Basta poco per infiammare una tifoseria come quella dei Mastini, ma ciò non significa che farlo sia facile. Eppure, c’è un ragazzone svedese di quasi 1.90m che ci riesce dannatamente bene, come se fosse nato per farlo. Basta vederlo all’altezza della blu, meglio se in powerplay, per sentire le tribune scaldarsi con un “oohh” collettivo per poi caricare quella bordata che sta per arrivare a suon di “Nas! Nas! Nas!”. E quella bomba arriva. Inesorabile. E spesso i portieri si accorgono che è partita quando si ritrovano il disco nella rete alle proprie spalle. Signori e signore, ecco a voi Erik Naslund!

Il difensore classe ’93 è arrivato la scorsa estate con un’eredità pesante da raccogliere, ovvero quella di sostituire un certo Mathieu Desautels che, con 52 punti complessivi lo scorso anno frutto del suo estro da difensore offensivo, aveva conquistato di diritto i cuori dei tifosi gialloneri. Non a caso, all’inizio, qualcuno che storceva il naso c’era: “Non segna, non è Matt, non fa la differenza”. Naslund non è Desautels (anche se il gol pazzesco di martedì sera che ha sbloccato Varese lo ha ricordato), e non è nemmeno giusto fare paragoni tra due giocatori così diversi; sta di fatto che anche “Nas” ha saputo conquistarsi un posto nel cuore del popolo giallonero. E lo ha fatto segnando (16 gol e 16 assist). Lo ha fatto facendo la differenza.

Proprio ciò che dovrà fare questa sera dalle 18.30, quando i Mastini daranno il via alla serie di finale con l’ingaggio di gara1 contro Pergine. “Siamo carichi – è il primo commento di Naslund – e personalmente non vedo l’ora del face-off perché aspettavamo questa finale più di qualsiasi altra cosa. Ce la siamo conquistata e ce la vogliamo giocare, iniziando proprio qui alla Acinque Ice Arena davanti al nostro pubblico”.

Come stanno i Mastini?
“Stiamo bene sia fisicamente che mentalmente. La stagione non è stata facile, l’abbiamo vissuta tra tanti alti e, va detto, tanti bassi; eppure ogni giorno che passa mi rendo conto di quanto sia forte questo gruppo, capace di imparare dai propri errori e voglioso di lavorare per correggerli. Lo abbiamo fatto in regular season e l’abbiamo fatto nei playoff: peccato per la Coppa Italia, è una ferita che brucia, ma proprio per questo vogliamo dare il massimo nelle prossime partite”.

Martedì sera hai dato una prima impressione a caldo su quella che potrà essere la serie contro Pergine. A poche ore dal primo match hai cambiato idea?
“No, ribadisco che si affrontano in finale le due squadre più forti. Pergine ha qualità individuali davvero importanti, ma noi non siamo da meno; entrambi i roster sono strutturati a livello numerico e non solo per affrontare partite del genere. E proprio per questo motivo, match del genere sono i più difficili da giocare. Noi siamo pronti, loro lo saranno altrettanto: vincerà chi avrà più energie e soprattutto chi saprà sfruttarle al meglio”.

Varese e Pergine sono le due squadre più forti: come ti spieghi il fatto che siano state le uniche due ad andare a gara5 nei quarti di finale per poi vivere serie altrettanto lunghe e difficili in semifinale?
“La risposta, banale ma veritiera, non può che essere una: vincere non è mai facile. Non posso dire di essere sorpreso perché sia Feltre sia Como sono due squadre che hanno saputo darci del filo da torcere fin dalle prime partite. Non posso parlare per Pergine, ma come ho detto Varese sa imparare dai suoi errori: sotto 2-0 con Feltre non abbiamo tremato e l’abbiamo ribaltata per poi fare lo stesso in gara5 contro Appiano dopo esser andati sotto 2-0 nei primi dieci minuti di gioco. Sicuramente l’aver giocato la sfida decisiva qui a Varese ha inciso e mi auguro che il fattore campo possa risultare decisivo anche contro Pergine”.

Tra l’altro gara5 i Mastini si sono sbloccati con un tuo gol… bruttino… (QUI IL VIDEO)
(Ride, ndr) Diciamo che mi è uscito bene. Ci stavamo riorganizzando e io avevo il disco dietro la gabbia di Perla: non ho pensato, sono partito, e ho pattinato più veloce che potevo verso la porta avversaria. Quell’azione mi è venuta fuori normalmente e sicuramente è stato un dei miei gol più belli, ma l’importante non è l’aver segnato, bensì aver contribuito ad una rimonta che è stata di squadra. Non del singolo”.

