Non è importante come colpisci, l’importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti. Così sei un vincente“.

Utilizziamo questa frase del film Rocky per introdurre l’intervista a Leonardo Okeke. Un ragazzo che, a soli 21 anni, ha già dovuto affrontare una delle sfide più dure che la vita in generale ma soprattutto quella di uno sportivo, possa dover affrontare.

Un infortunio bruttissimo e pesantissimo che circa un anno emmezzo fa ne ha quasi completamente compromesso la carriera. Ma Leonardo non si è lasciato abbattere e con tanto duro lavoro ed la competenza di medici e professionisti, anche e soprattutto quelli di Pallacanestro Varese, si è rimesso in piedi, tornando in campo e ricominciando con una nuova parte della sua avventura nel mondo della pallacanestro.

Un’avventura che parte da lontano, da quando da piccolino, vedendo giocare il fratello David, si è appassionato a questo sport…
“La passione per la pallacanestro me l’ha passata mio fratello. Lui ha cinque anni più di me e quando ha iniziato a giocare nelle giovanili andavo a vedere i suoi allenamenti e mi sono subito innamorato di questo sport. Ho iniziato a 7 anni a giocare e non ho più smesso”.

Com’è il vostro rapporto?
“Come in un normale rapporto tra fratelli ci sono momenti in cui litighiamo ma sono veramente pochi. Abbiamo un bellissimo rapporto, ci sosteniamo a vicenda e questo è molto importante per entrambi”.

Chi è il più forte tra voi due?
“Devo essere sincero? (ride, ndr). Oggi ancora lui, quando giochiamo 1vs1 e mi porta in post riesce ancora a spostarmi e a segnare spesso e volentieri. Io penso di avere più talento ma lui ha un’attitudine e una forza fisica veramente impressionanti”.

Un rapporto forte non solo tra voi due ma in tutta la vostra famiglia, sbgalio?
“Assolutamente no. I miei genitori sono una parte fondamentale della mia vita, sono sempre pronti a sostenermi, mi sono stati molto vicino soprattutto in quest’ultimo anno in cui ho dovuto recuperare dall’infortunio. E’ bello averli sempre al mio fianco pronti a sostenermi, mi dà grande forza questo”.

Lei è cresciuto in uno dei migliori settori giovanili d’Italia, quello di College Borgomanero. Quanto è stato importante formarsi in un ambiente del genere?
“Tantissimo. Ho imparato molto lì, mi hanno fatto amare ancora di più la pallacanestro facendomi sentire parte di una famiglia, senza mettermi pressioni. Ogni giorno andavo ad allenarmi ed era come stare in famiglia. Mi allenavo e giocavo in maniera spensierata e questo mi ha aiutato tantissimo. Gli devo tantissimo, mi hanno migliorato molto in tante cose e gli sono veramente riconoscente”.

L’anno di Casale Monferrato è quello che la lancia nel grande basket. Che ricordo ha di quella stagione?
“Un bel ricordo. Anche lì mi sono sentito a casa, ho trovato un ambiente super. Ringrazio Andrea Valentini per avermi dato fiducia nel primo anno anche se ero molto giovane. In questo momento hanno qualche difficoltà ma gli faccio un super in bocca al lupo, gli devo molto”.

Capitolo Nazionale: che emozione ha provato nell’indossare la maglia Azzurra e quanto le manca?
“Vestire la maglia della nazionale è qualcosa di unico, in questo momento però non ci penso. So quanto lavoro ho ancora davanti per poter tornare a pensare di raggiungere l’Azzurro. Devo lavorare e cercare di tornare al massimo della forma per poter puntare ad indossare nuovamente quella canotta che mi manca molto”.

A un anno di distanza, più o meno, dall’infortunio, cosa le viene in mente?
“Non ho certo bei ricordi. E’ successo quello che è successo, ormai è passato. Devo dire che Bdalona è una buona società in cui crescere anche se io non mi sono trovato affatto bene. E’ stato difficile per me ambientarmi, ho fatto fatica ad inserirmi nel gruppo, a vivere la quotidianità. Faccio un esempio: nessuno lì parlava inglese, men che meno italiano, quindi anche farmi capire all’inizio, quando non sapevo ancora lo spagnolo, è stato davvero difficile. Non mi è piaciuto molto come mi hanno trattato, loro ancora oggi parlano male di me e io non ho un buon ricordo di loro”.

Cosa l’ha convinta della chiamata di Varese quest’estate?
“In primis il fatto che qui ci sia Luis Scola. Poi ho avuto ottime referenze sulla società e sulla città e devo dire che tutto è stato rispettato. Varese è una società di alto livello, professionale, seria che mette il giocatore al centro e questo per me è molto importante, unito al fatto che fin da subito mi hanno dato il tempo per recuperare facendomi sempre sentire tanta fiducia. Devo ringraziare in maniera particolare Marcelo Lopez per tutto il lavoro che ha fatto in questi mesi con me per aiutarmi a recuperare dall’infortunio, così come Davide Zonca, Matteo Bianchi e tutto lo staff medico di Pallacanestro Varese”.

Si aspettava di tornare in campo già in questa stagione?
“Se devo essere sincero no. E’ stata una grande sopresa, sono contentissimo. Ci ho lavorato tanto, adesso devo riprendere il ritmo, la prossima stagione sarà davvero quella del mio rientro effettivo”.

Quali sono le sensazioni dopo queste prime partite e cosa pensa le manchi maggiormente in questo momento?
“Mi sento abbastanza bene, l’unica cosa che mi manca ancora tanto è l’esplosività che avevo prima ma sto lavorando per recuperarla”.

Com’è il suo rapporto con coach Bialaszewski?
“Con il coach non ho avuto molto modo di instaurare un grande rapporto, ma non per chissà quale motivo, ma per il fatto che io sono appena rientrato e ho passato il più della stagione ad allenarmi da solo, quindi fuori dal contesto di squadra. Sono convinto però che in queste ultime settimane avremo modo di conoscerci meglio”.

Come si trova all’interno del sistema di basket che si fa qui a Varese?
“Sono sincero, è un basket totalmente diverso da quello che ho sempre giocato. Come per tutte le cose nuove, c’è bisogno di un periodo per ambientarsi. Io mi alleno da poco a pieno regime con tutto il gruppo e devo ancora assimilare al massimo i dettami e la filosofia di gioco ma sono sicuro che con il tempo mi adeguerò. Sicuramente quello che mi piace meno e che è subito evidente, è il fatto che non ci siano giochi in post per i lunghi, mi piacerebbe ci fosse qualche opzione in più in questo senso”.

Andiamo sull’attualità, arriva la sfida con Scafati, un match che può darvi la salvezza. Che gara si aspetta?
“Durissima ma noi scenderemo in campo per vincere perchè sappiamo quanto potrebbe contare una vittoria e daremo tutto per portarla a casa”.

Alessandro Burin

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