Salutato Alessandro Marzio, la Varesina non ha avuto dubbi nell’affidare la panchina della Juniores Nazionale Under19 a Simone Moretti. Volto ben noto della provincia, il tecnico classe ‘83 è reduce da due sfortunate esperienze alla guida di Caronnese e Borgosesia in Serie D. Esperienze che, comunque, hanno contribuito a formarlo e l’hanno portato ad accettare con il sorriso quella che per molti potrebbe esser vista come una “retrocessione”.
Lo stesso Moretti confida: “Ammetto che il pensiero di compiere un passo indietro rispetto a quella che mi immaginavo essere la mia carriera da allenatore mi ha sfiorato, ma è stato più che altro un lampo credo anche abbastanza normale. Poi è subentrata la parte più razionale: in un mondo che valuta solo i risultati, la Varesina non l’ha fatto, ha preferito guardare alla persona e questo per me è sinonimo di fiducia assoluta. Lo scoglio più grande è stato dunque convincere me stesso e, vedendo le ambizioni della società, non è stato difficile: qualsiasi altra Juniores non l’avrei nemmeno presa in considerazione, ma qui so di poter alimentare la mia passione e le mie aspirazioni”.
Come ti sei avvicinato alla Varesina?
“I rapporti con Max (Massimiliano Di Caro, ndr) e la dirigenza non sono mai venuti meno dopo la mia annata qui da giocatore. Anzi, c’è sempre stata una condivisione di idee e pensieri finché, un po’ per scherzo, mi ha buttato lì la proposta di venire ad allenare la Juniores. Come detto, ci ho riflettuto, ma alla fine ho deciso di accettare per l’ambizione che ci accomuna, per la volontà di intraprendere un percorso di crescita a 360° e far parte di un progetto che ha in mente un obiettivo grandioso”.
Torni alla Varesina, per l’appunto, dopo la stagione 2015/16 da giocatore: che ricordo hai di quell’anno e che società hai ritrovato oggi?
“Ricordo che mi ero messo in testa a tutti i costi di andare alla Varesina: sarebbe stato il loro primo in Serie D e volevo salire a bordo anche se, purtroppo, a livello personale non sono stato molto fortunato visto che ho avuto un paio di lunghi infortuni. Sicuramente già all’epoca parlavamo di una società che pensava in grande, cosa che ho ritrovato anche adesso ma in maniera molto più strutturata: la Varesina oggi è pronta al salto. Tornarci da allenatore è strano, perché ritrovo persone che erano già lì quando giocavo come ad esempio proprio Max, con cui avevo anche condiviso lo spogliatoio. Com’è cambiato lui? Sicuramente è più confidente: ha sempre avuto tantissime idee e averne già realizzate tante gli ha dato sicurezza. È un ragazzo serio, cresce e si aggiorna costantemente per migliorare sempre più come dirigente”.
Venendo a quello che sarà il tuo lavoro, possiamo dire che parti da un’ottima base: quali sono le aspettative?
“Quando si è iniziata a profilare quest’opportunità ho iniziato a seguire la squadra nelle ultime partite della stagione per capire il materiale umano che avrei avuto a disposizione e, da un punto di vista esterno, sono senz’altro rimasto soddisfatto. Non ho ancora parlato direttamente con i ragazzi, ma concordo sulle qualità e sulle prospettive importanti di questo gruppo: se ci sarà occasione per migliorarlo lo si farà senza esitare, ma a questi livelli l’importante è far crescere i giocatori per prepararli alla prima squadra”.
Isufi e Buzzetti ne sono un esempio. Quanto è importante avere una Juniores così vicina alla Prima Squadra?
“È fondamentale anche solo per capire come affrontare una settimana di lavoro e la partita del weekend. La volontà di costruire ragazzi in casa propria dà un senso di maggior appartenenza alla squadra, perché quando arrivi a giocare con i grandi senti che quella maglia pesa ancor di più perché te la sei sudata anno dopo anno nel settore giovanile. Isufi e Buzzetti mi farebbe comodo averli (ride, ndr) ma è giusto che inizino il loro percorso in Prima Squadra: come loro, però, ci sono tantissimi altri ragazzi validi e la volontà è quella di portarli a compiere lo stesso percorso”.
Domanda ovviamente prematura, ma che tipo di stagione ti aspetti?
“Credo che il girone sarà abbastanza simile a quello della passata stagione, non credo ci saranno stravolgimenti. L’importante, comunque, sarà guardare al nostro orticello: voglio far crescere i ragazzi con il giusto modo di pensare, avendo coraggio nelle scelte, nel dare e nel ricevere la palla, nell’avere autostima tecnica e tattica, di prendersi determinate responsabilità. Ci proveremo fin dal primo giorno, consapevoli che ci vorrà del tempo, che si farà fatica e che la strada sarà in salita: questo è però l’unico modo che conosco per lavorare”.
E, a tal proposito, quando inizierete a lavorare?
“Non c’è ancora una data fissa ma credo indicativamente intorno al 10 agosto. Poi, a seconda degli appuntamenti della Prima Squadra, ci regoleremo perché la volontà è quella di stare a stretto contatto con il gruppo della Serie D. Staff? Stiamo definendo gli ultimi dettagli: per agosto saremo operativi al 100% e carichi in vista della stagione”.
Matteo Carraro