La partita con Pesaro, in programma domenica 11 febbraio alle ore 20:00 all’Itelyum Arena di Masnago, sarà speciale per lui, Davide Moretti, il grande ex di giornata.

Un Davide Moretti che a Varese cerca la sua definitiva consacrazione e che, in questa prima parte di stagione, ha dimostrato tutte le sue qualità tecniche ed umane, per un ragazzo che, a soli 25 anni, ha già vissuto moltissime esperienze, come ci racconta lui stesso.

Quando e come nasce la sua passione per la pallacanestro?
“Nasce da mio padre, ovviamente. Purtroppo ero troppo piccolo per ricordarmi le sue partite viste dal vivo, ma ricordo perfettamente tutti quei pomeriggi passati sul divano a rivedere le sue giocate e da lì è nata la mia passione per il basket”.

Un legame che si consacra nel suo esordio a 16 anni a Pistoia proprio con papà Paolo in panchina..
“Sì, è sicuramente uno dei ricordi più belli e forti che ho con papà. Sarà bellissimo tornare da giocatore a Pistoia l’ultima di campionato perchè mi riporterà alla mente tante emozioni di quel giorno indimenticabile che ha segnato la vita come giocatore professionista e come uomo”.

Non solo papà Paolo, perchè lei ha anche un rapporto forte con suo fratello, giusto?
“Sì assolutamente. Lui è molto più introverso di me, tende a tenere magari le sue emozioni, quello che pensa, molto per sé. Cerco io di essere il più presente possibile quando vedo che ne ha bisogno”.

Chi è il più forte tra i due a basket?
“Lascio il campo parlare (ride, ndr). Negli 1vs1 che facciamo in estate, quando ci allenaimo insieme, ancora non mi ha battuto, quindi mi attengo al giudizio del campo che è insindacabile”.

Gli anni a Texas Tech University in cosa l’hanno cresciuto? Sia a livello di campo che umano…
“Sono stati tre anni importanti, mi viene da dire tra i più importanti della mia carriera e della mia vita, sia da un punto di vista tecnico che umano. Andare a vivere dall’altra parte del mondo, lasciare tutta quella che era la mia comfort-zone non è stato facile. Cultura diversa, lingua diversa, abitudini diversi, stile di gioco diverso, allenamenti diversi, mentalità completamente differente, però, nonostante tutto, per me è stato utilissimo e lo consiglio ad ogni ragazzo che mi chiede un giudizio su questo tipo di esperienza. Ti dà un bagaglio in più che non è da poco, non tutti possono farlo e chi ne ha la possibilità gli consiglio di farlo. Sono cresciuto tantissimo a livello fisico e tecnico, aggiungendo delle cose al Davide giocatore e l’essere riuscito a prendere una laurea è una cosa che mi gratifica e mi rende orgoglioso”.

Anni a Texas Tech University che culminano con la finale NCAA persa. E’ il suo rammarico più grande ad oggi?
“Non mi va di parlare di rammarico, sicuramente è una delle sconfitte più grandi che ho avuto nella mia carriera e a cui penso ancor oggi. Ci è mancato davvero poco per raggiungere quello che è diventato, con il tempo, un sogno. E’ bello che ancora oggi mi senta con tutti i ragazzi di quella squadra, giocare in Italia contro due di quei miei ex compagni, c’è sempre qualcosa, insomma, che mi riporta a quella finale. Ho dei ricordi bellissimi e me li tengo ben stretti, mi ritengo molto fortunato ad averli vissuti. E’ difficilissimo arrivare a giocare quella finale e mi sento davvero fortunato ad aver vissuto un’esperienza simile con persone super a cui sono molto legato ancora oggi”.

Quale allenatore ad oggi le ha lasciato di più in termini di crescita cestistica?
“Devo dire mio padre. Vediamo la pallacanestro in maniera molto simile se non uguale. Ci aiutiamo a vicenda, ci diamo consigli ed è molto importante per me la sua figura. Chi mi ha invece aiutato ad aumentare il mio QI cestistico è sicuramente Luca Banchi. Nell’anno vissuto insieme a Pesaro, al di là della sua fiducia nei miei confronti, ho avuto da lui un riscontro, dal punto di vista tecnico, di altissimo livello su come si preparano le partite, su come si studiano gli avversari, si attaccano, su come si migliora di squadra e come giocatore. E’ sicuramente stato molto importante per me”.

Come valuta la sua stagione finora?
“La divido in due fasi, il pre e post infortunio: la seconda, ovvero il post, è appena iniziata e ancora prematura per essere giudicata. Il pre è stata una stagione dal punto di vista personale super positiva, ero molto contento di come stavo giocando e crescendo come giocatore, al di là dei problemi che stava avendo la squadra. Penso che stavo aiutando il gruppo quando ne aveva bisogno e al contempo stavo crescendo tanto come singolo. Adesso dopo l’infortunio non è facile riprendere quel ritmo ma siamo solo all’inizio, sono una persona testarda che persegue con tenacia i propri obiettivi e sono carico per questo rush finale di stagione”.

Cosa è cambiato tra la prima parte di stagione e adesso a Varese?
“E’ cambiato il bagaglio d’esperienza che c’è in squadra. Il fatto di essere uno dei gruppi più giovani all’inizio ci ha portato delle difficoltà ma il fatto di poter giocare tante partite, tra campionato e coppa, ci ha permesso e ci sta permettendo di crescere e conoscerci sempre meglio e sempre di più. Ci siamo adattati man mano al livello di competitività e fisicità che c’è in Italia e questo ci sta permettendo di performare meglio”.

Se e come è cambiato il suo modo di giocare dall’arrivo di Mannion?
“Sicuramente il mio ruolo, con l’arrivo di Nico, è un pò diverso. Io sono sempre stato però un giocatore professionista che si mette al servizio della squadra, del club e della piazza. Qualsiasi cosa c’è da fare io la faccio, con estrema professionalità dando il 100% ogni giorno”.

Cosa ha portato in più Spencer rispetto a Cauley-Stein?
“L’arrivo di Skylar ha portato più energia e voglia di sacrificio. Fare quelle piccole cose che servono per vincere le partite: un rimbalzo, un blocco, una difesa, una stoppata. Dettagli che per una squadra come la nostra sono molto importanti. Penso che si veda la differenza e l’apporto che ci dà ogni giorno”.

Arriva la sfida con Pesaro, una partita da ex per lei. Un pensiero sull’esperienza marchigiana ma soprattutto che tipo di partita si aspetta?
“Ogni volta che penso ai miei due anni a Pesaro ho dei ricordi bellissimi. Sono state due stagioni fantastiche in cui abbiamo raggiunto i playoff, riaccendendo l’entusiasmo in una piazza cestistica storica. Non posso che avere bei ricordi di Pesaro e sarà bello giocarci contro. E’ stata una mazzata al cuore il fatto di non aver potuto giocare alla Vitrifrigo Arena nella gara d’andata, ora sono carichissimo per la sfida di domenica. Mi aspetto una partita veramente difficile, perchè ci sono in palio due punti importantissimi”.

Alessandro Burin

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui