Chiaro, schietto, diretto ad autorevole, come solo lui sa essere. Nei momenti di gioia e difficoltà, come quello attuale, la Pallacanestro Varese ed i suoi tifosi si affidano e guardano all’uomo, al simbolo della società biancorossa, Toto Bulgheroni.

Il presidente della società di Piazzale Gramsci fa così il punto della situazione dopo la batosta di Brescia e l’arrivo di James Young.

Lei dopo la sconfitta di 47 punti nell’anno della Stella contro Treviso, da proprietario, seppe infondere la giusta tranquillità e fiducia a tutto l’ambiente. Oggi, da presidente, dopo la debacle di Brescia, ha cercato di fare lo stesso?
“Cerco di essere molto sereno e molto obiettivo e per farlo, devo fare delle premesse indispensabili: la prima è che Brescia è una società con un budget di 4-5 volte superiore al nostro, una squadra costruita per lottare per la vittoria del campionato, ha 9 giocatori di alto livello e costi e quindi sulla carta, onestamente, poco potevamo fare. A questo si aggiungono le assenze di McDermott e Librizzi, fondamentali per noi ed il disagio di una trasferta affrontata due giorni prima in condizioni davvero dure. Se da una parte, quindi, i 20-25 punti di scarto finale potevano anche starci, gli altri io ritengo siano frutto di quanto appena detto. Capisco che non sia mai bello perdere di 40 punti ma fatte queste considerazioni lo accetto. Poi si potrebbe dire che avremmo potuto lottare di più ma ci mancavano le gambe per farlo. Per me questa non è una tragedia e non era una di quelle gare che dovevamo vincere. Io sono molto più dispiaciuto di vedere Milano che perde in casa con Pistoia o la Virtus che perde a Brindisi, rispetto alla nostra sconfitta. Permettetemi poi una battuta, se i Lakers che hanno Lebron James perdono di 44 punti, anche a noi può succedere”.

Ha parlato degli infortuni, in particolare quello di McDermott che lo terrà lontano dal campo per parecchio tempo e per sostituirlo avete preso James Young. Cosa si aspetta possa dare al gruppo?
“James è già arrivato a Varese ed è motivatissimo. A Treviso non si è trovato bene e vuole dimostrare di essere quel giocatore che nella sua carriera ha già dimostrato di essere. Ha accettato un contratto di due mesi, salvo poi eventualmente poter essere rinnovato fino alla fine dell’anno e questo per noi è motivo di grande orgoglio e dimostrazione di quanta voglia e attitudine abbia il ragazzo. E’ un giocatore allenato, che conosce il campionato italiano, che ci potrà dare maggiore fisicità. E’ chiaro che avrà bisogno di qualche tempo per integrarsi al meglio nel sistema, però siamo molto soddisfatti del suo arrivo”.

Che valutazione dà all’inizio di stagione della squadra dopo un’estate in cui si è cambiato praticamente tutto tra staff tecnico e roster?
“Lo valuto come un inizio di stagione d’assestamento, di conoscenza e di lavoro. E’ chiaro che per mille ragioni abbiamo dovuto cambiare molte cose: la prima nota negativa quest’estate è stato l’addio di Brase che, dopo averci dato la sua disponibilità a rimanere, ha scelto di andare in NBA; abbiamo provato a trattenere con utte le nostre forze Brown che invece ha preferito andare in Spagna, dove non sta però facendo grandissime cose; tenere Ross e Johnson era impossibile per le offerte economiche che i due hanno ricevuto e così abbiamo costruito una squadra nuova. Cambiamenti così grandi necessitano di tempo. Poi, io non voglio piangere, ma la sconfitta con Trento è stata decisa dall’intenzionale non fischiato ad Alviti su McDermott nel finale e poi abbiamo perso di 1; con Tortona, che è una delle prime squadre del campionato, abbiamo perso di pochissimo; a Napoli abbiamo perso per un canestro di tabella da tre punti di Pullen. Questi sono episodi sfortunati che in un campionato possono capitare, ecco, speriamo adesso che qualche episodio possa verificarsi anche a nostro favore. Non sono particolaermente preoccupato, è chiaro che se avessimo 4-6 punti in più in classifica non avremmo rubato nulla. Prendiamo atto della situazione, andiamo avanti e lavoriamo a testa bassa”.

Cambiamenti in campo che hanno fatto seguito a quelli nel CDA. Cosa significa per lei tornare a ricoprire la carica di presidente della Pallacanestro Varese e come sta vedendo il lavoro del nuovo Consiglio d’Amministrazione, anche a fronte di tutto quello che è la situazione con il gruppo Pelligra?
“Se io ho accettato l’incarico di Presidente l’ho fatto unicamente perchè ho una grande fiducia nel progetto di Scola, che non è un progetto legato alla prossima partita ma ai prossimi anni e nel quale stiamo investendo. Ho accettato di lavorare con un CDA con due persone competenti e favorevoli ad aiutare la società come Perego e Vernazza. Per quanto riguarda gli australiani posso solo dire che hanno onorato il contratto di sponsorizzazione dopo 4 mesi, che al 31 ottobre non hanno versato la prima quota di aumento di capitale da un milione di euro, indispensabile per proseguire l’iter d’ingresso in società, e che gli abbiamo intimato di farlo entro gli inizi di dicembre, altrimenti non andremo avanti con l’accordo. Se non ci saranno loro ci sarà sicuramente qualcun’altro pronto a sostenere la società”.

Tra i tanti progetti che state portando avanti c’è la riqualificazione del Campus, tornato ad essere il centro di riferimento della Prima Squadra. Quanto è importante per lei questo?
“Per me e per la mia famiglia, aver dato in gestione il Campus alla Pallacanestro Varese è una grandissima soddisfazione. Il Campus è stato creato per essere la casa della pallacanestro a Varese e della Pallacanestro Varese. Il fatto che poi la Pallacanestro Varese si sia unita alla Robur Et Fides ci dà ancora una maggiore soddisfazione, perchè una parte del Campus era utilizzata dai ragazzini della Robur. Io sono certo che arriveranno delle grandi soddisfazioni per tutti, purtroppo ci vuole un po’ di tempo e pazienza, perchè i cambiamenti ne necessitano e non danno effetti immediati. Io chiedo tempo al tempo e il lavoro che non sta mancando. Tutti in società: allenatori, staff, fisioterapisti, chi lavora negli uffici lo fa con grande serietà, spendendosi al massimo per il bene della società e questa è la cosa che mi dà più soddisfazione. Anche il cammino più lungo e arduo inizia coni primi passi e noi siamo in questa prima fase. Io posso anche capire spesso, ma non sempre, i tifosi che vorrebbero subito vedere grandi risultati ma questo purtroppo non è possibile, perchè quando si fanno i conti per bene e si usano le risorse nella giusta maniera ci vuole tempo perchè tutto venga assimilato e portato a termine. Io sono molto fiducioso e sono certo che le soddisfazioni arriveranno per tutti. Il fatto di sostenere iniziative come la Varese School Cup ci permette, poi, di dare un bel rinnovamento anche al target del nostro pubblico avvicinando tanti ragazzi e famiglie alla nostra società, in un ricambio generazionale di tifosi molto importante. Cerchiamo di aiutare il pubblico a crescere con una giusta mentalità ed attaccamento alla società per il lavoro che fa. Noi tutti sappiamo che la società è anche un patrimonio di tifosi e città. I tifosi ci danno molto in termini di sostegno e forza e sono sicuro che sapranno esserci al fianco al meglio anche in questo momento”.

Alessandro Burin

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