Termina con una sconfitta per 102-88 la trasferta in laguna della Pallacanestro Varese contro l’Umana Reyer Venezia. Andiamo a vedere i voti di serata in casa biancorossa.

Shahid 5.5: Manda segnali di vita, soprattutto nel primo impatto con il match, trovando bene il modo di attaccare centralmente la difesa di Venezia, prima contro De Nicolao e poi contro Brown Jr. In una serata però, dove la fisicità orogranata segna in maniera indelebile il corso del match, fatica in difesa e non riesce a trovare grandi spunti offensivi con il passare dei minuti, anche se si fa trovare reattivo nella ricezione piedi per terra da oltre l’arco, dove chiude con 2/3 e pulito in impostazione, con 2 assist e nessuna palla persa.
Cauley-Stein 5: WCS? No, NCS! Ovvero Non Ci Siamo. Inizia con due falli in un minuto emmezzo, obbligando Bialaszewski ad andare con il quintetto “piccolo” fin da inizio partita e con Venezia che domina nel pitturato, come i 35 punti segnati nel primo periodo dimostrano. Soffre tantissimo la fisicità di Tessitori e Brooks sotto le plance e nel momento migliore della OJM sbaglia facili appoggi al ferro, gettando al vento punti preziosi. In generale, non si dimostra ancora una volta quella colonna portante in grado di dare solidità a Varese in area, soprattutto in difesa.
Woldetensae 5.5: Anche per lui un buon approccio alla partita: intenso, concreto al tiro, bravo nel riuscire ad attaccare la difesa veneziana anche in penetrazione al ferro. Soffre però tantissimo in difesa dove, quando non è costretto a giocare in continui miss match contro Wiltjer che domina spalle a canestro, fatica tantissimo a contenere la verve e l’atletismo di Tucker e Brown Jr. Anche lui viene trascinato dal parzialone con cui Venezia vince la partita.
Moretti 7.5: Ancora una volta il migliore di Varese, ancora una volta dimostra di essere giocatore sopra il livello dell’attuale OJM, ancora una volta, però, non basta il suo apporto per poter conquistare una vittoria. 21 punti, con 5/7 da tre, pericolo costante, l’unico, per la difesa orogranata, bravo anche in fase di gestione di palla a creare vantaggi per i compagni. Insomma, l’anima di una Varese che per qualche minuto ha anche pensato di fare il colpaccio grazie alla sue giocate. Braveheart.

Librizzi 5: Soffre tantissimo la fisicità degli esterni dell’Umana Reyer. A fine partita trova anche qualche buona giocata a livello di playmaking ma ormai il match è andato. In un assetto difensivo che non punta mai su alcun raddoppio, perde quell’efficacia di scassinatore che ha nel suo bagaglio, finendo per giocare uno contro uno in costante miss match.
Virginio n.g.: Solo due minuti in campo per lui. Spiegateci se questo può essere il primo cambio del 4 di Varese. Una situazione che prima ancora che fare male alla squadra fa male alla crescita del ragazzo.
Hanlan 6.5: Inizia in sordina, fatica ad entrare in gas, decide di dedicarsi di più alla fase di regia ma con scarsi risultati, anche perchè, lo ripetiamo, non è il suo ruolo. Con il passare dei minuti, però, sospinto dalla classe che lo contraddistingue, sale di tono, trova canestri pesanti e difficili, guida la rimonta che porta fino al -3 e poi si scioglie con il resto della truppa. In difesa la serata è complicata, troppa, infatti, la fisicità degli esterni veneziani da contenere.
McDermott 4.5: Non ingannino le cifre finali, arricchite a match ormai bello che andato. Vive una serata assolutamente negativa, soffre tantissimo l’accoppiamento difensivo con Wiltjer e con Brooks. In attacco cerca qualche sporadica corsa al ferro che non produce risultati, fuori da un contesto di gioco nel quale fatica a prendersi quei tiri piedi per terra di cui necessiterebbe per essere davvero efficace.
Brown 5: Serata complicata per Gabe che deve combattere sotto le plance contro Tessitori e Brooks nel quintetto “piccolo” che per tanti minuti Bialaszewski mette sul parquet, anche a causa della situazione falli di Cauley-Stein. Soffre l’impatto fisico del match, non riuscendo mai concretamente a calarsi in una partita che per caratteristiche è davvero lontana dal suo modo di giocare, non avendo mai la possibilità di correre in campo aperto.

Alessandro Burin

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