V.V.V.V. Vincenzo (nome). Vitale (cognome). Varesina (squadra). Vincere (obiettivo). Quattro “V” che descrivono l’essenza dell’attaccante palermitano classe ’00, giunto a Venegono Superiore con la voglia, la fame e l’ambizione di lasciare il segno.

Dopo le tre giornate di squalifica lasciate in eredità dalla scorsa stagione, il suo impatto  con la maglia delle Fenici non è certo passato inosservato: tre gol e un assist in tre partite nel trittico di vittorie contro Real Calepina, Casatese e Virtus CiseranoBergamo. Poi un lieve “appannamento” (dal punto di vista realizzativo, non certo della prestazione), per poi tornare protagonista assoluto nel match di domenica valso la vittoria per 3-2 sul Desenzano: gol e doppio assist nell’apoteosi del Varesina Stadium.

Sicuramente è stata una delle mie migliori partite fin qui commenta con estrema umiltà Vitalema una stagione non si giudica certo alla 12^ giornata. Il cammino è ancora lungo e dobbiamo restare concentrati. La vittoria sul Desenzano deve comunque dare fiducia: sapevamo di affrontare una squadra forte e mentalmente la gara si è preparata da sola, poi in campo è andato tutto per il meglio. È bello trovare squadre che giocano senza paura e, sfruttando gli spazi concessi e creati, abbiamo potuto esprimere il nostro miglior calcio soprattutto nel primo tempo”.

Adesso sia apre per voi un bel tour de force: Crema in campionato, Arconatese in Coppa Italia e Club Milano a chiudere il trittico. Poi, nelle due settimane successive, Caldiero e Legnano. Come si affronta questa full immersion?
“Permettimi di dire che il tour de force per noi non è mai finito perché ci stiamo quasi prendendo gusto a giocare ogni tre giorni. Di sicuro c’è un pizzico di stanchezza, fisica e mentale, ma continuare il cammino in Coppa è stato per noi un ulteriore stimolo e se siamo arrivai a questo punto vuol dire che ce lo siamo meritato. Tornando alla domanda: bisogna affrontare una partita dopo l’altra, con la consapevolezza di poter affrontare e superare ogni difficoltà attraverso l’unione del gruppo e il lavoro quotidiano; non dobbiamo farci condizionare dall’avversario né dal tipo di partita, ma solo pensare alle nostre potenzialità”.

Dando uno sguardo alla Coppa, la sfida con l’Arconatese (attuale capolista, ndr) sarà per voi una sorta di “rivincita” dopo la sconfitta 3-2 in campionato: cosa vi ha insegnato quel match?
“Ci ha confermato il fatto che la Varesina è una squadra che può giocarsela con tutti. Ammetto di non conoscere ancora al meglio il girone, ma fin qui non ho visto avversari in grado di surclassarci e contro l’Arconatese è stata una partita alla pari: loro sono una squadra forte e hanno avuto il merito di portare a casa il successo, ma noi ci abbiamo provato fino alla fine. Mercoledì prossimo mi aspetto la stessa partita, tirata e dinamica, perché nessuna delle due vorrà farsi da parte; come ho già detto, noi vogliamo andare avanti in Coppa”.

Avvio di stagione sicuramente positivo e i complimenti da parte di tutti gli addetti ai lavori lo certificano. Ci sono però stati dei passi falsi: qual è stato il più amaro?
“La sconfitta contro la Tritium, perché è arrivata inaspettatamente dopo un trittico di vittorie ed è stato un ko difficile da digerire. Siamo andati sotto a freddo, contro una squadra ostica che aveva un disperato bisogno di punti a seguito di un periodo complesso e, per quanto ce l’abbiamo messa tutta, non siamo stati in grado di rimetterla in piedi”.

