Da una stagione all’altra, da un touchdown all’altro. La stagione degli Skorpions Varese si è aperta con la costante Martino Piazzi, accompagnata però da una novità di non poco conto: la vittoria. Ad un anno di distanza i grigiorossi si sono presi la loro rivincita sui Guelfi Firenze passando da un ko 7-42 ad una dolcissima vittoria per 7-0.

Crescita. Quella di un gruppo, quella di una società, quella di una famiglia che non vuole porsi limiti per continuare, con la solita umiltà di sempre, a sognare sempre più in grande. La realtà, però, dice che il lavoro da fare è ancora tantissimo: un perfezionista del calibro di coach Holt non sa cosa sia il riposo e per gli Skorpions la settimana si è aperta con l’unico pensiero dei Marines Lazio (prossimi avversari domenica alle 15.30).

A certificarlo è proprio Martino Piazzi, anche se il ricevitore classe ’93 non può fare a meno di godersi il successo sui gigliati: “Non è certo stata una partita facile, vuoi per il campo vuoi per il valore degli avversari, ma è stato un match al cardiopalma e vincere in questo modo ci dà sicuramente una bella carica per affrontare la stagione. Rispetto all’anno scorso siamo partiti più convinti, con maggiori certezze e meno infortuni. Senza nulla togliere a chi era qui prima, gli import di quest’anno fanno la differenza e vincere con delle condizioni del genere è ancor più importante: Ryan (Griffin, ndr) predilige i passaggi alle corse e vedendo la condizione del campo ci ha subito messo in guardia in merito alla necessità di adattarci in fretta, fisicamente e mentalmente, ad un terreno a noi avverso. Abbiamo quindi sfruttato l’esperienza di tutta la squadra e i chili in più delle linee per giocarcela contro una squadra che, invece, predilige le corse al lancio e che quindi avrebbe potuto esser favorita. Direi che è andata bene”.

Colgo l’assist per risolvere una curiosità. I profani di football, vedendo un terreno del genere, si chiederebbero: non è più semplice lanciare, piuttosto che correre?
“La zona centrale del campo dove pascolavano le linee era impraticabile, c’erano almeno dieci centimetri di fango; in situazioni del genere non puoi nemmeno pensare di lanciare perché per farlo devi avere una stabilità che il terreno non ti dava. Sulle fasce, bene o male, si stava in piedi anche se i tagli e le scartate erano impossibili da realizzare. Per questo motivo, già nel riscaldamento, Ryan ci ha detto che avremmo dovuto aggiustare i nostri schemi adattandoli a terreno, con passaggi più corti e corse; gli è comunque bastato un lancio per far vedere chi è”.

A proposito, andiamo avanti con le curiosità: dalle tribune si è avuta la sensazione che tu rallentassi la corsa appena ricevuto il lancio. È così?
“Non sei il primo che me lo fa notare (ride, ndr). Diciamo che ho commesso un errore a monte: appena ricevuto il pallone, sapendo di essere più lento di chi mi stava venendo a prendere, volevo tagliare in mezzo al campo per coglierlo di sorpresa. Appena ho messo il piede a terra ho sentito che mi scivolava via e quindi ho subito accantonato l’idea; a quel punto lì sapevo che prima o poi mi avrebbe raggiunto per cui ho provato a salvare il salvabile rimediando ad una valutazione sbagliata. Mi sono comunque portato a casa una cinquantina di yard e per fortuna ho rimediato sull’azione seguente”.

Coach Holt cosa vi ha detto a fine partita?
“Sostanzialmente ha ribadito quello che ci aveva detto in allenamento, ovvero di credere sempre in noi stessi e nelle nostre capacità per raccogliere ciò che meritiamo. Poi, ovviamente, a freddo ha iniziato subito a farci notare ciò che non ha funzionato (ride, ndr), ma in generale era anche lui molto contento e soddisfatto del risultato, soprattutto se paragonato a quello dell’anno scorso”.

Facendo a nostra volta il paragone con l’anno scorso verrebbe da dire che la differenza è stata fatta dalla difesa, un reparto che non ti riguarda direttamente, ma che “contribuisci ad allenare”: quanto è importante per la difesa allenarsi con un reparto d’attacco il più forte possibile?
“Essere forti in ogni zona è un plus per tutta la squadra. Detto questo, io stesso sono rimasto sorpreso dalla reattività della nostra difesa nel leggere ogni situazione, soprattutto i lanci: da un QB come Fimiani la corsa te l’aspetti, ma tutti i lanci che ha provato, tranne quelli più corti e semplici, non sono andati a buon fine. Usciamo dal match con zero punti subìti, due intercetti e qualche sack, oltre a interventi di assoluto livello. Riguardando la partita con la telecronaca live son rimasto ancor più sorpreso per cui, tirando un po’ d’acqua al mio mulino, dico che anche per noi in attacco è spronante allenarsi con una difesa del genere. E poi un certo Griffin ci ha fatto salire non poco di livello…”.

