È ufficialmente terminato il precampionato della Cimberio dopo il test contro Casale di ieri sera.
Bilancio? Difficile effettivamente tirare una somma completa e veritiera della stagione che sarà.
Quella biancorossa, infatti, è stata una preseason piuttosto tormentata, a cominciare dagli infortuni. Alcuni elementi preziosi come l’oro, De Nicolao ed Ere (che stasera sarà ospite con Sakota per il terzo ed ultimo appuntamento de “Il tuo Campione nel Rione” all’oratorio di Bobbiate) su tutti, ma anche parzialmente Scekic e Coleman, sono stati bloccati dai rispettivi problemi che ne hanno rallentato la preparazione. Il play italiano classe ’91, ad esempio, anche ieri è stato schierato solo pochi minuti per non rischiare inutilmente di peggiorare un fastidio al ginocchio accusato la sera prima; così come il lungo serbo, tenuto in panchina per l’intero match. In netta ripresa, invece, il capitano Ere, ma ancora lontano dal suo 100%.
Queste defezioni “dannose” per i singoli, hanno causato non pochi problemi all’intero gruppo; ciò ha infatti impedito a Fabrizio Frates di disporre interamente del roster e di conseguenza di prepararsi totalmente ed adeguatamente.
Oltre alle questioni puramente “fisiche”, vi sono degli aspetti sui quali lo staff biancorosso dovrà agire il prima possibile; nel corso delle amichevoli, infatti, tante, troppe, sono state le amnesie messe in mostra dai giocatori. Il tecnico milanese dovrà dunque fare un bel lavoro per migliorare non solo la continuità, ma anche la capacità di concentrazione dei suoi ragazzi, aspetto che ieri sera lo ha fatto letteralmente infuriare.
Di lavoro ce n’è ancora da fare, ma è assolutamente vietato dubitare; il calore dei tifosi di Varese dovrà essere la spinta in più di una squadra che, sebbene stia incontrando qualche difficoltà, ha le capacità per fare bene. Lo scorso anno la preseason terminò con undici successi in altrettante partite, ma a conti fatti, al termine della stagione, non si raggiunse nemmeno la finale playoff.
Se è vero che perdere aiuta a migliorare, allora, noi siamo sulla buona strada.

Marco Gandini
(foto di Alan Sardella