Giornata di presentazioni in casa Pallacanestro Varese, con la società biancorossa che dà il benvenuto ufficiale alla nuova coppia di dirigenti dal grande passato NBA, composta da Zach Sogolow e Maksim Horowitz.

Sogolow avrà il ruolo di General Manager of Basketball Operations, molto più concentrato ed operativo sul lato campo, mercato, gestione della squadra (non dimentichiamoci il “caso” Cauley-Stein quest’estate, gestito e risolto direttamente da lui), mentre Horowitz sarà General Manager of Basketball Strategy, più incentrato sulla gestione delle analytics.

Un grande passato NBA per entrambi, dicevamo, con Sogolow che ha lavorato dal 2014 al 2017 negli uffici della NBA come Coordinatore delle Basketball Operations per poi passare, fino a quest’estate, ai Philadelphia 76ers con il ruolo di Direttore delle Basketball Operations societarie.

Horowitz, invece, ha lavorato per due anni per gli uffici NBA come Basketball Strategy Analyst, per poi ricoprire il ruolo di Director of Basketball Strategy & Analytics agli Atlanta Hawks.

Ruoli e mansioni apparentemente differenti ma che in realtà vedono i due nuovi dirigenti biancorossi uniti in un lavoro in team basato in maniera costante sulla collaborazione e condivisione d’informazioni.

“Al di là di quello che sarà il nostro specifico lavoro qui, ci tengo a dire che io e Maksim ci conoscevano già dai tempi NBA ed abbiamo sempre avuto una costante comunicazione per quanto riguarda il rapporto tra l’area sportiva e quella business in generale – esordisce Sogolow -. Abbiamo una visione comune al di fuori della NBA, ovvero la pallacanestro giocata nel resto del mondo e questo ci unisce molto. Guardando più nello specifico, invece, mi occuperò molto di mantenere i rapporti con lo staff tecnico e con i giocatori, per cercare di portare la visione che Luis ha iniziato ad avere qui dallo scorso anno facendola crescere, collaborando con tutti i membri dello staff. Vogliamo essere attrattivi per i tifosi ma anche per gli agenti ed i giocatori quando poi operiamo sul mercato”.

“Quello che vogliamo fare a livello di pallacanestro qui è cercare di costruire una chiara identità legata alla nostra squadra nel modo di giocare, utilizzando tecniche e tecnologie che abbiamo a disposizione, collaborando con il resto dello staff – replica Horowitz -. Dal punto di vista del business, cerchiamo di dare ai nostri tifosi una nuova visione della pallacanestro che si fa a Varese, cerchiamo di sfruttare il nostro palazzetto ed il Campus e portare questo modello ad una nuova visione, cercando d’innovare”.

La scelta di lasciare l’NBA per venire a Varese

Sogolow: “L’opportunità di lavorare con Luis, l’attrattività di questa sfida in un posto ottimale sia a livello sportivo che umano mi ha spinto a venire qui. A Varese c’è una visione specifica di quello che si deve fare, una visione differente, un modo nuovo di approcciarsi ai giocatori. C’è una grandissima passione per la pallacanestro, vogliamo portare avanti un’idea di pallacanestro completamente innovativa e diversa da tutto quello che abbiamo visto finora, cambiando la visione della pallacanestro europea. Inoltre, per me a livello familiare, è bellissimo poter offrire una nuova avventura ai miei tre figli in un contesto ideale per crescere come Varese. Vedo l’attaccamento del pubblico alla squadra, l’attenzione che abbiamo internamente tutti per aiutarci, per risolvere giorno per giorno i problemi che si palesano e questi sono passi fondamentali per crescere”.

Horowitz: “Le mie ragioni non sono molto differenti da quelle di Zach. Anche prima di poter cominciare a lavorare qui, quello che Luis stava facendo era conosciuto, si parla molto del modello Varese. Quando mi è stata proposto di lavorare qui ho accettato molto volentieri. Vogliamo costruire una società di alto livello in Europa. La città è bellissima, i tifosi sono caldissimi”.

L’approccio alla basket europeo e l’imprinting che vogliono dare al club

Horowitz: “Qui non è tutto applicabile quello che abbiamo visto in NBA. Il livello nell’area business e sportiva in NBA è più alto, ci sono risorse inimmaginabili. Quello che vogliamo fare, però, è capire se effettivamente possiamo applicare tante delle idee che abbiamo in mente, in base a leggi e regole che ci sono. Abbiamo delle idee e dobbiamo vedere se è tutto applicabile”.

