Se anche quando vinci esci dal campo insoddisfatta per una prestazione personale non all’altezza, allora significa che la mentalità è quella giusta e che la personalità non manca. Rebecca Petruzzi di carisma ne ha da vendere: centrocampista ambidestra classe ’03 alle qualità mentali abbina una tecnica di tutto rispetto che compensa un gap fisico nei confronti di avversarie più strutturate.

Petruzzi si è così scoperta un perno del Varese di Andrea Bottarelli e, al netto delle sue opinioni personali, ha contribuito alla vittoria biancorossa per 2-0 sul Parabiago. “Sentire i complimenti fa sempre piacere – commenta la classe ’03 – ma la mia prestazione di domenica è a dimenticare. Non ho giocato bene, posso e devo fare molto di più, ma se non altro la squadra ha vinto. Cosa ho sbagliato? Non sono mai realmente entrata in partita. Ho vissuto una settimana tra alti e bassi, aspetto che si è poi tradotto in partita; questa settimana è invece stata ben diversa e sono carica in vista di Brescia”.

Domenica era importante tornare a vincere, ma ancora una volta siete mancate negli ultimi metri; come mai?
“Effettivamente ci manca sempre o il passaggio o la concretizzazione, ma non è facile capire il perché: giochiamo bene, ma commettiamo qualche errore di troppo nel momento in cui arriviamo al limite dell’area avversaria”.

Aspetto che si riflette in un andamento sin qui a singhiozzo…
“Esatto, ma anche in questo caso non è facile spiegarselo. Personalmente, e sono la prima ad impuntarsi fin troppo sul far bene, non credo sia una mancanza di voglia. È proprio il periodo che è così, e non è una scusa: se una cosa ci può girare storta lo farà. Poi nel calcio ci sono anche gli avversari: ti può capitare chi ti punisce al primo errore e chi invece ti risparmia. Fin qui l’abbiamo quasi sempre pagata”.

Pareggiare con il Montorfano avrebbe potuto cambiare qualcosa?
“Non credo. Sicuramente il pari è un risultato positivo, e sarebbe stato il terzo consecutivo, ma sono le vittorie a dare morale. Credo che, tranne contro il Lesmo, avremmo potuto provare a vincere tutte le partite ma, come ho detto prima, ci sono anche gli avversari. L’augurio è che le prossime partite vadano meglio, anche perché vincere incide molto anche sul buon umore dello spogliatoio”.

Domenica sfida al 3Team Brescia: affrontare una squadra d’alta classifica può essere uno stimolo aggiuntivo?
“Indubbiamente sì, anche se non dovrebbe essere così: il segreto sta nel trovare stimoli costanti, anche e soprattutto contro le più “deboli”. Di certo affrontare una squadra sulla carta più forte ti porta a dare di più, come successo con Casalmartino: per questo siamo pronte a sfornare una grande prova. Segnerò? La vedo dura, ma ci provo (ride, ndr)”.

Pronostico secco: come finisce?
“1-1. So che in questi casi si pronostica sempre una vittoria ma, considerando il nostro momento e il loro, io mi aspetto davvero un pari. Loro arrivano da una bella e importante vittoria, magari per dopo un top c’è un flop: di certo ce la giocheremo”.

Veniamo a te: come sei arrivata qui a Varese?
“Sono nata e cresciuta nelle Azalee fin da quando avevo 7 anni perché andavo a vedere mio fratello Fabio giocare a Gallarate e da lì ho iniziato. Sono sempre stata alle Azalee, con cui ho vinto il campionato Juniores, per poi passare alla SolbiateseAzalee; la Serie C è stata un’esperienza particolare, per un certo periodo ho anche smesso, ma il Varese mi ha convinta a riprendere”.

Approfondiamo?
“Alle Azalee ho avuto la fortuna di viere un gran bel gruppo con cui mi sono goduta il trionfo in campionato. Alla Solbia non posso certo dire di non essermi goduta l’esperienza in una categoria superiore, ma diciamo che si tendeva a guardare soprattutto il risultato. A metà stagione ho quindi smesso e sono andata a giocare alla Kick Off Milano, squadra di calcio a cinque. Poi sono andata a vedere Lecco-Varese e da lì sono iniziati i contatti con i biancorossi che mi hanno portata qui dove ho trovato un gruppo semplicemente meraviglioso: io sono di Dairago, ma non mi pesa affatto venire a Varese”.

E nella vita di tutti i giorni cosa fai?
“Studio. Sto frequentando un ITS di grafica: spero di poter diventare una web designer. Obiettivo sportivo? Vincere un altro campionato sarebbe davvero bello e spero di farlo qui a Varese. Quest’anno la vedo dura, anche perché al momento vogliamo più che altro inanellare una bella serie di vittorie per staccarci dalle zone più calde”.

Chiudiamo con una domanda extra-calcio, ma decisamente importante. Il CRL ha aderito alla campagna della LND sulla sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, la cui giornata internazionale è il 25 dicembre. Quanto può essere importante il calcio in tal senso?
“Può e deve essere molto importante perché parliamo di uno sport tradizionalmente a trazione maschile, in cui noi ragazze stiamo provando ad emergere. Il calcio, lo sport in generale, può veicolare bei messaggi e noi abbiamo il dovere di far sentire la nostra voce. L’importante, comunque, è che si smuova qualcosa a livello generale, non solo nello sport, visto le vicende che sentiamo ogni giorno ai telegiornali”.

Matteo Carraro

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