Tra l’altro affrontavate una delle difese più forti del campionato…
“Esatto, avevamo davanti gente che ruota da tempo in orbita nazionale e altri elementi non proprio alle prime armi. Il problema più grande, poi, era dato dalla loro linea di difesa perché è quella che fa la differenza. C’erano molte domande, ma direi che oltre al fango ci siamo tolti parecchi sassolini dalle scarpe. Una mia soddisfazione personale? Aver battuto Fimiani (ride, ndr). Ci conosciamo da tantissimi anni, ci giocavo contro già ai tempi dei Blue Storms, ed è sempre stato un gatto, impossibile da prendere. Nel finale, non a caso, ha fatto autentici numeri e ha “rischiato” di metterci in seria difficoltà. Personalmente non l’avevo mai battuto, per cui adesso ho messo un altro check sulla mia lista”.

Inevitabile farti questa domanda diretta: com’è condividere lo spogliatoio con Ryan Griffin?
“Pazzesco. Non nego che all’inizio ero un po’ in soggezione: alla fine lui è quel giocatore che io vedevo in TV sui campi di NFL, uno che ha vinto il Super Bowl, e ritrovarselo di fianco è clamoroso. Ha una presenza massiccia che avverti subito e, nei primi allenamenti, mi sentivo più sotto pressione che in partita: avevo paura di fare le tracce sbagliate, di mancare una ricezione e tutti i classici pensieri che accompagnano un ricevitore. Poi è subentrato il rapporto personale: ti rendi conto che è un ragazzo normalissimo, alla mano, che tiene profondamente a ciò che fa, è un leader, un uomo spogliatoio, ma anche e soprattutto un professionista rigoroso che ha portato un pizzico della filosofia NFL qui in Italia adattandola ai nostri mezzi. Essendo il nostro Offensive Coordinator è particolarmente attento ad ogni movimento dell’attacco e dà la stessa importanza a tutti i giocatori, correggendo con garbo ma in maniera decisa qualsiasi errore. È ancora un giocatore, ma ha già la mentalità da allenatore e non ha caso andrà ai Chicago Bears”.

Guardando al resto del Week01, c’è qualche risultato che ti ha stupito?
“Sabato sera ho guardato Frogs-Dolphins. Forse mi aspettavo qualcosina in più da Legnano, ma va detto che una delle partite personalmente più dure dello scorso anno è stata proprio quella contro Ancona perché i Dolphins sono una squadra davvero fisica. A stupirmi di più, però, è stato il kick off classic di due settimane fa con la vittoria dei Giaguari Torino ai supplementari sui Rhinos Milano: hanno segnato praticamente ad ogni drive e sono curioso di vedere la nostra difesa alle prese con questi attacchi. Nel complesso si prospetta davvero una bella stagione”.

Il vostro sguardo è però rivolto ai Marines Lazio, dico bene?
“Assolutamente sì. Coach Holt si sarà messo domenica notte a studiarli e noi da martedì abbiamo iniziato a visionare sia i nostri video per correggere gli errori sia quelli riguardanti i nostri prossimi avversari. Per quello che ho visto mi sembrano una squadra molto simile a quella dell’anno scorso, con un buon QB che è in grado di lanciare e correre con la stessa naturalezza. L’anno scorso eravamo riusciti a vincere, ma anche loro ci avevano fatto un bel po’ di punti: torniamo al discorso di prima, per cui sarà determinante la capacità della nostra difesa nel contrastare il loro attacco e, viceversa, la nostra abilità offensiva nel perforare la loro difesa”.

Chiudo con una domanda personale: qual è il tuo obiettivo per quest’anno?
“Ogni anno mi pongo determinati step che voglio raggiungere. L’anno scorso il mio obiettivo era disputare un campionato decente per dimostrare a me stesso che potevo competere in Serie A e mi sono accorto che in IFL ci posso stare. Per cui quest’anno voglio migliorare le mie prestazioni, colmando quelle carenze che ho e risultando più partecipe alla manovra d’attacco: l’anno scorso mi capitava di essere in campo, ma di fatto mi ritrovavo a guardare quello che facevano i miei compagni perché il pallone arrivava a loro visto che io ero poco coinvolto. In generale il nostro pacchetto di ricevitori è estremamente competitivo, e Maclaine (Griffin, ndr) a parte è frutto dell’eccellente lavoro a livello giovanile. Il livello è altissimo e mi piace pensare di essere riuscito a ritagliarmi il mio spazio grazie a tanto lavoro: voglio mantenermi questo posto e, per farlo, devo continuare a dare il massimo”.

Matteo Carraro
Foto Roberta Marcellini

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