L’inatteso ko contro la Tritium ha posto l’inevitabile questione: la Varesina è sempre la solita squadra? Da una parte le Fenici stanno impressionando per l’enorme mole di gioco proposto e la qualità degli interpreti, dall’altra si sono già registrati due (e mezzo) cali di concentrazione che hanno fatto perdere punti preziosi ai rossoblù. Intendiamoci: il terzo posto a 13 punti (a -4 dalla capolista Arconatese) per di più con l’attacco più prolifico del girone (18 gol fatti) rappresenta senz’altro un inizio super positivo, ma la sensazione costante è che questa squadra possa dare ancora (molto) di più.

Ne è consapevole e convinto Maurizio Cosentino. Il difensore classe ’99 ha il DNA del leader e si è subito fatto carico del reparto e della squadra ponendosi come punto di congiunzione tra l’esperienza dei senatori e la freschezza dei più giovani. Dopo lo spaventoso scontro con Compagnoni nel derby di Castellanza, Cosentino ha saltato la sfida di Villa D’Almè (8’ di blackout sono costati il match) per poi tornare a guidare la difesa nelle preziosissime vittorie di Casatenovo e sulla Virtus CiseranoBergamo. Poi il passo falso di Trezzo, ed è proprio qui che parte la sua analisi: “Non abbiamo approcciato bene la partita, questo è indubbio, e ci è mancata la lucidità in troppe situazioni. Di solito siamo noi ad attaccare, e trovarci in svantaggio a inizio partita per la prima volta in stagione ci ha destabilizzato. Nello spogliatoio il mister ha parlato, abbiamo riordinato le idee, ma il 2-0 a inizio ripresa ci ha tagliato le gambe. Nel complesso, comunque, nel secondo tempo abbiamo disputato un’ottima partita senza più rischiare nulla, ma non è purtroppo bastato per la rimonta; sicuramente abbiamo fatto un passo indietro, ma la settimana di lavoro ci ha aiutato e adesso siamo pronti ad una nuova sfida”.

L’anno scorso hai vissuto altre esperienze ma, raffrontando il momento con quanto successo sul finire della passata stagione, questo passo falso va preso come un campanello d’allarme?
“Direi proprio di no. Ho parlato con il mister, con il direttore e con chi era qui l’anno scorso: tutti hanno confermato che, una volta conquistata matematicamente la salvezza, ci si è rilassati troppo finendo in un vortice di risultati negativi. Quest’anno siamo ancora all’inizio, abbiamo perso la terza partita in sette giorni dopo averne vinte due complicatissime, oltretutto con una squadra giovane che può e deve ancora maturare. Dopo un primo tempo oggettivamente brutto la reazione c’è stata, per cui non parlerei di campanello d’allarme: starà però a noi dimostrarlo”.

Nel complesso, però, l’inizio di stagione è più che positivo.
“Sì, anche se poteva essere ben più soddisfacente. Se guardo ai miei compagni vedo solo immensa qualità e dedizione, dal più giovane al più anziano, e dispiace aver già buttato via alcuni punti. Mi aspettavo delle difficoltà all’inizio magari per un discorso di ambientamento, visto che la squadra è nuova, ma in realtà è subito nata una bella alchimia, stiamo bene insieme e c’è tanta voglia di fare ancor meglio”.

Inizio di stagione che ha praticamente toccato subito un apice importante: che emozione è stata vincere il derby con il Varese segnando al debutto?
“È stato fantastico. Già nei giorni prima iniziavamo a sentire la partita e anche la società ci teneva moltissimo a portare a casa la vittoria. Segnare è stata per me un’enorme soddisfazione, ma l’essenziale era passare il turno e l’abbiamo fatto. Anche in Coppa vogliamo andare avanti”.

Mercoledì prossimo affronterete la Castellanzese ai trentaduesimi di Coppa Italia. A proposito di Castellanza, cosa ricordi di quello scontro?
“Buio totale: sono saltato e mi sono svegliato in ospedale, forse ho solo qualche vaghissimo ricordo dell’ambulanza. Ho passato un paio di giorni bello stordito, ma sono tornato in fretta al campo per riprendere il lavoro in palestra: anche i medici della squadra mi hanno visitato e la domenica successiva ero già in panchina, anche se non sono entrato. Ora sto bene, anzi, benissimo: la ferita si è rimarginata al meglio dopo 8 punti di sutura e giocare con il caschetto protettivo non mi dà fastidio”.

