Preoccupa la situazione in casa Pallacanestro Varese e non potrebbe essere altrimenti. Lo strappo con coach Matt Brase, consumatosi definitivamente negli ultimi due giorni ma che in realtà, ha origini ben più lontane, è l’ultimo di una serie di addii che stanno scuotendo terribilmente l’estate biancorossa.

Al 19 luglio il rischio, ormai praticamente certo, di ritrovarsi senza l’head coach, con ancora tutto il pacchetto stranieri da comporre, mette i biancorossi in un‘ oggettiva situazione di difficoltà. L’addio di Brase, infatti, sarebbe l’ennesima perdita di un pilastro del nuovo corso biancorosso che lo scorso anno era stato capace di stupire tutti in Italia, Europa ed oltre oceano.

Un addio tanto lungo quanto silente, iniziato ben prima della scadenza dell’escape per una franchigia NBA, valida fino al 30 giugno scorso. La verità, come vi abbiamo raccontato anche ieri sera, martedì 18 luglio, e nelle settimane passate, è che Brase ha inseguito il sogno NBA, giustamente, fino all’ultimo ed ha perpetrato in questo anche ben dopo la scadenza dell’escape, non sentendo più feeling con il mondo Pallacanestro Varese, rimasto scottato, tanto, dagli addii di Arcieri, per lui figura di riferimento in campo e furoi, di Galbiati, con cui aveva costruito un rapporto oltre il professionale e dal caso penalizzazione, mai pienamente compreso, figlio di una concezione americana nella quale, casistiche del genere, se ne vedono davvero poche.

Un atteggiamento molto distaccato, sfociato nella volontà di non sedersi più su quella panchina che invece, solo pochi mesi fa, pareva essere fatta apposta per lui. Lui che nelle ultime uscite in Summer League di Phialdelphia, si è seduto sulla panchina dei 76Sixers, ufficialmente in sostituzione di un assistente di Nick Nurse, ma la realtà racconta ben altro. Racconta di quell’offerta tanto attesa di Philadelphia che sarebbe pervenuta e che Brase avrebbe preso e spinto per avere senza se e senza ma.

E’ chiaro che in caso di separazione ad oggi, con Brase sotto contratto, Varese farebbe valere le sue ragioni legali, con una penale a carico del coach o un buyout in favore dei biancorossi, ma la sostanza poco cambia, perchè la ricerca di un coach, al 19 luglio, con mezza squadra fatta e tutto il parco stranieri ancora da costruire, a maggior ragione questo allenatore fosse straniero, sarebbe davvero prova ardua. E se separazione non fosse? Forse sarebbe anche peggio, vista la poca volontà del coach di rimanere in biancorosso.

Insomma, un momento davvero complicato per Varese, che intanto, con l’addio di Brase, vede allontanarsi ancor di più il rinnovo di Brown, per il quale la risposta dovrebbe arrivare in giornata da indicazioni su data di scadenza il 20 luglio ma dubitiamo che con questo scossone ciò possa avvenire.

Inoltre, questa continua turbolenza in casa biancorossa rischia di creare un’immagine anche all’esterno poco serena per giocatori, agenti e agenzie che devono accettare e credere in un progetto che è molto vicino a perdere un altro dei suoi tasselli fondamentali.

Alessandro Burin

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