Chiedi chi era Andrea Cecotti. Nella piccola grande storia bustocca il nome è noto, la vicenda anche, l’eredità calcistica (forse) non altrettanto.

Scomparso all’ospedale di Treviso il 14 novembre del 1987 per le conseguenze di una “trombosi carotidea alla gamba sinistra con un embolo al cervello” occorsa 6 giorni prima durante la sfida di Campionato tra i veneti e la sua Pro Patria, nella parabola tigrotta il mancino di Manzano ha rappresentato pochissimo sul piano sportivo (sole 8 presenze tutte in quel primo scorcio di stagione), enormemente di più su quello simbolico.

Morire indossando la maglia biancoblu ha per i tifosi un valore catartico, testimoniato dall’omaggio che ogni anno in prossimità della ricorrenza gli viene tributato dal Capitano della squadra. Sabato prima del match con il Fiorenzuola toccherà a Giovanni Fietta eternare un gesto che per anni è stato posto a memoria dall’attuale tecnico Riccardo Colombo. Il suo ex compagno e già Preparatore Atletico del Milan Giovanni Mauri l’ha voluto ricordare in versi:            

Dava del tu al cielo
quel giorno – a Treviso –
e il sole penetrava
nel cuore – con Desy e Nadia,
vicine in tribuna.
Saliva verso Dio
e si voltava
vedeva tutto e sempre
galoppava
felice
ebbro di forza
L’erba era profumata
l’erba
era cielo blù
era
sole (rosso)
era la gemma (una cascata)
era
la luna e la sera
calda e profumata;
il tempo ansimante
quando da Busto
raggiungevi la tua casa.
Si Andrea
ne valeva la pena, come mi dicevi.
Ma una porta aperta
dal vento freddo
un martello
ha rotto
lo specchio (la primavera)
e pezzi di ghiaccio
e terra sporca
(sopra di te)
intorno a noi

Giovanni Castiglioni       

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