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Come noto, da qualche settimana al centro del dibattito nel calcio dilettantistico imperversa la questione degli under obbligatori (o meno) per la prossima stagione 2024-2025. Prima di esprimere la mia opinione debbo però fare una premessa doverosa ed importante. 
Chi scrive è stato un onesto player nel mondo dei “minors” fino alla tenera età di 36 anni ed ha quindi vissuto (avendo oggi 53 anni) l’epoca del “gioca chi è bravo e stop”. Epoca che ho sempre largamente apprezzata. Sono però oggi anche padre di un ragazzo del 2005 che indossa gli scarpini e come tale avverto ora, vista la profonda evoluzione intervenuta nel pianeta calcio dilettanti negli ultimi anni nonché il blocco Covid, l’importanza di queste scelte che il nostro CRL ha assunto proprio ieri dopo aver precedentemente intavolato un corretto confronto con le società

Le proposte messe sul tavolo dal Comitato erano due e proponevano questo: due under obbligatori in Eccellenza, un 2005 ed un 2006, ed altrettanti in Promozione ma con annate diverse ovvero un 2004 ed un 2005, e nessuno nelle categorie inferiori. Allo studio, o meglio al vaglio, anche la interessante possibilità di introdurre l’under 21 (aggiuntiva o sostitutiva della Juniores U19) oppure le Squadre B. Tutte queste valutazioni, naturalmente, si inquadravano e si inquadrano nel contesto, da tutti condiviso, dell’importanza per la salute e la socialità che lo sport (nel caso il calcio dilettanti appunto) deve avere ed al quale si impone come necessità quella di adoperarsi per prevenire, fin dove possibile, il suo abbandono nella cruciale età dei vent’anni. Ciò perché il calcio minore, vista la sua alta frequentazione in termini numerici assoluti rispetto ad altre discipline, va considerato uno sport altamente impattante in questa direzione.  

Chiarito questo, per completare il quadro, occorre ricordare che la Riforma dello Sport entrata in vigore lo scorso anno ha introdotto, a partire dai giovani di annata 2006, la decadenza del vincolo pluriennale che rispetto allo status del 2004 e dei 2005 rappresenta un vantaggio non da poco per i neo-diciottenni. Naturalmente, come sempre giustamente accade, per loro parte, le società (valutando i loro legittimi interessi) hanno avanzato una proposta diversa ovvero che, dopo il blocco degli under dello scorso anno a valere su questa stagione ormai alla fine, per la prossima gli under previsti fossero solo delle annate 2004 e 2005 per entrambe le categorie sopraricordate. Proposta che alla fine ieri il CRL ha comunicato di aver accettato rendendola ufficiale nel Comunicato n.76 e di cui è stata data anche risonanza mediatica attraverso un apposito comunicato stampa. Nella stagione 2024/2025, quindi, sarà obbligatorio avere in campo un giovane nato nel 2004 ed uno nato nel 2005 sia in Eccellenza che in Promozione, mentre nessun vincolo vi sarà per la Prima Categoria e per la Seconda Categoria.

Presa questa attesa e condivisibile decisione però, il nocciolo del problema resta risolto solo in piccola parte a mio avviso. Preciso, aldilà delle motivazioni di salute e sociali sopraricordate, che non v’è nulla di scandaloso né nuovo nell’abbandono del calcio da parte di molti ragazzi alle soglie dei 20 anni a motivo del fatto che si apre per tanti di loro una nuova era fatta di interessi diversi e, in alcuni casi, di lavoro o università da affrontare magari lontano da casa. Se però la ragione della conferma delle quote under testimonia che resta giustamente viva l’attenzione sull’obiettivo di ridurre fin dove possibile la precocissima pratica di appendere le “scarpe al chiodo”, bisogna fare probabilmente anche qualcos’altro. Cosa esattamente? Capire ad esempio se la questione delle Under 21 o delle seconde squadre (difficile) sia stata una boutade oppure una nuova frontiera da esplorare con dei risultati. A tale titolo, considerandola infatti una buona ipotesi di lavoro, bisogna ricordare due importanti fatti accaduti.