Sogolow: “Ciò che vogliamo provare a fare qui è cercare d’investire molto sulle risorse umane, su tutte le persone che lavorano in società, persone che dedicano molto a Pallacanestro Varese, cercando di portare le nostre proposte dal mondo NBA per continuare a crescere. La stessa cosa vale per i giocatori, alcuni di loro li conoscevamo già come McDermott e Brown: cerchiamo di utilizzare  metodi di lavoro NBA per farli crescere e in due anni portarli ad un livello che, in una realtà differente, avrebbero raggiunto in 4-5 anni”.

Sogolow e il suo ruolo nel mercato

“Sia io che Maksim abbiamo lavorato con Luis, con Matteo Jemoli, con Luca Cappelletti, ma questa stagione è la prima per noi ed abbiamo iniziato tardi a lavorare. In futuro però, lavoreremo d’insieme nello stesso gruppo per scegliere i giocatori, portando le conoscenze che abbiamo in America a livello di giocatori, agenti ed agenzie”.

Cos’è già stato esportato dall’NBA a Varese

Horowitz: “Sicuramente l’elaborazione di dati e l’uso di statistiche. C’era già un’impronta dallo scorso anno e la stiamo implementando. Questo vale per i giocatori, per il settore giovanile, per la gestione di partite ed allenamenti. Tutto questo è poi applicabile al resto della gestione societaria, dal marketing alla gestione della comunicazione, dei social, al ticketing”.

Sogolow: “Dal punto di vista gestionale, quello che farò e che sto incominciando a fare è lavorare sulla gestione operativa, come strutturare il lavoro tenendo sottocontrollo i costi, questo può dare maggiori risorse alla società per operare in vari settori. Dal punto di vista sportivo, vedo molto utile saper gestire i momenti in cui andare a contattare determinate figure, ovvero giocatori e agenti, ma soprattutto avere contatti con tante persone che lavorano in NBA per avere informazioni sui giocatori non solo per la loro vita in campo ma anche per quello che c’è al di fuori”.

Integrare questa cultura cestistica in un basket che vive di presente e di risultati

Sogolow: “Noi crediamo in questa visione, nella visione e nei giocatori e nel nostro staff. E’ vero che si valuta molto quello succede giorno per giorno, però alla fine ciò che non si può negare sono i numeri, quelli non mentono. Noi alla fine dell’anno giocheremo 30 partite e tutto quello che si può valutare gara dopo gara è un segnale a come si può intervenire per arrivare ad un risultato migliore e questo lo stiamo già vedendo. Nelle prime partite non siamo andati nella direzione che volevamo, al di là del risultato, però stiamo vedendo che questi dati stanno migliorando”.

Horowitz: “Siamo focalizzati sul processo non sulla singola situazione di risultato. Abbiamo una costante comunicazione con tutti quelli che lavorano in società, abbiamo tantissimi dati da analizzare e più si gioca e ci si allena, più aumentano questi dati ed a livello statistico questo fa sì che le decisoni da prendere siano più semplici perchè il campione si amplia ed i riscontri sono più precisi. All’inizio non ci sono stati i risultati che ci aspettavamo ma vediamo che il trend è quello giusto. Abbiamo una fiducia illimitata verso l’utilizzo di queste tecnologie che sicuramente porteranno risultati”.

Il loro ruolo nell’acquisto di Cauley-Stein

Sogolow: “Lui ha parlato con molte persone in questa società prima di arrivare: noi due, Luis, il coach. Ha spiegato in conferenza i motivi della sua scelta, io penso che la nostra esperienza in NBA ci abbia dato credito in questa operazione e ce ne dia quando andiamo a parlare con agenti e giocatori, come per Brown e McDermott. Io penso che sia molto importante per un giocatore, soprattutto per lui che ha girato molte squadre, essere sicuro che venendo a Varese avrebbe trovato una società attenta e competente, in una città che vive di pallacanestro, con persone pronte a stare vicino alla squadra. Sono caratteristiche molto importanti per i giocatori”.

Alessandro Burin

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