La super stagione della Varesina non è certo finita qui ma, al giro di boa della stagione, è inevitabile fermarsi un istante, guardarsi alle spalle, e tirare le somme di quello che fin qui è stato un percorso ascendente da applausi. Le Fenici sono momentaneamente al terzo posto del Girone B di Serie D, a -4 dal primo posto dell’Arconatese, ai quarti di finale di Coppa Italia (contro l’Union Clodiense Chioggia), ma soprattutto con la consapevolezza di essere una grandissima squadra, forte in tutti i suoi effettivi.

“In alto si sta bene, l’importante è non soffrire di vertigini – scherza mister Marco Spilli –. Scherzi a parte, siamo ovviamente contenti del percorso che abbiamo fatto, al di là della classifica, perché siamo migliorati tanto e credo che i progressi siano sotto gi occhi di tutti. Ad oggi la soddisfazione è davvero tanta”.

L’ultimo trittico di partite è emblematico. Tutti aspettavano i big match con Brusaporto e Piacenza, ma l’ostacolo più insidioso era forse il Ponte San Pietro per mille motivi: sette punti in tre partite, diciamo che il bilancio, così come quello stagionale, è assolutamente positivo.
“A Piacenza sapevamo sarebbe stata durissima ed ero consapevole di come avremmo anche potuto soffrire. Così è stato, per quando ad andare in vantaggio siamo stati noi e solo il palo ci ha impedito di raddoppiare; poi è chiaro che il Piacenza è una squadra davvero qualitativa e, dopo il pareggio, sono venuti fuori. Paradossalmente abbiamo sofferto molto meno a Caldiero, gara dalla quale siamo usciti sconfitti e che è stata anche l’unica partita in cui non abbiamo segnato; diciamo che le cose si riequilibrano da sole. L’importante è mantenere sempre la stessa mentalità, cosa che abbiamo fatto con tutte le avversarie, dal Ponte San Pietro al Brusaporto, passando anche per le altre: attaccando come facciamo noi è normale concedere qualcosa, qualche gol di troppo l’abbiamo preso e di sicuro lavoreremo su questo aspetto in vista del girone di ritorno”.

L’inevitabile domanda di bilancio: qual è la cosa che ti è piaciuta di più? E quale quella che ti è piaciuta meno?
“Ciò che mi ha davvero sbalordito è stato il poco tempo che è servito alla squadra per amalgamarsi e capire certe dinamiche: dopo soli pochi giorni di ritiro mi sono reso conto che le risposte arrivavano in maniera esemplare da tutti e siamo arrivati alle prime partite già belli rodati. Chiaramente qualche ostacolo c’è stato, a cominciare dai troppi gol subiti che, come dicevo, è il primo aspetto su cui dobbiamo migliorare anche se, concedimelo senza accaparrare attenuanti, siamo stati sfortunati in difesa. Ho perso Cosentino, poi Robbiati e infine anche Onkony: di fatto non ho mai avuto a disposizione tutti e tre i centrali difensivi contemporaneamente e quindi si sono dovuti adattare giocatori come Grieco o Gatti che ho già ringraziato personalmente. Quando giochi una partita fuori ruolo non succede niente, ma se ne giochi sei/sette/otto di fila diventa complicato; tutti, invece, si sono dimostrati estremamente disponibili verso la squadra e verso la società, sono stati davvero fantastici e non posso che continuare a ringraziarli. Va da sé che, nel momento in cui rientreremo a pieno regime, mi aspetto di trovare un maggior quadratura a livello difensivo”.

Miglior attacco di tutta la Serie D e, andiamo oltre, di tutta Italia (dalla Serie A alla Serie D, ndr): te lo aspettavi? Ma soprattutto: qual è il segreto? La maggior parte dei gol sono di ottima fattura…
“Fa piacere ricevere i complimenti, ma non c’è un segreto. O meglio, ci sono tante componenti che ti portano a raggiungere un risultato così bello. In primis la disponibilità degli attaccanti, anche se non è solo una questione di attacco: come dico sempre alla squadra tutti contribuiscono al gol. Non a caso in molte occasioni le azioni sono partite da dietro, in situazioni in cui al posto di buttar via la palla abbiamo preferito giocarla. Molte volte i centrocampisti hanno fatto il passaggio chiave e poi, ovviamente, i quattro attaccanti si stanno dimostrando davvero all’altezza. Paradossalmente avremmo potuto segnare anche di più, ma direi che posso ritenermi soddisfatto. A questo aggiungo anche il lavoro dello staff perché quotidianamente ci concentriamo sulle dinamiche offensive e martelliamo per sincronizzare alla perfezione determinati movimenti. Gli artefici principali sono comunque i ragazzi, perché sono loro a trovare i tempi giusti per mettere in pratica ciò che chiedo”.

