E’ una svolta epocale quella comunicata pochi istanti fa sui social dell’HUB Del Sempione. Il progetto, che include le società di BasketBall Gallarate, Basket Casorate Sempione, Basket School Cavaria, Pallacanestro Cardano e Pallacanestro Arsago Seprio cambia pelle, si evolve.

Lo fa con un cambio di statuto importante, che porta la realtà a passare dall’essere un’ASD ad una SSDRL, passo decisivo in un processo di crescita costante e continuo che l’HUB del Sempione sta ormai affrontando giorno dopo giorno e che va anche incontro alle richieste della nuova riforma dello sport.

Un passo che vede anche la formazione di un nuovo CDA, composto dalle figure di Thomas Valentino, con la carica di Presidente; Matteo Rimoldi con quella di Vicepresidente e Francesco Fogato come Consigliere.

E’ indubbio come la nomina che più lasci sorpresi è quella a Presidente di Thomas Valentino che così, dopo gli anni in carica nel CDA di Pallacanestro Varese, torna a ricoprire un ruolo ufficiale (non fa testo la nomina a presidente onorario del BBG) in una società.

Proprio con Valentino abbiamo analizzato questo passo.

Presidente, intanto, la scelta di accettare questa carica da cosa è stata dettata?
“La scelta è derivata dalla voglia di tornare ad occupare una posizione ufficiale dopo gli anni nel CDA di Pallacanestro Varese. L’ho voluto fare, però, abbracciando nuove sfide, che si rivolgono più ai giovani ed a quello che io definisco la vera anima della pallacanestro: ovvero il bambino che palleggia per la prima volta con un pallone da basket o quello che passa da Minibasket al Settore Giovanile e di questo ringrazio Francesco Fogato che mi ha fatto nuovamente innamorare follemente di questa faccia del basket. Con questo non voglio assolutamente denigrare ciò che c’è stato ed ho fatto fino adesso, perchè sono stato il Presidente di due promozioni, sono riuscito, sempre grazie a persone di livello al mio fianco, di portare Gallarate sulla scena Nazionale e consolidare tutta la parte societaria. Quando mi sono reso conto che quello poteva essere l’apice ho conosciuto la parte positiva, questa, ma anche quella negativa, ovvero un sistema che non funziona. Un sistema che è una ciminiera che brucia denaro a cui tu devi, in maniera quasi tossica, iniettare soldi senza una vera crescita, arrivando fino a giugno per vedere cos’è successo, ripagandoti adrenalina e ego e ripartire subito sulla stessa strada. Il tutto dovendosi confrontare con agenti che fanno un lavoro onestissimo in un contesto dove lavoro in realtà non c’è. Presentano giocatori stellari che poi in realtà sono sulla via del tramonto, che non portano nulla al sistema pallacanestro. Io amo la pallacanestro non amo la burocrazia dei contratti, della gente che mi chiede il quid economico in più e basta. Capisco che fa parte del sistema, ma o entri nel sistema che porterà prima o poi le minors a sparire, perchè non ci saranno sempre i Valentino o altri pochi, o non ne fai parte. Questo non mi ha fatto più rientrare in maniera ufficiale in BBG ma anzi mi sta facendo sempre di più tornare a consolidare quello che è il vero senso della pallacanestro, ovvero i bambini. Una pallacanestro che formi non solo giocatori ma anche persone, con esperienze uniche che stiamo offrendo ai nostri ragazzi in questi anni. Il mondo della pallacanestro ha anche questo lato e penso sia giusto ripartire da qui per condividere la vera essenza della pallacanestro. Questo è il motivo della scelta e del perchè Valentino era e Valentino sarà, il papà di 800 figli, circa, che compongono ad oggi l’HUB”.

