Chi non vorrebbe chiudere il girone di andata al primo posto, dopo diciassette giornate scandite da grandi successi ma anche da cadute puntualmente seguite da piccole o grandi rimonte? Ecco tracciato il profilo del Pavia, che attende l’inizio del girone di ritorno guardando tutti dall’alto verso il basso con i suoi 35 punti. In qualità di miglior difesa del girone, l’armata di Civeriati non ha bisogno di grandi goleade per accaparrarsi i tre punti.

È significativo, però, che delle ventidue reti messe a segno finora, ben dieci siano state realizzate dal capocannoniere di casa Andrea Antenucci, tre volte sul tabellino anche in Coppa Italia, competizione che i pavesi hanno onorato fino all’eliminazione ai quarti per mano della finalista Ciliverghe, poi sconfitta in finale dalla Solbiatese. Arrivato al “Pietro Fortunati” quest’estate dopo una stagione divisa tra Academy Plateola e Clivense, nel campionato veneto, l’attaccante classe 1989 ha alle spalle una lunga carriera da un capo all’altro dello stivale, che ha fruttato fino ad ora un bottino di 245 gol.

Il pallone ti ha portato in diverse città e regioni. Ripercorriamo il tuo percorso: c’è una stagione a cui sei particolarmente affezionato?
“Dopo il settore giovanile alla Pro Vasto, ho esordito in Prima Squadra in Serie C. Da allora, ho fatto tanta D, tra Campobasso, Sangiustese, Vigasio, Agnone, Brindisi, Casarano, Bassano Giorgione, e ho vinto cinque campionati, di cui uno di D e quattro di Eccellenza. Sicuramente tra le stagioni più belle c’è quella dell’anno scorso alla Clivense, in una città storica come Chievo che aveva voglia di ripartire. Siamo arrivati primi con la miglior difesa e il migliore attacco e personalmente credo di aver dato un grande contributo. È stata un’esperienza molto positiva, anche perché a Verona mi sono sempre trovato bene”.

Cosa ti ha portato ad accettare la sfida Pavia?
“La chiamata del Pavia in estate mi ha fatto un enorme piacere e infatti non abbiamo impiegato molto tempo a chiudere l’accordo, visto che sia da parte mia che da parte loro c’era tanta voglia. È una piazza importante, sicuramente sprecata per l’Eccellenza, e per me sarebbe molto bello riuscire a lasciare il segno in questa città, per cercare di fare il salto di qualità”.

Al giro di boa, dopotutto, sei già arrivato in doppia cifra. Sei soddisfatto di questo traguardo? E quanto conta ogni gol in una piazza così calda come questa?
“Dieci gol in metà campionato non sono pochi, quindi da quel punto di vista sono soddisfatto; ma lo sono ancor di più perché siamo in linea con le aspettative. La nostra è una squadra molto unita, in cui ho trovato bravi ragazzi con cui si può lavorare bene, e anche questo è un fattore che conta. Quanto al calore della piazza… è la nostra arma in più. Non per niente preferiamo sempre giocare in casa, in uno stadio vero, con una tifoseria che ci tiene tantissimo. C’è da dire che anche in trasferta abbiamo un seguito importante, quindi è veramente bello”.

Passiamo alla squadra. Dopo la falsa partenza di questa stagione, con qualche punto perso nelle prime sei giornate, a metà ottobre si può dire che ci sia stata una svolta. Cos’è cambiato?
“Siamo partiti molto male, infatti eravamo a -8 dalla vetta. Ora invece siamo primi e già questo la dice lunga sul lavoro che abbiamo fatto. Si potrebbe dire che la svolta sia arrivata con il nuovo mister, ma non è solo quello. In spogliatoio ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti che non era possibile che fossimo quelli delle prime giornate, perché conoscevamo bene il nostro valore. E così è scattato in noi qualcosa che ci ha fatto cambiare rotta”.

Considerando il filotto realizzato da allora, quanto hanno pesato le due sconfitte consecutive contro Vergiatese e Solbiatese nel rush finale del 2023?
“Quando si perde c’è sempre del rammarico perché sono punti lasciati per strada. Quello che posso dire è che contro la Vergiatese abbiamo meritato la sconfitta perché non abbiamo fatto una bella partita; invece contro la Solbiatese, che secondo me è una squadra veramente forte e organizzata, siamo stati sfortunati: il primo gol è arrivato su deviazione e il secondo su contropiede, mentre cercavamo di pareggiare. Comunque può succedere. Dopotutto, per inanellare otto vittorie consecutive, avevamo speso tanto a livello mentale e fisico, quindi è stato uno stop fisiologico; infatti ora stiamo lavorando per riprendere con il piglio giusto il girone di ritorno, che è come un altro campionato”.

Questo titolo di campione d’inverno vi fa ben sperare per la seconda metà della stagione? Secondo te, da chi dovrete difendervi?
“Essere campioni d’inverno è ovviamente un buon risultato, ma secondo me è anche qualcosa che lascia il tempo che trova perché le prime sei o sette squadre sono tutte lì nel giro di cinque o sei punti. È la prova che il campionato è molto difficile e penso che le squadre che potranno dire la loro fino alla fine siamo noi, la Solbiatese e l’Oltrepò”.

Quanto a te, il traguardo 250 gol è vicino e le statistiche sono dalla tua parte. Ci avevi pensato a inizio stagione?
“In realtà non mi pongo mai obiettivi, ma cerco sempre di fare meglio della stagione precedente. Se l’anno scorso ho fatto venti gol, quest’anno spero di farne ventuno”.

Silvia Alabardi

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