Non c’erano dubbi al riguardo, ma Camilla Di Iorio si sta confermando (seppur in ritardo, per ovvi motivi) una piacevolissima sorpresa per il Città di Varese Femminile. Dopo i problemi al menisco che si trascinava dalla scorsa stagione al Lesmo, da gennaio è tornata operativa in gruppo e mister Bottarelli, appena possibile, non ha esitato nello schierarla titolare.

E l’attaccante classe ’01 ha risposto in primis con prestazioni importanti, impreziosite da quattro reti l’ultimo dei quali domenica scorsa fondamentale per blindare il successo sull’Albosaggia. Generosa, coriacea e opportunista, quando può attacca sempre la palla e non esita mai a calciare anche se una delle sue migliori qualità è la capacità di sfornare assist.

Una attaccante completa, insomma, che si è subito ben calata nella mentalità biancorossa dividendosi con naturalezza tra lavoro e calcio. Del resto, arrivando da una famiglia di sport (interista fin dalla culla e innamorata di Lautaro Martinez) non poteva essere altrimenti. “Pur avendo iniziato a giocare tardi – racconta Di Iorio -, a 13 anni, ho sempre giocato con mio fratello Andrea che, tra l’altro, ha appena vinto il campionato di Prima Categoria con il Morazzone. Papà Giuseppe era stato a sua volta calciatore, mentre mamma Simona è da sempre la nostra prima tifosa. Chi è più forte tra me e mio fratello? Diciamo che siamo forti entrambi…”.

Come sei arrivata a Varese?
“Lavorando in Svizzera per un’azienda che vende abbigliamento all’ingrosso, i chilometri da fare per andare a Lesmo da Uggiate Trevano stavano iniziando a pesare. Al tempo stesso non volevo rinunciare al calcio perché fin da quando ho iniziato a giocare al Como 2000 ho trovato nel calcio tutto ciò di cui ho bisogno. A Lesmo, tolto lo scarso feeling con l’allenatore lo scorso anno, stava andando tutto bene; purtroppo l’infortunio al menisco della scorsa stagione mi ha messo fuori dai giochi e, bilanciando il tutto, ho scelto di venire qui a Varese insieme ad altre mie compagne”.

L’impatto qual è stato? Nel senso: come hai vissuto da fuori i primi mesi piuttosto complicati?
“L’impatto è sicuramente stato positivo perché, per quanto sei accompagnata dall’incertezza del non sapere cosa puoi aspettarti, sono stata accolta a braccia aperte: è subito nato un bellissimo rapporto con tutte e questo mi ha aiutato a far passare più in fretta i mesi fuori. Certo è che sapere di non poter contribuire alla squadra mi pesava: già allora vedevo il potenziale e non riuscivamo a capire perché i risultati non arrivassero. Ci sono stati tanti innesti e forse serviva solo tempo per amalgamarsi; per questo non abbiamo ingranato subito”.

E adesso che sei tornata protagonista?
“Va tutto sempre meglio. I meriti vanno però dati alla squadra intera perché già ben prima del mio ritorno era cambiato qualcosa perché il gruppo si è unito molto di più in campo e fuori. Se questo da una parte comporta ulteriore rammarico per l’inizio della stagione, dall’altra funge da stimolo per chiudere l’annata al meglio e le ultime quattro vittorie consecutive lo dimostrano. Credo siano state poste delle bella fondamenta per costruire qualcosa di importante”.

Tornare a segnare che emozione è stata?
“Ogni gol è una bella emozione, ma preferisco far fare gol. Difficile da spiegare, ma la sensazione che ti lascia un assist è completamente diversa perché hai quella soddisfazione di aver contribuito ad una doppia gioia, sia personale sia della tua compgna. Se dovessi scegliere tra fare un gol brutto o contribuire ad una bellissima rete di squadra non avrei dubbi e scegliere la seconda”.

Una dedica per i gol immagino che ci sia.
“I primi due li dedico a me, gli altri alla squadra. Non sono ancora al 100% ma lo sarò presto e l’anno prossimo ci toglieremo parecchie soddisfazioni”.

Claudio Vincenzi ti ha descritto come generosa, coriacea e opportunista. Ti rivedi in questa descrizione?
“In primis lo ringrazio perché lui, come tutti gli altri, ha fin da subito speso belle parole per me. Tra l’altro, avendo molta più esperienza di me, non posso che concordare: mi riconosco in tutte queste caratteristiche, in particolar modo nella seconda perché è una qualità che ho sempre voluto mettere al servizio della squadra e so quanto sia importante anche per trascinare le altre”.

Due partite alla fine, sei punti alla portata?
“Ovviamente sì”.

Lo sguardo, però, immagino vada al 5 maggio con l’andata della semifinale di Coppa contro il Lesmo.
“Ed è naturale che sia così, a maggior ragione per me: l’ultima volta ho potuto giocare appena cinque minuti, e ho tanta voglia di cimentarmi contro la mia ex squadra nonché autentica corazzata di categoria. Sfida impossibile? No, perché siamo cresciute molto e qualche difficoltà gliel’abbiamo creata. Sarà però fondamentale entrare in campo con la giusta testa, credendo in noi stesse e nelle nostre possibilità”.

Si è parlato della possibilità di “diventare il Lesmo dell’anno prossimo”, ovvero la squadra da battere; ci credi?
“Perché no? Le basi ci sono e lo sappiamo. Questa stagione ci ha portato consapevolezza sotto tutti i punti di vista, negativi e positivi: con i giusti ritocchi questa squadra potrà fare davvero bene. Il mister? Con l’anno scorso non si possono fare nemmeno paragoni: Bottarelli è un allenatore serio e preparato che, soprattutto, sa come rapportarsi con uno spogliatoio femminile. Spero vivamente che possa rimanere perché tra tutti è senza dubbio quello che crede di più in noi”.

Matteo Carraro

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