Nicola Laurenza non è un sognatore. Il presidente del Varese è più uno che fa progetti, che ha idee, che ci crede e che fa di tutto per realizzarle. Voleva uno stadio pieno ed è riuscito ad ottenerlo riempiendolo nel modo più bello, regalando il biglietto a 2518 bambini delle Scuole Calcio e degli oratori di tutta la provincia. “Era un mio pallino e finalmente ci sono riuscito – ammette Laurenza –. È stato bellissimo, i bambini hanno riempito gran parte del settore distinti e questa partita resterà nella storia per questo motivo. È stata una fantastica cornice”. A partire dalla sfilata prima dell’avvio di gara, qualcosa di mai visto: “Ci pensavo da qualche tempo e l’occasione migliore è stata durante l’ultima partita, coincisa con un giorno di festa in cui i bambini non erano impegnati nelle rispettive partite”. Laurenza però è andato oltre: “L’iniziativa può solo far bene al Varese perché alcuni di quei bambini vorranno tornare con i genitori. In altri di loro sarà nata una fede biancorossa. Sono i nostri futuri campioni e tifosi, un investimento per la nostra società. Sinceramente non mi aspettavo una platea così folta, avevo stimato 600, 700 bambini. Sogno di avere uno spicchio dello stadio dedicato a loro, un’area di rispetto linguistico”.
In merito all’iniziativa, il tecnico Stefano Sottili aveva mandato un messaggio chiaro: “Dare buon esempio in campo mostrando rispetto per avversari e terna arbitrale”. Laurenza gli fa eco: “Bisogna distinguere la foga agonistica, che significa non tirare mai indietro il piede, dalla cattiveria che è invece lontana dai valori dello sport”.
Il presidente si è goduto la partita in mezzo ai bambini: “Faccio fatica a commentarla perché ho visto ben poco. È mancata la vittoria. I tre punti mancano da parecchio, ma non dobbiamo scoraggiarci. Il campionato è lungo e confido nel mister e nel gruppo, questo filotto negativo avrà un epilogo positivo. Speravamo di chiuderlo contro la Juve Stabia, confidiamo nella prossima partita. In casa le squadre avversarie devono avere paura di noi, dobbiamo incutere timore e rispetto reverenziale e non è ancora così. Ci manca qualcosa, ma alla lunga usciremo bene”.

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