Carattere sanguigno, vieni dal Sud: ti piacerebbe un domani tornare a giocare in una squadra del Sud?
“Il primo anno da under in Serie D l’ho passato al Picerno: senza dubbio al Sud si vive il calcio in maniera più sentita, ma dopo la parentesi di Ascoli sono venuto qui al Nord e mi sto trovando davvero bene. Non so cosa mi riserverà il futuro, spero anzi di restare qui a lungo, ma al momento non ho intenzione di tornare al Sud”.

Puoi già essere considerato un veterano della categoria: cosa ti hanno lasciato le precedenti esperienze?
“Caronno è casa mia. All’epoca parlavo spesso con il direttore Ferrara che era al Pisa, ma poi lui è andato alla Caronnese e mi ha convinto a sposare il progetto: ho vissuto tre anni splendidi, ci ho lasciato un pezzettino del mio cuore e mi sento quasi ogni giorno con i vari Corno, Putzolu e Vernocchi. A Legnano ho invece vissuto una parentesi negativa, ho avuto difficoltà fin da subito e il passaggio al Sant’Angelo è stata una naturale conseguenza: là ho trovato persone fantastiche e la vittoria ai playout è stata forse l’emozione più forte della mia vita calcistica. Ogni esperienza, nel bene o nel male, ha contribuito a forgiarmi soprattutto da un punto di vista mentale e spero ora di riuscire a trasmettere qualcosa ai miei compagni”.

A proposito di questo, perché hai accettato la Varesina e che contributo ritieni di poter dare alla causa?
“Fin dal primo confronto con il direttore mi sono subito sentito partecipe di questo progetto. Ho trovato una società serissima, com’è raro trovarne al giorno d’oggi, che ha tutte le carte in regola per fare bene. Essendo molto empatico non ho avuto dubbi nell’accettare e, ad oggi, non ho ancora trovato una singola cosa negativa. Per questo voglio ripagare la società in campo. Ritengo, senza presunzione, di avere una bella cazzimma che voglio trasmettere ad un gruppo che, se consapevole, potrà fare davvero bene”.

La società sta crescendo e, gradualmente, si è prefissata obiettivi importanti. Ti senti pronto ad un salto nel professionismo?
“A prescindere da tutto io sono e sarò sempre pronto a dare il mio contributo. Se dovessimo chiedere a tutte le avversarie il proprio obiettivo, sfido chiunque a non voler vincere per andare in Serie C. Noi faremo del nostro meglio, consapevoli delle difficoltà, consapevoli che ci sono società che hanno investito tantissimo, ma consapevoli anche di come il campionato sia ancora lunghissimo. Non vedo corazzate pronte ad ammazzare il campionato, ma tante squadre sono davvero ben strutturate: credo che sarà una bella lotta fino alla fine”.

E la Folgore Caratese che squadra è?
“Una delle più forti. So che hanno avuto qualche problemino e non hanno iniziato al meglio delle proprie possibilità, ma proprio per questo non dobbiamo farci influenzare. Vernocchi? Ci stiamo sentendo, ma in questa settimana, e domenica sarà uguale, dobbiamo essere egoisti: io penso alla Varesina, lui alla Folgore. Poi a fine partita di nuovo amici come prima”.

Chiudiamo con la più scontata delle domande: qual è il tuo obiettivo per quest’anno?
“Il sogno è di arrivare davanti a tutti, ma so che sarà difficilissimo. L’anno scorso ho comunque provato un’emozione indescrivibile raggiungendo un traguardo minimo come la salvezza ai playout, ma per noi del Sant’Angelo è stato come vincere il campionato. Per cui rispondo semplicemente dicendo che il mio obiettivo quest’anno è quello di emozionarmi: voglio provare emozioni forti con la maglia della Varesina”.

Matteo Carraro

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