la maglia della Ignis, con cui ha vinto 3 scudetti ed una Coppa dei Campioni, di quando al termine dell’era Borghi, entrò in quella cordata d’imprenditori che rilevò la società per diventarne poco dopo proprietario e presidente, fondamentalmente salvando la Pallacanestro Varese. Un ruolo che il Toto ricoprì fino al 1992 quando lasciò l’incarico a Marino Zanatta e poi a Toni Cappellari, e che poi passò ai figli Edoardo e Gianantonio. Nonostante questo non si allontanò mai dalla sua Varese, nemmeno quando nel 2002 cedette la proprietà alla famiglia Castiglioni. Sempre al fianco dei colori biancorossi, oggi più che mai, oggi che è tornato presidente della sua Pallacanestro Varese, in una festa per i suoi 80 anni che assume allora un sapore particolare, il sapore di quelle lacrime il giorno della partenza per Trieste lo scorso anno dopo la penalizzazione, davanti a tutta la gente della Pallacanestro Varese, che poi è la sua gente, che era lì per lui e grazie a lui, che era lì come è qui oggi, in un augurio generale che noi vogliamo rendere ancora più speciale dando parola a chi il Toto lo ha vissuto e lo sta ancora vivendo in tutta la sua essenza e che sicuramente meglio di chi sta scrivendo, lo può raccontare.

Auguri Toto, se la Pallacanestro Varese è ancora qui, lo dobbiamo a te.

Andrea Meneghin

“Tantissimi auguri con un milione di bacioni al Toto. E’ una persona importantissima nella mia vita, per me è stato un secondo papà. Ha fatto tantissimo per me non solo in campo ma anche fuori. Sempre presente, sempre pronto a darmi un consiglio, una persona squisita. Mi ricordo quando nei primi anni che giocavo ero sempre arrabbiato, nervoso e lui una volta venne da me e mi disse: “Andrea, prova a giocare un po’ con il sorriso“. Questo episodio me lo ricordo ancora come fosse oggi, mi prese da parte con gentilezza, naturalezza, nel miglior modo possibile e mi disse queste parole e da quel giorno mi porto dietro questo insegnamento in ogni cosa che faccio”.

Giacomo Galanda

“Non posso che spendere parole di ringraziamento a Toto per quello che ha fatto per la pallacanestro italiana, per la Pallacanestro Varese e per come lo ha fatto, con personalità, signorilità e sapienza. Se Varese è nella storia come società blasonata è grazie a lui. Non vorrei limitarmi a fargli gli auguri solo perchè è stato un grande presidente ma per la persona che è, per ciò che ha rappresentato per noi giocatori, qualcosa di speciale. E’ una persona che sono molto felice di aver incontrato nella mia vita, anche sui campi da golf, anche se abbiamo giocato troppo poco assieme (ride, ndr). Il mio augurio è proprio quello di ritrovarlo presto su un campo da golf, perchè va bene la pallacanestro ma il golf è un piacere che ci accomuna particolarmente”.

Max Ferraiuolo

“Auguro al Toto altri 80 di questi anni, per lui e per il bene di tutta la pallacanestro, non solo varesina ma italiana. Lui è diventato proprietario della Pallacanestro Varese quando io giocavo nel settore giovanile ad inizio anni 80′, quando sembrava che tutto dovesse morire. La cordata d’imprenditori di cui faceva parte ha rilanciato la società e gli ultimi 30 anni sono indissolubilmente legati alla sua persona. Mi ricordo una volta, quando giocavo nel settore giovanile della Pallacanestro Varese ed avevamo giocato un derby contro la Robur; avevo giocato un match super ma con un comportamento non proprio esemplare dal punto di vista dell’atteggiamneto. Il giorno dopo ero stato chiamato per fare allenamento con la prima squadra e siccome Toto era stato presente al derby della sera prima, vidi che veniva verso di me, io pensavo per farmi i complimenti, invece mi fece una lavata di capo che mi ricordo ancora oggi ma che mi è sevita tantissimo per crescere. Un grazie grandissimo per questo e per tutto quello che ha fatto e che continua a fare, da parte mia e immagino da parte di tutti quelli che amano il nostro sport e la Pallacanestro Varese”.

