Sicuramente alcuni di voi avranno visto il film: “L’importanza di chiamarsi Ernest“, pellicola che riprende la nota commedia teatrale di Oscar Wilde e che ben si potrebbe accostare non per la trama ma quantomeno nel titolo, alla Pallacanestro Varese, declinandola ne “L’importanza di chiamarsi Brown“.

Sì perchè se l’hanno scorso Markel è risultato essere un vero e proprio fattore per la squadra biancorossa, quest’anno la storia sembra potersi ripetere con l’arrivo di un altro Brown, Gabe, pur parlando di ruoli e status di partenza, differenti.

Se Hanlan e Cauley-Stein infatti, sulla carta, rappresentano due certezze, il prodotto di Michigan State University tutti si augurano possa rivelarsi la più bella sorpresa di questa stagione ai piedi del Sacro Monte.

I primi passi nel mondo varesino vanno in questo senso: Brown ha stupito per fisicità e struttura, un 4 molto alto, dotato di grande esplosività e atletismo, caratteristiche che in un gioco fatto di ritmi alti, velocità e molta corsa, possono metterlo nella posizione di vero equilibratore della squadra.

Del resto non è una novità che la posizione di ala grande ricopra un ruolo fondamentale nello scacchiere tattico della nuova OJM. È stato così fin dall’arrivo di Reyes a metà stagione un paio di anni fa, lo è stato ancor di più lo scorso anno quando quel ruolo lo è andato a ricoprire Johnson, portando struttura e peso nella lotta a rimbalzo, soprattutto in difesa ma anche grande versatilità e imprevedibilità, per un 4, in attacco.

Brown è chiaramente un giocatore diverso da Johnson, ma non per questo meno efficace nel ruolo: lo si può inquadrare, come poi confermato sul nostro sito anche dallo stesso Responsabile Scouting biancorosso Matteo Jemoli, come la giusta via di mezzo tra JJ e Reyes, più simile a quest’ultimo, soprattutto per quanto riguarda quell’apertura di braccia veramente ampia, caratteristica ricercata, che gli possa permettere di occupare tanto spazio in difesa, peculiarità centrale nel sistema tattico della nuova OJM ma soprattutto una struttura che gli permetta di difendere sui 4 e 5 avversari senza grossi problemi, così come su eventuali 3 molto atletici.

Brown non è solo un grandissimo penetratore ma anche un pericolosissimo tiratore da tre punti, come dimostra l’ultima stagione giocata con i Raptors 905 Missisauga in G-League, chiusa con il 41% dall’arco. Qualità che permetteranno a Varese di svariare nelle soluzioni offensive e soprattutto di tenere sempre in tensione costante, senza dare punti di riferimento, le difese avversarie, perché se è vero che praticamente mai vedremo giocare Brown in post basso, è altrettanto vero che inquadrare il suo raggio d’azione nella metà campo offensiva sarà un lavoro estremamente complicato per chi dovrà cercare di arginarlo.

E’ chiaro che comunque, per poter incidere, presumibilmente GB avrà bisogno di un normale periodo di ambientamento ad un basket ed un mondo completamente lontano e differente da quello finora conosciuto, ma il fatto di essere inserito in un contesto di gioco assolutamente molto più americano che europeo non può che aagevolarlo in questo e velocizzarne poi la capacità di incidere in maniera determinante in campo.

Alessandro Burin

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