Questione di dettagli. Sono loro a fare la differenza (e si è visto in gara1), ragion per cui i Mastini dovranno dimostrare ancora una volta di aver imparato dai propri errori già da questa sera quando, sul ghiaccio di Pergine, i gialloneri tenteranno l’operazione pareggio nella serie di finale con le Linci. Eppure, nel bel mezzo del confronto con i trentini che deciderà l’Italian Hockey League 2023/24 la più semplice considerazione non può che far affiorare un sorriso sulle labbra di tutta Varese: “Siamo ancora qui”.

Una stagione di “rinnovo” è stata costantemente accompagnata dalla sensazione (spesso dettata dai risultati) che i Mastini non fossero performanti come lo scorso anno, ma a conti fatti ancora una volta i gialloneri hanno chiuso al primo posto il Master Round e, seppur con più fatica, sono arrivati alla finale.

“Nonostante tutto siamo qui – concorda Michael Mazzacane – anche se ci sono stati dei momenti in cui pochi ci credevano. Questa è stata una stagione diversa e per certi versi più difficile rispetto a quella dell’anno scorso: tra infortuni, gioco che faticava ad arrivare e alchimia dello spogliatoio da costruire ad un certo punto sembrava che tutto andasse per il verso sbagliato. Eppure siamo qui: vincere non è mai facile, ripetersi lo è ancor di più, ma già raggiungere la finale per due anni di fila non era scontata. Adesso ce la giochiamo”.

Gara1 non è andata come sperata. Cos’è successo sabato sera e quale dovrà essere l’atteggiamento di questa sera?
“Cos’è successo? Giochi una gran partita, commetti due errori regalando due gol e il match cambia. Poi su quell’ingaggio siamo stati lenti nell’andare a chiudere e il disco è entrato. I playoff si decidono sugli episodi, e Pergine è stato bravo a farli girare dalla sua parte. A questo punto della stagione poi, subentra l’inevitabile stanchezza e sarà dunque fondamentale la gestione delle energie fisiche e mentali: questa sera scenderemo sul ghiaccio con la consapevolezza di poter vincere”.

Possiamo considerare come favorito Pergine? L’anno scorso due finali su due tra Varese e Caldaro, quest’anno la costante in finale è rappresentata proprio dalle Linci.
“No, la squadra da battere siamo noi anche solo per il fatto che siamo i detentori del titolo. Detto questo loro sono e restano un avversario formidabile: hanno portato a casa la Coppa Italia con merito e non è un caso se sono a loro volta arrivati in finale. Dalla nostra abbiamo l’esperienza di molti giocatori che sanno giocare partite del genere e, vedendo l’anno scorso, sicuramente avere l’eventuale bella in casa può fare la differenza”.

Domanda fatta anche a Naslund: è paradossale che le due grandi favorite alla vittoria finale siano state le uniche ad andare in gara5 ai quarti di finale. Come te lo spieghi?
“L’anno scorso c’erano due squadre nettamente più forti delle altre e, non a caso, siamo arrivati in finale con un 3-0 ai quarti e un 3-1 in semifinale. Quest’anno il campionato è stato fin dall’inizio più equilibrato e, di conseguenza, il rischio di arrivare a gara5 era abbastanza alto. Cosa ha fatto la differenza? Sicuramente l’esperienza. Sotto 2-0, com’eravamo noi nella serie contro Feltre, subentrano meccanismi psicologici non indifferenti: a 12 minuti dalla fine di gara3 perdevamo 2-1 e la paura di buttar via un anno intero era tanta. Ma proprio lì l’abbiamo vinta perché già prima, negli spogliatoi, ci eravamo guardati in faccia dicendoci che noi eravamo molto meglio di quanto fatto vedere fino a quel momento. Sappiamo giocare un hockey decisamente migliore e, anche se prendi pali e traverse a non finire, i veri valori escono fuori”.

Si è sempre parlato delle differenze tra le gare di campionato e quelle di playoff. All’interno di una serie playoff, cosa cambia tra il giocare in casa e fuori?
“Sicuramente cambia il modo di vivere la sfida anche solo a livello di approccio, perché tra giocare in casa e farti ore di pullman prima di scendere sul ghiaccio c’è un’inevitabile differenza. Poi il pubblico risponde in maniera diversa: noi abbiamo la fortuna di avere un seguito clamoroso ovunque, ma è chiaro che giocare qui ti porta a percepire tutto il calore della tifoseria che ti spinge a tutto pur di vincere. Soprattutto nelle gare senza ritorno, come ci è capitato con Feltre e Appiano, sai che devi dare il 130% e riesci a darlo. Adesso dobbiamo ripeterci”.

A livello personale che giudizio dai sulla tua stagione?
“Di sicuro non do voti (ride, ndr), ma sono soddisfatto: ho cambiato ruolo andando in terza linea e inevitabilmente cambiano alcune dinamiche, ma non posso lamentarmi. Come linea siamo cresciuti tanto e stiamo dando un contributo importante nel contenere e nel creare: una terza linea così non è facile da trovare, ma si può sempre fare meglio ed è quello cui puntiamo”.  

Torniamo sul Pergine. Sabato ci si poteva aspettare una gara più “nervosa” e invece le penalità sono state davvero poche, al netto delle solite “scaramucce” con i fratelli Buono. Stasera cosa dobbiamo aspettarci?
“Partite del genere si vincono anche e soprattutto sul piano psicologico. Credo che sabato, essendo comunque gara1, entrambe le squadre fossero più tranquille: andando avanti mi aspetto gare più tese a livello emotivo. Dovremo essere bravi a non reagire ad eventuali provocazioni restando concentrati solo sul nostro gioco. I Buono, giusto perché li hai nominati, sono giocatori davvero molto forti che vivono sull’onda delle provocazioni sia attive, quando sono loro ad attaccar briga, che passive, quando magari il pubblico li becca. In generale, però, chi più chi meno, un hockeista vive di queste cose: come vieni elogiato puoi venire insultato ed è questo il bello, provocazioni e reazioni, altrimenti andremmo tutti a teatro dove bisogna stare in silenzio. Su stasera dovremo gestire bene il primo drittel iniziando con il piede giusto fin dai primissimi secondi di gioco”.

Matteo Carraro

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