Per la prima volta nella sua carriera da allenatore Corrado Cotta ha scelto di tornare in una società per cui aveva già lavorato: la chiamata della Castellanzese non è arrivata per caso, segno che il classe ’64 aveva lasciato un bel ricordo al “Provasi” e il fatto di aver accettato evidenzia già di per sé la stima e la fiducia del tecnico nei confronti della società.

Cotta è già pronto ad una lunga e intensa annata a tinte neroverdi, ma la nostra chiacchierata si apre in biancorosso nel ricordo di quella che è stata la stagione al Varese. “Un’annata particolare ma sicuramente positiva – la definisce lo stesso tecnico – perché sul piatto della bilancia bisogna mettere anche le incertezze della scorsa estate: io e il direttore Raineri siamo comunque persone serie e saremmo rimasti anche in caso di Eccellenze, per quanto ci saremmo sicuramente divertiti meno. In ogni caso, con tutte le difficoltà di mercato legate alle tempistiche, abbiamo messo in piedi un campionato importante che ha lasciato tanto perché si è costruito un gruppo che raramente ho avuto. È stata una stagione con qualche logica difficoltà, ma sicuramente da ricordare in senso positivo”.

Come ti sei lasciato con il Varese?
“Bene, perché ognuno ha fatto le proprie scelte e le parti le hanno accettate serenamente. Io sono fatto così, posso non piacere, ma le cose che devo dire le dico direttamente a chi di dovere; non mi piace né sparlare alle spalle né arrivare allo scontro. Ci siamo parlati e siamo giunti al classico “arrivederci e grazie”; più in generale mi sono lasciato bene con chiunque, dallo staff ai giocatori passando per tutti coloro che ci hanno supportati, inclusi gli irriducibili sempre presenti a bordo campo. Poi, il rapporto con qualcuno c’è ancora: mi piace parlare soprattutto con persone che sono davvero innamorate dei colori biancorossi. Se penso al Varese mi vengono in mente solo bei ricordi, posso dire di avere una bella fotografia del Varese”.

E che fotografia hai di Castellanza?
“Il fatto che per la prima volta io sia tornato in una società credo sia già di per sé una risposta. La Castellanzese è una realtà fuori categoria, che si è consolidata negli anni venendo riconosciuta con stima da chiunque: la dirigenza è seria e responsabile, sempre presente nelle scelte, e credo che il direttore Asmini non abbia bisogno di presentazioni. Ringrazio lui e la famiglia Affetti per la chiamata: non ci ho messo molto a dire di sì”.

Qual è l’obiettivo?
“Dopo un campionato di grande sofferenza, la società mi ha chiesto di ripetere il mio girone di ritorno disputato due anni fa: lì forse ho temporeggiato un attimo (ride, ndr), perché all’epoca avevo fatto 32 punti e se teniamo quella media significherebbe arrivare a 64 complessivi. Poi, ormai, il 64 è una cabala che mi porta bene (il tecnico classe ’64 aveva firmato il record di punti della storia recente del Città di Varese raggiunta quota 64, ndr), ma di certo arrivare a quella cifra significherebbe essere lassù in lotta per i playoff. Non sarebbe male, anche se l’obiettivo fondamentale resta quello di fare un campionato tranquillo per non soffrire e divertirsi”.

Vedendo il mercato le premesse sembrano esserci…
“Le premesse ci sono ed è giusto che ci siano, ma non voglio pensare troppo senza prima vedere. Poi il calcio è pieno di sorprese: le aspettative sull’Italia agli Europei erano ben altre e, al di là dei valori e del fatto che la Svizzera abbia meritato, nessuno poteva immaginarsi una prestazione del genere. Ad oggi sono molto contento della rosa che ho a disposizione: la società e il direttore mi hanno coinvolto in funzione del budget, del sistema di gioco e delle caratteristiche. Proseguirò con il 4-3-1-2, un modulo che ormai mi porto dietro da un po’ di tempo e ci giocheremo le nostre carte con serenità”.

Castellanzese pronta per il Girone B, se ci sarà la partita con il Varese…?
“Sarà una partita come le altre, e a questo punto mi auguro che arrivi all’ultima giornata con entrambe le squadre in corsa per i rispettivi obiettivi; poi che vinca lo spettacolo. Comunque noi molto probabilmente faremo il Girone B, mentre il Varese ha qualche chance di finire nell’A. Se, come ho letto, nell’A dovesse andare il Piacenza sarebbe un’autentica pagliacciata: capirei Magenta o Arconatese, vicine al confine, ma la geografia non mente. Ogni girone, comunque, ha le sue difficoltà: nell’A ci sono meno squadre che dichiarano di voler puntare al salto di categoria, a differenza magari di un Girone B. In Veneto, poi, ci sono autentiche corazzate, così come quelle del Girone D e più si scende più ci sono squadre che puntano apertamente alla Serie C. Qui a Castellanza siamo più morigerati: vogliamo fare il nostro bel campionato tranquillo e poi tireremo le somme alla fine”.

Matteo Carraro

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