Nel sorriso di Elisa Sessa c’è tutto quello che il Varese ha messo in campo domenica alle Bustecche per ottenere una grandissima e importantissima vittoria per 2-1 contro il Casalmartino: entusiasmo e passione, ma anche rabbia e determinazione nel voler dare una svolta ad un periodo nero. È il sorriso di chi si trova in un gruppo speciale, di chi ama il proprio ruolo e di chi sa che la stagione non è ancora finita. Anzi.

Padrona della mediana, la classe ’00 viene descritta con un paragone non certo casuale seppur decisamente importante: centrocampista alla Pirlo. “Ci provo – ride Sessa – ma dubito fortemente di essere a quel livello. Se non altro, ritengo di avere ottime qualità tecniche di possesso palla e buona visione di gioco: non amo buttar via palloni e preferisco giocare con calma perché prima o poi il movimento giusto da parte delle mie compagne arriva”.

Andiamo subito a domenica: che partita è stata?
“Una sfida di grande determinazione, rabbia e cattiveria agonistica; aspetti che forse fin qui avevamo dimostrato troppo poco. Non abbiamo mollato un centimetro, siamo andate su ogni pallone come se da quello dipendesse la nostra vita e l’inferiorità numerica non ci ha condizionate, riuscendo oltretutto a segnare in 10vs11. Il tutto, tra l’altro, contro una squadra che resta seconda in classifica, il che dà valore alla nostra prestazione e dimostra la possibilità di giocarcela alla pari con tutte”.

Paradossalmente una prestazione del genere aumenta i rimpianti per quanto successo nelle partite precedenti?
“Assolutamente sì perché ci siamo rese conto di non aver dato tutto ciò che potevamo dare. Ci siamo sedute, abbiamo parlato tra di noi per capire quale fosse il problema: individuarlo è stato semplice, ed è ciò di cui si è parlato in queste settimane, da un atteggiamento sbagliato nell’approccio al match ad un poco cinismo. Risolverlo è però più complicato perché in campo subentrano mille fattori, ma siamo sulla buona strada e c’è luce in fondo al tunnel”.

In tal senso, pur dando il giusto peso al livello delle avversarie, quanto è stato importante il successo per 5-0 in Coppa Italia?
“Sicuramente abbiamo affrontato una squadra inferiore rispetto a noi ma, dopo tre sconfitte e un pareggio, fare cinque gol non è mai scontato e trovare una vittoria così netta ci ha sbloccate soprattutto a livello mentale. Il rischio ora? Tornare nello sconforto al primo episodio negativo, come quando pur giocando bene non raccoglievamo i risultati sperati”.

A proposito della Coppa, il passaggio del turno è alla portata: questo trofeo può essere un obiettivo?
“L’obiettivo è il passaggio del turno, e con il Sedriano di mister Cincotta, allenatore bravissimo che ho avuto sia Como che a Lesmo, non sarà semplice, soprattutto perché giocheremo l’8 dicembre qui a Varese in Coppa e il 10 dicembre da loro in campionato. Una volta passato il turno, poi, potenzialmente ci troveremo davanti il Lesmo e lì sarà durissima; prima, però, pensiamo al campionato”.

Domenica prossima giocherete contro il Montorfano, una squadra sulla carta più debole rispetto alle ultime. Questo può essere un’insidia?
“Sì, ma dovremo essere noi brave a non renderla tale. Ad oggi credo che il gruppo abbia ancora la carica della vittoria di domenica e non vogliamo accontentarci e, di conseguenza, scenderemo in campo ancor più determinate. So che anche le mie compagne la pensano così perché l’obiettivo, oltre a dare continuità, è quello di recuperare tutti i punti che abbiamo perso. E domenica ci saranno in ballo i primi tre”.

Venendo a te, invece, da dove nasce la passione per il calcio?
“I miei fratelli Roberto e Andrea hanno sempre giocato e io andavo con i miei genitori a vedere le loro partite, finché a 8 anni mi sono decisa a provare e ho iniziato nella mia Malnate. Chi è più forte? Indubbiamente io (ride, ndr). Dalla Malnatese, comunque, non ho più smesso, passando per il Como 2000 dove ho conosciuto mister Cincotta che mi ha voluta con sé anche a Lesmo: fare un’ora di strada ogni volta era impegnativo, ma per il gruppo che c’era non era assolutamente un peso. Anzi, è stata una bellissima esperienza”.

E poi?
Poi l’ora di strada ha iniziato a pesare con tutti gli altri miei impegni, tra studio e lavoro, e ho dunque optato per Varese dove, tra l’altro, sono venute molte mie compagne. Scelta che comunque non rimpiango affatto perché qui ho trovato un gruppo davvero bello, carismatico e stimolante”.

Studio e lavoro: cosa fai nella vita?
“Faccio l’educatrice in una comunità minorile e spesso lavoro anche la sera, il che mi costringe a volte a saltare qualche allenamento; nel frattempo, dopo la Triennale, mi sto frequentando la Magistrale in Bicocca per avere l’opportunità di fare un salto di carriera e diventare coordinatrice. Cosa mi dà più soddisfazione tra sport e lavoro? Entrambi mi appagano sotto punti di vista diversa: il lavoro a livello umano e professionale, il calcio a livello personale perché mi dà felicità e influenza positivamente tutto il resto”.

Carriera lavorativa già indirizzata: quella sportiva? Qual è l’obiettivo?
“Al momento le mie prospettive sono quelle della società: fare bene, divertirsi e… salire. Il desiderio di cimentarmi in un campionato più alto c’è e sono certa che questo discorso vale sia per le mie compagne sia per la società. Il gruppo è forte e non potrà che migliorare: siamo una squadra tecnica, forse fin troppo,ma  mi sembra di giocare qui da sempre e, affinando la nostra intesa, potremo dire la nostra”.

Matteo Carraro

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui