Torniamo presso il Kokoro Dai di Cairate, dove il Responsabile Tecnico del settore Judo, allenatore federale FIJLKAM e consigliere societario Simone Andriani, cintura nera al quinto dan, ci illustra gli aspetti sportivi, educativi, pedagogici e sociali della nota e diffusa arte marziale nipponica, oltre al suo risvolto nell’universo della difesa personale.

Come si avvicinò al Judo?
“Iniziai a praticarlo quando ero diciottenne, con il Maestro o Sensei Marco Ghiringhelli, che attualmente insegna Judo alla Polisportiva varesina Robur et Fides. Ritengo che il Judo sia uno sport completo, in cui si impegna tutta la muscolatura, un sistema di lotta a contatto con l’avversario; nel momento in cui lo si proietta a terra usiamo tutta la nostra energia fisica. Nelle palestre o dojo in cui si pratica il Judo vigono il rispetto e l’educazione; al termine dei combattimenti, tra i due contendenti, si consolida il valore dell’amicizia. Il Judo è anche una filosofia di vita, e il suo codificatore, Jigoro Kano, fu il primo pedagogo ed educatore giapponese, che insegnava a rispettare tutti gli individui, e anche il fatto che un judoka avrebbe dovuto contribuire a migliorare sia sé stesso sia i suoi compagni, dal punto di vista fisico, morale e psicologico. In generale, diversi genitori iscrivono i loro bambini alle palestre di Judo per via di quest’ ampia valenza educativa, e anche fra di loro, adulti, si nota l’armonia”.

Quali cinture segue?
“Tutte, dalle bianche alle nere. Siamo un gruppo piccolo, e divisi in due corsi: uno è riservato a partire dai bambini fino agli 11-12 anni e l’altro è per i judoka dai dodici anni in su. Un istruttore federale, allenatore o Maestro svolge gli esami a partire dalle cinture bianche fino alle marroni. La cintura nera FIJLKAM si può ottenere sia superando degli esami a livello regionale o nazionale, sia vincendo in gara diversi trofei con dei punteggi, per meriti sportivi. Personalmente, durante gli esami chiedo di eseguire delle tecniche o combinazioni di più tecniche di Judo, chiamandole con i termini in giapponese; alle cinture più alte faccio svolgere anche un combattimento, e ne verifico la corretta esecuzione; in base al livello delle cinture, chiedo anche di svolgere il katà di Judo. Teniamo molto al rispetto verso i compagni, al fatto che i judoka dovrebbero sempre aiutarsi fra loro, ed evolversi insieme sul piano psico-fisico; il Judo è una disciplina collettiva, che rifiuta l’egoismo”.

Quali nazionali emergono?
“Il Giappone è il leader, poi segue la Corea, che dimostra un bel Judo, e poi la Francia, che ha una reputazione judoistica molto valida; nella nazione transalpina il Judo è insegnato anche a scuola nelle ore di Educazione Fisica. Anche la Georgia e gli ex stati dell’Unione Sovietica hanno una bella cultura sportiva della lotta e del Judo, mentre l’Italia, sia maschile sia femminile, dimostra un livello medio di Judo; nel complesso vigono sette categorie di peso. I due fratelli Abe, giapponesi, un uomo e una donna, hanno vinto entrambi le ultime Olimpiadi nipponiche e i Campionati del mondo di Judo nello stesso giorno e nella stessa categoria di peso; il judoka francese originario di Guadalupa Teddy Riner, alto 2 metri, è stato undici volte campione del mondo, ha vinto due Olimpiadi, e parteciperà a Parigi 2024. Il Judo è praticato a livello globale, e vi sono anche dei noti judoka inglesi, olandesi, brasiliani e cubani”.

Cosa ne pensa del Judo sportivo?
“Ogni giorno combatte una categoria di peso maschile e una categoria di peso femminile. Alcuni arbitri italiani sono anche di livello internazionale. Credo che il judo femminile sia identico a quello maschile; ci si allena insieme e si svolgono dei combattimenti o randori anche fra uomo e donna, improntati nel rispettarsi reciprocamente, e nella massima attenzione nel momento in cui si proietta a terra l’avversario. Noi pratichiamo un Judo più sportivo, ma il Judo ha un implicito lato destinato alla difesa personale. Ad esempio, in un corso di difesa personale femminile o maschile, ispirato alle tecniche del Judo, è previsto il blocco dei calci o dei pugni sferrati dall’eventuale aggressore, e anche la sua immobilizzazione, anziché la proiezione e lo schienamento finalizzati ad ottenere il punto, fondamentali nel Judo sportivo”.

Avete dei judoka agonisti?
“Sì. Mattia Andriani, cintura nera al primo dan, si è qualificato diverse volte alle fasi nazionali dei campionati italiani di Judo, e intende qualificarsi anche per le finali dei campionati assoluti italiani, che si terranno in Maggio a Perugia. L’anno scorso Mattia è arrivato primo alle qualificazioni per le finali dei nazionali, e nel complesso li considero finora tutti dei buoni risultati. Abbiamo anche altri due ragazzi che inizieranno l’attività agonistica. Il colore della cintura rappresenta il livello tecnico raggiunto dal judoka, quindi le bianche e le gialle dovrebbero rispettare quelle superiori, e le cinture più alte dovrebbero al tempo stesso aiutare e supportare quelle di livello precedente”.

Quali sono i vostri obiettivi futuri?
“Intendiamo ampliare il numero degli iscritti, anche quello dei bambini, allo scopo di farli divertire praticando il Judo. Vorremmo anche avere più atleti agonisti. Il nostro Judo è aperto a persone di tutte le età; le lezioni del corso per i piccoli durano un’ora, mentre quelle del corso per i più grandi, invece un’ora e mezza. La nostra realtà, il Kokoro Dai, fondata nel 1991 dal Presidente e Maestro di Karate Mauro Volpini, ha avuto l’ideale originario di essere una palestra di sole arti marziali e di sport da combattimento”.

Nabil Morcos 

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