Gianni Chiapparo

“Mi ricordo sempre un particolare del Toto giocatore, nel riscaldamento aveva sempre la giacca della tuta slacciata sul davanti con solo l’ultimo bottone chiuso. Lo ricordo quando ha salvato Varese la prima volta, prendendola e portandola per più di 20 anni, dagli anni 80 ai primi anni 2000, nel gota del basket. E’ una persona che ha fatto tantissimo per la pallacanestro a Varese ma più in generale in Italia. E’ stato il primo che ha fatto arrivare la NBA nel nostro paese a metà degli anni ’80. Ha fatto tornare i campioni NBA all’inaugurazione del Campus e quest’anno saranno 30 anni dalla nascita del centro. Insomma, la costruzione del Campus, l’aver tenuto Varese ai massimi livelli per più di 20 anni, la soddisfazione da proprietario di vincere lo scudetto della Stella, è davvero tanta roba. E’ una figura del basket italiano di prima grandezza a cui però non è mai stato riconosciuto abbastanza tutto quello che ha fatto per il movimento. Il mio augurio è proprio questo: che prima o poi la gente si renda conto che una persona come lui è difficile da trovare e sostituire. Meno male che ce lo abbiamo e teniamocelo stretto”.

Gianmarco Pozzecco

“La verità è che se dovessi indicare una figura di riferimento nel mondo dello sport e non solo nella mia vita, dico il Toto. Lui è il mio padre cestistico, ho un rapporto speciale. Mi son sempre sentito trattato come uno della famiglia, la verità è che non ho mai notato differenze da come ha trattato me o il Gianantonio, l’Edo o l’Anna e loro sono i suoi figli. Penso che se avessi bisogno del Toto potrei contare su di lui come fosse mio padre. Un ricordo particolare del Toto? Ho due ricordi indelebili, anche perchè a me funziona un neurone in più del Menego, quindi io posso avere due ricordi lui no, poi magari i miei son più confusi dei suoi (ride, ndr). A parte gli scherzi, i due ricordi sono legati alla sera della conquista dello scudetto della Stella: il primo quando, durante i festeggiamneti, ci defiliamo un po’ dal marasma, ci guardiamo, ridiamo, non diciamo nulla, arriva un fotografo, ci fa una foto che poi ho regalato al Toto e che lui tiene ancora nel suo ufficio sulla scrivania. L’altro invece è quando siamo andati a cena, dopo la partita e se qualcuno mi chiedesse qual è stato il momento più bello di quello scudetto per me, ma penso per tutti i miei compagni anche, è stato l’aver visto il Toto che impersonificava la felicità. Non diceva niente, era inebetito, felice come io non ho mai visto nessun altro nella mia vita ma la verità è che noi eravamo ancora più felici di lui nel vederlo così. La gratificazione del Menego che anche lui è un figlio del Toto, mia, di tutti, nell’avergli regalato la più grande soddisfazione sportiva che lui abbia mai vissuto e che veniva poi da un percorso lunghissimo è stato bellissimo. Era a capotavola a questo tavolo del ristorante al Montello, io lo guardavo ed ero orgoglioso, contento, gratificato nell’aver ripagato la sua fiducia, il suo entusiasmo, il suo amore, il suo esserci padre in quella stagione”.

Sandro De Pol

“Il Toto è una persona che ho nel cuore, eccezionale. Un uomo che è sempre stato molto vicino a noi anche nei momenti difficili. Mi ricordo di una volta quando, nell’anno della Stella, tornando al Campus per un allenamento dopo aver perso di 30/40 punti a Treviso alla penultima giornata di campionato, lo vidi all’ingresso e pensai fosse pronto a tirarci una bella sgridata. Invece si è avvicinato e ci rassicurò, ci tranquillizò e lì mi ha stupito. E’ difficile trovare persone così competenti che sanno vivere quei momenti, quelle situazioni e quindi, oltre ad essere una persona incredibile e strepitosa, è uno che conosce gli animi dello sport e della pallacanestro e questa è una risorsa insostituibile per Varese. Molto probabilmente senza di lui la pallacanestro a Varese avrebbe avuto un altro percorso, non avrebbe toccato i livelli che è riuscita a raggiungere negli ultimi anni e se oggi la Pallacanestro Varese è ancora una realtà di serie A, probabilmente lo deve al Toto che ha alimentato la passione per la società in tutti i cuori dei tifosi varesini. Lunga vita al Toto”.

Alessandro Burin

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