A proposito di gol, però, statistiche alla mano quest’anno stai segnando tantissimo rispetto ai tuoi numeri delle precedenti stagioni. Come te lo spieghi?
“Sicuramente il fatto di trovarmi molto bene qui incide: i compagni di squadra sono eccezionali e grazie a loro riesco spesso a trovarmi in posizione di tiro. Ecco, rispetto alle scorse stagioni vado molto più spesso alla conclusione e di conseguenza le percentuali realizzative si alzano”.

Le aspettative che avevi alla firma sono state ripagate?
“Direi proprio di sì. Dopo due anni nel Regno Unito avevo voglia di provare nuove esperienze e, tra le offerte che avevo, Varese ci ha messo poco a convincermi. Ovviamente ho parlato con coach Czarnecki che mi ha poi messo in contatto con Matteo Malfatti: il primo impatto è stato positivo e i video che ho visto della scorsa annata, con un pubblico così caldo, hanno fatto il resto. Non mi pento affatto della scelta: lo spogliatoio è incredibile e il campionato in generale è davvero bello con tanti giocatori molto forti. Chi mi ha impressionato di più? Da difensore dico Maekinen dell’Appiano, davvero molto forte, ma ultimamente sto giocando al fianco di Raimondi e Edo non lo cambio con nessuno. Tutti i compagni, però, sono clamorosi. Faccio solo qualche esempio: Tommy Cordiano il primo giorno mi ha fatto vedere praticamente tutta la città che, a proposito, è stupenda e non perdo occasione per viverla. Poi con Marcello Borghi vado spesso a giocare a golf: è uno sport che adoro e qui a Varese avete delle strutture super, come ad esempio il Panorama Golf. La mia prima passione, però, resterà sempre l’hockey e non a caso al mattino quando c’è l’allenamento dei portieri vengo qui a dare una mano”.

La tua famiglia è venuta a trovarti per i playoff come aveva promesso?
“Certo che sì e tutti sono stati felicissimi di scoprire Varese, i Mastini e i loro tifosi. È stato bello averli qui per qualche giorno, mostrargli la città e fargli assistere a gara3 contro l’Appiano. Sono rimasti davvero entusiasti e, anche se ora sono tornati a casa, faranno il tifo per noi da lontano”.

In Svezia e in Scozia hai giocato a livelli superiori, oltretutto in paesi, in particolar modo la tua patria, che masticano letteralmente hockey. Hai riscontrato delle differenze tra le tue precedenti esperienze? E cosa cambia a livello hockeistico tra questi paesi e l’Italia?
“In Svezia l’hockey è mentalità. Tutti i bambini crescono giocando a hockey e lo fanno con un sistema rigido, impostato sulla fase difensiva che viene prima di tutto, insieme al controllo del disco e alla disciplina. In Scozia ho trovato la visione nord-americana e canadese, quindi un gioco molto più fisico e veloce improntato sull’attacco. In Italia ho scoperto una via di mezzo: sicuramente più aggressivo rispetto a quello svedese, ma al tempo stesso reattivo al gioco avversario. Devo dire che mi piace e, come detto prima, avendo più possibilità di tiro mi sto gustando il piacere offensivo. Se sento i tifosi che mi invitano al tiro? Me l’hanno già chiesto e mi spiace dover rispondere così: voi ragazzi da fuori non avete idea del casino e del rumore che c’è sul ghiaccio quando giochiamo (ride, ndr). Sentire qualcosa è quasi impossibile, semmai riesco a percepire l’atmosfera, anche se ovviamente sono concentrato esclusivamente sul gioco. Detto questo ringrazio tanto tutti i tifosi perché mi sento davvero amato e vi dico una cosa: gridate ancor più forte!”.

Non possiamo non chiudere con un pensiero ai tifosi. Oltre a gridare ancor più forte, cosa vuoi dirgli?
“Di continuare così, perché è davvero fantastico e l’atmosfera nel pre-game è clamorosa. Appena entri sul ghiaccio e ti guardi intorno ti rendi conto di quanto sia bello praticare lo sport che ami davanti ad un pubblico che ama realmente i colori che indossi. E lo dimostrano costantemente pure in trasferta. Anche per questo sono davvero sempre più felice della scelta che ho fatto di venire a Varese. Avanti così ragazzi! Ci vediamo stasera”.

Matteo Carraro

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