Che cos’è per lei l’HUB del Sempione?
“L’HUB è una specie di Università gigante della pallacanestro. In America siamo abituati a vedere la crescita nei College o nelle University, in Italia questo sistema non esiste. Pertanto se non si crea un effetto coalizione, un effetto HUB, tu rischi di perdere tantissimi bambini sul territorio che finiscono a non fare più nulla a ritrovarsi in società che non sanno o non possono offrirgli la giusta opportunità di crescita. Società da sole non possono fare tutto quello che di bello noi stiamo facendo invece in HUB. In pochi anni noi ci siamo ritrovati a partecipare a campionati di Eccellenza, Gold, Silver e UISP, con l’intento di dare ad ogni bambino la giusta collocazione per poter crescere ed esprimersi al massimo, il tutto sempre divertendosi ed essendo felice. A tutti piace vincere ma ancor di più ai ragazzi piace divertirsi, piace giocare e sentirsi importanti e per noi questo è fondamentale al di sopra anche del risultato ma è un sistema, quello dell’HUB, che va di conseguenza: il divertimento del bambino, inserito nel giusto contesto di squadra per poter crescere e svilupparsi porta automaticamente ad alzare il livello generale della squadra ed essere così più competitiva. Tutto questo noi lo abbiamo portato avanti in questi anni grazie a Francesco Fogato che ha fatto un lavoro psicologico con i genitori all’inizio fondamentale per spiegare il vero senso del progetto HUB ed oggi tutti ne beneficiano”.

Come cambia adesso, da Presidente dell’HUB, il rapporto con i presidenti delle altre società: Luigi Valentino, Raffaele Calzavara, Max Leone, Luciano Milani e Gianni Ferrario?
“Sarà un rapporto come quello di una holding con le aziende che stanno sotto. La holding ha la responsabilità morale, economica e organizzativa che permette a tutte le realtà che le stanno sotto di vivere bene, essere sane e portare avanti progetti condivisi. Io non avrò il potere di decidere, ci sarà sempre un confronto, ma ci sarà la possibilità del nostro CDA HUB di avere una visione che possa permettere di dare quel booster di idee che possa permettere a chi sta sotto di portare avanti i propri progetti con maggiore semplicità”.

Ha in programma già qualche novità?
“Sì. cambieremo tutto il sistema sponsoristico e di sviluppo. Abbiamo già adesioni di realtà multinazionali che vogliono sposare il progetto. Qui non si parla di legarsi ad una squadra ma ad un territorio, perchè parliamo di un progetto che ad oggi conta 5 società ma che si andrà sempre più ad espandere”.

Chi vuole entrare all’interno del mondo HUB come lo può fare?
“Contattando il responsabile sportivo di tutto il progetto che è Francesco Fogato, per il lato Minibasket interfacciandosi con Matteo Rizzo o con i vari responsabili, per quello più economico, logistico invece direttamente con me”.

I primi obiettivi da raggiungere a livello di Prime Squadre, Settori Giovanili o minibasket quali sono?
“Le Prime Squadre non mi interessano. Quello che mi interessa è poter offrire ad un genitore un progetto di crescita valido e di livello tecnico, fisico e come persona per il proprio ragazzo che possa confrontarsi con quelle realtà che hanno sempre giovato magari del loro nome per la storicità della società più che per i reali progetti di sviluppo. Per perseguire questo intento voglio portare avanti progetti come la foresteria ad esempio”.

Sta pensando ad una maglietta unica che identifichi tutto l’HUB?
“Assolutamente sì. E’ una cosa che abbiamo già fatto per il Minibasket e che replicheremo per le squadre del Settore Giovanile e che arriveremo a fare con una delle Prime Squadre”.

A livello di basket femminile, invece, come procede lo sviluppo di questo progetto che sta già dando ottimi frutti?
“Io penso che sia l’ABC della crescita organizzata. Il basket ha vissuto negli ultimi anni una crescita disorganizzata. E’ la prima volta che io sto vedendo una crescita organizzata, parlo all’interno del nostro HUB, dove non c’è speculazione né isterismo ma si fa tutto in maniera programmatica e ben organizzata ed i risultati del nostro progetto femminile sono sotto gli occhi di tutti”

Sul lato Varese cosa cambia da oggi?
“Nulla. Rimango a stretto contatto con il progetto Roosters ed anzi questa mia nuova carica sicuramente incentiverà tante relazioni. Come penso di aver fatto bene in questi anni a Gallarate, penso di poter fare lo stesso rappresentando tutte le società che compongono l’HUB. Quando ci sarà la possibilità di confrontarsi in maniera ordinata, saremo i primi aperti a degli accordi”.

L’HUB è la coalizione più grande che esiste in provincia. Come vede il rapporto con le altre esistenti nel territorio varesino?
“Noi, in questo momento, non possiamo permetterci di guardare gli altri. Stiamo guardando noi perchè nel guardare sempre più noi e concentrandoci solo su di noi ci siamo espansi a macchia d’olio”.

Alessandro Burin

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