La sensazione è che tutta la squadra si diverta nel proporre un gioco così offensivo. Da allenatore come la vedi?
“Quando vuoi proporre calcio rischi di subire qualcosa. Questa è una cosa che abbiamo messo in conto fin dall’inizio, ma nello spogliatoio dico sempre una cosa: si chiama gioco del calcio e nel gioco bisogna anche divertirsi. Per questo in allenamento propongo anche momenti di divertimento perché ho il piacere nel vedere i miei ragazzi che si divertono e che non vedano l’allenamento come una “seccatura”. Se chiedo ai miei giocatori come si divertono, la risposta unanime è che tutti si divertono quando hanno la palla tra i piedi. Poi, ovvio, come dice Spalletti, ci sono le rotture di scatole, vale a dire l’inseguire l’avversario per riprendersi il possesso, ma questa è la nostra filosofia: divertimento e non solo, perché comunque siamo in un girone in cui tutte le squadre hanno fatto investimenti importanti e non dobbiamo mai prendere un impegno alla leggera”.

È sbagliato fare paragoni con lo scorso anno, anche perché la squadra è di fatto nuova, ma di questi tempi la passata stagione avevamo una Varesina perfettamente in equilibrio tra vittorie, sconfitte e pareggi, gol fatti e gol segnati. Possiamo comunque ravvisare un percorso di crescita? Se sì, in cosa è cresciuta la Varesina?
“In estate abbiamo preso una direzione con la speranza che ci portasse dove speravamo di arrivare e certe scelte non sono certo arrivate a cuor leggero. Un giocatore come Poesio non è facile da sostituire e i direttori sportivi sono stati molto bravi nell’individuare Guidetti come perno della squadra; poi, di comune accordo, abbiamo lavorato sulle tante idee che avevamo e siamo riusciti ad allestire la squadra che avevamo in testa cambiando praticamente tutti gli effettivi dando fiducia ai giovani laddove magari si pensava che un profilo d’esperienza avrebbe fatto la differenza. All’inizio si percepiva un po’ di scetticismo, ma la crescita esponenziale del gruppo ha portato a tanto entusiasmo che è stato a sua volta alimentato dai risultati. La crescita è stata dunque in primis nostra. La Varesina ha capito qual era la strada da percorrere e lo sta facendo giorno dopo giorno, trovando nel quotidiano le motivazioni per andare avanti”.

Parentesi Coppa Italia: che occasione sarà il confrontarsi con una squadra che sta dominando il suo girone?
“C’è tanta curiosità perché i gironi sono diversi tra loro e quindi sarà bello confrontarsi con una realtà a noi estranea. Nei gironi del Sud c’è più agonismo, ci sono più squadre che possono lottare per il titolo e, quindi, c’è un equilibrio che magari in Veneto non si trova: nel Girone C ci sono un paio di squadre che hanno fatto pochissimi punti, alzando di conseguenza la media di chi sta davanti. Nel nostro girone, invece, non vedo una squadra alla deriva, mentre sei/sette squadre possono competere per le primissime posizioni. A Piacenza abbiamo disputato la nostra miglior partita da un punto di vista tattico e non averla persa significa che abbiamo raggiunto un determinato livello di consapevolezza che dobbiamo ulteriormente superare. Affrontare una squadra come l’Union Clodiense Chioggia non potrà che farci bene, anche in ottica campionato: proveremo ovviamente a superare il turno con tutte le nostre forze, ma il percorso è già di per sé straordinario”.

Delle 19 squadre affrontate qual è la più forte? L’anno scorso avevi subito detto che il Lumazzane avrebbe vinto il campionato; quest’anno?
“Quest’anno non vedo una squadra che possa ammazzare il campionato. Il Piacenza mi ha fatto un’ottima impressione e al momento, per quanto debba ancora trovare determinate equilibri, mi sembra la squadra più forte; poi in quello stadio c’è un profumo particolare e il pubblico in certe situazioni può davvero fare la differenza. L’Arconatese sta facendo benissimo e farà di tutto per non farsi raggiungere da un Caldiero che, a livello difensivo, è la squadra più forte di tutte anche se forse ha qualche difficoltà in più nel segnare. A queste aggiungo il Brusaporto, che resta comunque una bella squadra, e la Pro Palazzolo perché è la miglior difesa del campionato insieme al Caldiero e sicuramente potrà recuperare terreno”.

Lassù c’è però anche la Varesina…
“Noi siamo quelli che nessuno si aspettava. All’inizio ci consideravano un fuoco di paglia che si sarebbe spento presto; adesso qualcuno sta iniziando a pensare che non è più così e con il pareggio a Piacenza abbiamo dato un bel segnale”.

In merito a questo, cosa dobbiamo aspettarci dal girone di ritorno? A salvezza acquisita le ambizioni sono state rimodulate?
“Matematicamente la quota salvezza non è ancora stata raggiunta, ma è chiaro che abbiamo già rimodulato i nostri obiettivi: umili, ma mai modesti. Questo è il nostro motto ed è giusto essere ambiziosi, con la consapevolezza di dover sempre lottare. Mi aspetto un bel girone di ritorno, pur sapendo che mediamente si fanno meno punti rispetto al girone d’andata: le squadre iniziano a fare calcoli, si sbilanciano meno, e mi aspetto che molte squadre proveranno a mettere il pullman davanti alla porta per colpire in contropiede. Sarà una bella lotta, ma vogliamo esserci”.

Matteo Carraro

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