La prima è che le annate più colpite dal fermo Covid nelle tre principali categorie di attività agonistica lombarda formativa (ovvero secondo anno Giovanissimi ed i successivi due anni di Allievi), sono state senza dubbio quelle dei 2004 e dei 2005 mentre per i 2006, l’eliminazione del vincolo pluriennale, almeno in parte li ha riparati da questa mancanza formativa regalando loro una libertà di scelta di anno in anno assai preziosa. La seconda è che dato il blocco delle annate deciso lo scorso anno proprio a motivo del Covid, nella futura stagione oltre ad una loro conferma includente i 2004 e le new entry dei 2005, impone appunto un nuovo step che ben potrebbe essere quello di una paventata riforma delle Juniores di cui però nulla sia sa ad oggi, visto che nel comunicato citato nulla si dice in proposito. Entrando in una breve analisi di quest’idea chiaramente votata a rendere possibile la permanenza nella società di appartenenza ancora per un paio di anni i ragazzi in uscita dall’Under19 che sono senza possibilità (giusta o sbagliata non rileva nel ragionamento) di accedere alle prime squadre (appunto i 2005 ed i fuoriquota 2004), va detto che la proposta messa così risultava e risulta un po’ debole.

Sostituire la U19 con la U21 rischia infatti di allargare il campo a giocatori di quattro annate diverse (per esempio dai 2007 ai 2004 oggi), mentre aggiungerla oltre la Juniores U19 significa dare un carico eccessivo alle società in termini di spese e utilizzo di strutture (certamente poche, per non dire nessuna) che si prenderanno anche perché non va dimenticato che nel post Covid è stata introdotta la U18 che peraltro resta una “categoria” molto a macchia di leopardo tra le varie società ed in prospettiva sempre meno popolata per scelta tecnica prevalentemente. 

Forse più equa e praticabile potrebbe essere l’ipotesi di riformare la sola Juniores U19 (magari in coordinamento con la LND) trasformandola nella obbligatoria neonata Under20, conservando le medesime categorie che oggi hanno le rispettive società ovvero Juniores A, B e Provinciali. Alcuni 2004 oggi rimasti come fuoriquota potrebbero proseguire ad esserlo anche il prossimo anno dopo aver goduto e godere sin da due stagioni della tutela under nelle prime squadre. Al pari i 2005 (non molto numerosi come numeri a vedere le varie formazioni soprattutto regionali) resterebbero ancora in età Juniores in squadre con ossatura 2006 (liberi dal vincolo pluriennale) ed in cui entrerebbero i 2007 (anch’essi liberi dal vincolo) che potrebbero comunque in larga parte fare un anno di buon apprendistato con ragazzi più grandi ma non troppo, in attesa delle future tutele di annata nelle prime squadre.

Insomma questa potrebbe essere una valida ipotesi di lavoro “fattibile”, senza costi aggiuntivi, con soli ed evidenti vantaggi per società e soprattutto atleti. Una ipotesi di riforma duratura e concreta che certo sposterebbe di un solo anno il fine corsa prima del mondo dei grandi, ma che ad ora avrebbe il merito di restituire una stagione di formazione giovanile strappata via dal Covid e soprattutto permetterebbe una migliore valutazione dei giovani prima di valorizzarli o piazzarli in altre società inferiori.

Speriamo quindi che dopo la buona notizia della nuove quote under, l’attuale silenzio sulla proposta di riforma delle juniores abbia dei sussulti e venga presto data anche in questa direzione una risposta in luogo del nulla. Il calcio dei minors sa infatti spesso regalare gol ed emozioni bellissimi e per questo v’è da sperare che CRL e società pensino bene anche a questa ulteriore soluzione del problema giovani che, come ricordato avrebbe, nell’ipotesi Juniores Under20 per esempio, ben poche controindicazioni a fronte di molti aspetti positivi. Il tutto, naturalmente, se come si spera la questione giovani sta veramente a cuore….a fatti e non solo a parole.

Massimo Gnocchi

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