Viceversa, qual è stato il momento in cui vi siete resi conto del vostro valore e di poter lottare per primeggiare?
“Non c’è stato un momento specifico. Guardando da fuori le prime partite ho subito avuto una bella impressione in merito alle potenzialità di questa squadra, aspetto che avevo già ravvisato anche in allenamento. Poi ho iniziato a giocare e ho avuto solo una conferma di quelle che erano le mie sensazioni: siamo una squadra forte e ben attrezzata in ogni reparto, il nostro unico difetto può esser dato da eventuali cali di concentrazione. La mia squalifica? Nella penultima partita di campionato con il Sant’Agata ci stavamo giocando l’accesso ai playoff ed eravamo allo scontro diretto con il Lamezia: è stata una partita un po’ nervosa, vincevamo 3-1 e alla fine abbiamo perso 4-3, e una mia protesta non è piaciuta all’arbitro (sorride, ndr). Diciamo che a mio giudizio le quattro giornate di squalifica sono state eccessive, ma è un episodio che fa parte del passato”.

Parliamo un po’ di te: che ci fai a Venegono Superiore?
“Dopo la buona stagione disputata l’anno scorso nella mia Sicilia speravo di poter fare il salto nel professionismo. Così non è stato, ma giocare almeno in Serie C resta il mio obiettivo e qui al Nord ritengo di poter avere più visibilità: voglio ripetere quanto di buono fatto al Sant’Agata e cimentarmi in un calcio diverso e per me nuovo. La scelta della Varesina è nata in maniera spontanea: mi sono subito sentito importante all’interno di questo progetto, la società mi ha voluto fortemente e, una volta viste le strutture e l’organizzazione, non ho avuto dubbi. Ad oggi sto solo trovando nuove conferme perché è nata subito l’intesa giusta con mister e compagni, mi sono adattato in fretta al nuovo ruolo e sono entusiasta di poter dare il mio contributo a questo progetto. Il cambio di ruolo? In Sicilia giocavo come mezza punta in un 3-4-2-1; nel 4-2-3-1 gioco largo a destra e ho qualche diagonale difensiva in più da fare, ma ho un buon maestro dalla parte opposta del campo (ride, ndr) perché Gasparri, alla sua età, fa davvero impressione per lì equilibrio tattico che ha. Non gli manca nulla”.

Hai parlato di calcio “nuovo” per te: che differenze ci sono tra Sud e Nord?
“Posto che sono curioso di scoprire anche le altre squadre del campionato, rispetto al girone dello scorso anno posso dire che qui al Nord c’è un gioco più pulito. I campi al Sud sono più “sporchi”: là si gioca soprattutto con l’obiettivo di imporsi a livello caratteriale, qui invece ci sono tante squadre che giocano a viso aperto e, spesso, anche per merito nostro, va detto, le partite sono davvero belle”.

La tua famiglia come ha preso la decisione di trasferirti al Nord?
“Sono stati tutti contenti. Mi hanno sempre dato tanti consigli, ma mai messo paletti: nel momento in cui hanno capito che l’idea di giocare alla Varesina mi rendeva felice mi hanno dato tutto il loro supporto:per me questa è un’occasione importante e non voglio sprecarla”.

Campo a parte, come ti stai trovando?
“Alla grande, dico davvero. Ho incontrato persone che avevo bisogno di trovare a livello umano. In passato mi è capitato troppo spesso di “non fare calcio” e avevo bisogno di un ambiente sano che mi potesse far rendere al meglio: qui tutti ti parlano con sincerità, il dialogo è sempre costruttivo e crescere insieme è l’unica volontà”.

L’obiettivo di andare in Serie C passa da questa stagione: quali sono le tue aspettative?
“In generale almeno di ripetere la stagione passata a livello di numeri: i 12 gol credo siano alla portata, ma non vanno dati per scontati. La doppia cifra, comunque, non è un paletto perché ciò che più mi importa è fare bene e dimostrare di essere un giocatore importante per questa categoria. Come ho detto, ragioniamo partita per partita: domenica a Crema sarà battaglia e dovremo scendere in campo concentrati e determinati come sempre perché in questo girone appena mostri il fianco vieni azzannato. Vogliamo confermarci per poi pensare alle prossime partite”.

Matteo Carraro
Foto Enrico Scaringi

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