Una “tradizione di famiglia“: Matteo Montorfano non poteva che diventare un judoka visto che il padre è Maestro di Judo a Como e da ormai 24 anni l’ha instradato sulla via della nota e diffusa arte marziale nipponica; Montorfano si è poi accasato al Judo Club Castellanza dove ha trovato nel Maestro Perego Ranieri un sicuro riferimento per crescere (e attualmente contribuire anche all’insegnamento del gruppo agonisti).

“Papà mi ha seguito fino al conseguimento dei primi risultati – spiega Matteo Montorfano -, poi è stato il Maestro Ranieri a rafforzare in me i concetti di costanza e perseveranza nel continuare a praticare il Judo che, ovviamente, è utile anche al fine di relazionarsi con gli altri. In generale, nella fase pre-agonistica si partecipa a delle gare regionali, mentre in quella agonistica anche a delle competizioni internazionali. Lo scopo delle gare regionali è quello di porre il judoka in condizione di potersi confrontare con gli altri, di consolidare e mantenere la sua sicurezza psicologica; si tratta di un Judo più protetto, al fine di tutelare al massimo la salute degli atleti. Nella fase agonistica, che inizia a partire dall’ età di 14 anni, si pratica il Judo sportivo vero e proprio, lo stesso che possiamo seguire anche in TV”.

Per te, cosa rappresenta il combattimento?
“Nel Judo il combattimento serve a mettersi alla prova. I randori, o combattimenti d’allenamento in palestra, sono utili per tentare e sperimentare le proprie abilità e anche le tecniche. Gli shiai, o combattimenti in gara, servono invece per confrontarsi con degli avversari sia al proprio livello judoistico, sia con altri di livello superiore. In generale, prima di partecipare a delle gare, occorre una seria e lunga preparazione atletica”.

Come iniziò la tua carriera agonistica?
“Mio padre mi motivò a partecipare a delle gare. Da pre-agonista sono stato più volte Campione Regionale di Judo, e finora, ho sempre partecipato anche a delle competizioni nazionali e internazionali”.

Quali altri traguardi hai raggiunto?
“Sono arrivato terzo al Grand Prix di Torino nel 2023, perdendo solo contro il judoka della nazionale italiana Lorenzo Agro Sylvain, e ho raggiunto il quinto posto al Gran Prix di Vittorio Veneto, gareggiando nella categoria di peso maschile +100 Kg; ritengo che anche questo sia stato comunque un risultato notevole”.

Quale gara ricordi con più soddisfazione?
“Per due ragioni i campionati nazionali al PalaPellicone o Pala FIJLKAM a Ostia: vinsi la cintura nera di Judo per meriti sportivi, che avevo come obiettivo, nel giorno del compleanno di mio padre”.

Quale invece con più rammarico?
“L’ultima al Gran Prix di Vittorio Veneto, nel 2023: l’infortunio al ginocchio ha inciso sulle mie prestazioni generali, e per questa ragione, temevo di svolgere lo shiai in gara”.

Obiettivi futuri?
“Vincere il secondo dan della cintura nera per meriti sportivi; in futuro mi piacerebbe partecipare ad un European Cup di Judo per provare ad ottenere un bel risultato”.

Nabil Morcos
Foto Roberto Spasaro

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