Dopo un’annata vissuta al vertice della Terza Categoria, la France Sport ha faticato più del previsto in Seconda. Marco Franceschetti, allenatore e presidente della società, non si reputa soddisfatto ed vuole alzare notevolmente l’asticella in vista del prossimo anno.

Avete vissuto un’annata molto complicata, soprattutto in avvio di campionato, cosa mancava a questa squadra inizialmente per prendere il ritmo?
“Non è stata una questione di ritmo: siamo partiti prendendo alla leggera le partite, probabilmente presi dall’entusiasmo dell’anno prima. Pur facendo delle buone partite e delle buone prestazioni non siamo quasi mai riusciti a vincere: diciamo che la nostra stagione aveva la costante di fare qualche tiro a partita senza riuscire a segnare. Abbiamo anche avuto dei problemi con i portieri che siamo riusciti a sistemare nel girone di ritorno. Dopo un avvio così così ci siamo ripresi, ma siamo anche stati penalizzati dalla sfortuna. Alla fine siamo riusciti comunque a vincere tutti gli scontri diretti che servivano”.

Dopo l’annata passata ai vertici della Terza, arrivati in Seconda siete stati quasi sempre nelle ultime posizioni: come hai tenuto alto il morale della squadra?
“Ho lavorato come si dovrebbe sempre fare in queste situazioni: ho cercato di arginare le cose negative, facendole presenti senza stressare i ragazzi. Tutti fanno sacrifici per riuscire a venire due o tre volte a settimana e nessuno entra in campo per provare a sbagliare di proposito. Mi sono concentrato sul mantenere un ambiente tranquillo, cercando di motivare i giocatori a dare il massimo e limitare gli errori”.

In questo campionato avete vissuto di fiammate: dopo un risultato positivo arrivava sempre un’altra vittoria, mentre dopo le sconfitte faticavate a rialzarvi. È stata una questione di morale o c’è qualche altro fattore che ha influito?
“Abbiamo avuto sicuramente un grande problema: segnavamo poco e subivamo tanti gol. La mancanza di risultati è stata una costante della stagione ma siamo riusciti a rimetterci in carreggiata nel finale di stagione. La squadra ha sempre giocato bene e io non posso dire nulla ai ragazzi, ma in questa categoria vanno limitati gli errori. Il problema dei ragazzi non era psicologico, ma ho cercato di lavorare comunque in quel senso su ogni giocatore perché so di cosa ha bisogno di sentirsi dire ognuno di loro”.

Nonostante le difficoltà avete sempre provato ad esprimere il vostro gioco, non provando mai a chiudervi per ripartire ma provando a giocare palla a terra. È motivo d’orgoglio?
“Mi sembra esagerato definirlo orgoglio, ma è quello che voglio facciano i ragazzi. Il calcio deve essere un gioco di squadra, possibilmente propositivo ma bisogna anche saper subire contro le squadre più forti. Spesso ci è proprio mancato questo: quando gli avversari avevano palla facevamo fatica a difenderci, ma nel complesso credo che la propositività non sia mai mancata”.

Nel vostro percorso avete anche sconfitto la capolista. Dopo quella partita avresti pensato di vedere un cambio di marcia?
“Ci ho sperato soprattutto nel ritorno perché, dopo il girone d’andata, avevamo già affrontato e conosciuto tutte le squadre pur perdendo otto partite su 15. Nel ritorno mi aspettavo meno errori per riuscire a trovare una continuità che ci era mancata: abbiamo perso meno e pareggiato di più, ma va detto che nelle prime tre dopo la pausa avremmo dovuto fare nove punti e ne abbiamo raccolti solo tre. Andando avanti abbiamo sofferto un po’ la pressione ed abbiamo faticato a cambiare passo”.

Accelerazione che, invece, è arrivata in un finale strepitoso: 3 vittorie nelle ultime cinque partite vi hanno consentito di agguantare la salvezza diretta, cos’è scattato nella squadra?
“Siamo arrivati ad un punto in cui eravamo obbligati a vincere e, probabilmente, questa consapevolezza ci ha portato non solo a vincere le partite, ma a dominarle. Abbiamo dato una bella prova di maturità nel finale, grazie anche ai giovani che hanno dato respiro ai più affaticati e a Pivato, riuscendo a raccogliere oltremodo quello che avevamo lasciato per strada in precedenza”.

Vedendo le ultime giornate c’è un po’ di rammarico per non aver cambiato marcia prima?
“Alla fine siamo arrivati a cinque punti dalla zona playoff e sarebbero bastate le tre vittorie nelle prime uscite del ritorno per arrivare lì. Credo che fosse quello che avremmo meritato come squadra e sarà sicuramente l’obiettivo dell’anno prossimo. Con l’esperienza di quest’annata vogliamo riuscire a restare vicini alle prime cinque posizioni perché, secondo me, siamo più forti di tante altre squadre di questa categoria. Quando si cerca di giocare bene e si ha a disposizione tutta la rosa per tutto il campionato si può sicuramente ambire a fare qualcosa in più”.

In cosa può migliorare questa squadra in vista del prossimo anno?
“Senza ombra di dubbio dobbiamo imparare a capire i momenti della partita, capire gli errori fatti e essere bravi a limitarli. Vorrei riuscire a fare un campionato più tranquillo dove si possano sperimentare moduli nuovi e inserire qualche giovane, che non si può lanciare negli scontri decisivi per la stagione”.

Dove dobbiamo aspettarci di vedervi nel prossimo campionato?
“Ho una squadra che può tranquillamente restare a metà classifica e puntare ad un posto ai playoff se tutto dovesse andare bene. Non abbiamo l’ambizione di vincere i campionati, ma noi vogliamo portare avanti i nostri progetti e riuscire a far crescere qualche giovane”.

Andrea Vincenzi

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