Tempo di bilanci e analisi in casa Pallacanestro Varese.

I biancorossi hanno chiuso la campagna acquisti con largo anticipo rispetto alle ultime due passate stagioni, muovendosi con decisione ed idee chiare sul mercato, facendo ben sperare i tifosi biancorossi in vista della nuova stagione.

Un mercato che, come dicevamo, ad oggi è chiuso ma che per considerarsi definitivamente tale, dovrà attendere ancora un paio di settimane, per la definizione anche delle ultime due situazioni in bilico, ovvero quelle di Mannion e Brown, oggi comunque molto vicini a restare a Varese.

Proprio da queste due situazioni parte la nostra intervista con il Responsabile Scouting della Pallacanestro Varese, Matteo Jemoli.

Qual è la situazione Mannion ad oggi?
“Una situazione d’attesa. Aspettiamo la sua decisione, Nico ha l’uscita dal contratto per l’NBA valida fino alla fine del mese e non ci resta che attendere. Ovviamente speriamo che rimanga però ad oggi non possiamo fare altro che aspettare”.

Nell’eventualità che Mannion dovesse uscire dal contratto, è pronto un piano B?
“La squadra è stata pensata e costruita con Nico parte del roster e non vediamo l’ora che ci dica che rimarrà con noi anche la prossima stagione. E’ chiaro, poi, che nella nostra testa abbiamo pronto anche un piano B nel malaugurato caso in cui Mannion invece esca dal contratto”.

Un altro giocatore che non ha ancora la certezza di essere parte del roster biancorosso nella prossima stagione è Brown, impegnato in Summer League con Miami. Diciamo però che l’inizio della competizione da parte sua non è stato certo il massimo…
“Si, è vero. Stiamo guardando le sue partite, Zach e Max (Sogolow e Horowitz, ndr) sono a Las Vegas, lo incontreranno di persona e ci parleranno per capire le sue intenzioni, però confidiamo possa essere dei nostri non appena finita la Summer League”.

Andando sulla squadra che è stata costruita, a differenza degli ultimi due anni vi siete mossi con grande celerità. Una scelta dettata solo dalle opportunità di mercato o una linea programmata?
“E’ un lavoro che abbiamo portato avanti da tanti mesi. Era tutto l’anno che seguivamo certi giocatori che erano le nostre prime scelte e che siamo riusciti a portare a casa, mentre altri sono state occasioni che siamo stati bravi a cogliere. Rispetto anche solo all’anno scorso, dove abbiamo preso tardi l’allenatore ed i GM sono arrivati a metà estate, è ovvio che prendere decisioni fosse più difficile, mentre quest’anno alcuni tasselli e punti fermi nel roster, ad esempio il discorso italiani che era già delineato, ci ha dato la possibilità di muoverci con anticipo”.

Guardando agli stranieri, avete scelto di puntare su giocatori che già conoscono il basket europeo, chi più chi meno. Perché questa scelta?
“Non è stata una scelta imposta, della serie che non potevamo guardare gente che non avesse mai giocato in Europa. Erano tutti profili che durante l’anno abbiamo seguito durante il nostro usuale lavoro di scouting, ci piacevano, avevano un costo per noi giusto e siamo riusciti a prenderli. Abbiamo deciso di puntare su giocatori che avessero un pò più di esperienza europea pensando possa essere un plus, però, ripeto, non siamo partiti con l’idea di scartare chi non avesse mai giocato in Europa”.

Nella scelta dei giocatori, la linea seguita è parsa molto chiara fin da principio cercando giocatori con maggior attitudine difensiva…
“Sì, assolutamente. Cercavamo giocatori con questa caratteristica, ovviamente poi ci vuole sempre un equilibrio nelle cose. Abbiamo cercato di guadagnare qualcosa dal punto di vista difensivo, senza andare a snaturarci in attacco, cercando giocatori che potessero avere una giusta complementarietà tra queste caratteristiche”.

Guardando proprio all’attacco, sembra chiaro che Harris e Gray avranno una maggior distribuzione di punti a differenza di Nico e Hands che invece appaiono come i due scorer designati?
“Esattamente, l’idea è questa. Abbiamo cercato di costruire un gruppo che possa distribuire bene i punti in tanti suoi interpreti, con due scorer principali come Mannion ed Hands, con l’idea di gioco che rimarrà la stessa degi ultimi anni. Abbiamo cercato di costruire un reparto ali con giocatori bravi a segnare sugli scarichi ed efficaci a rimbalzo per correre in transizione e lunghi che siano bravi a rollare e attaccare il ferro, a cui abbiamo aggiunto dei giocatori, come può essere ad esempio Hands, capaci anche di portare palla ed impostare l’azione”.

Com’è nata e come si è sviluppata la trattativa per uno dei colpi più importanti del vostro mercato, ovvero Davide Alviti?
“E’ stata una trattativa importante per un giocatore importante. E’ ovvio che lui avesse richiesta ed interessamenti anche da altre squadre, alcune che hanno fatto le coppe altre i playoff ma noi siamo stati bravi sia a livello di tempismo che di argomenti della trattativa. Abbiamo toccato le corde giuste per convincerlo a sposare il nostro progetto per quello che, crediamo, possa essere un giocatore davvero funzionale al nostro modo di fare basket. Davide non è solo un ottimo tiratore da oltre l’arco, ma è anche un giocatore versatile che ci saprà dare tante soluzioni in attacco ed in difesa”.

Guardando al reparto lunghi, invece, avete scelto di fare una doppia grande scommessa con Akobundu-Ehiogu, che l’anno scorso è stato fermo metà stagione per la rottura del polso, e di Okeke che comunque non gioca da due anni. Perché questa scelta?
“Cercavamo giocatori con le giuste caratteristiche per il nostro gioco: interpreti in grado di rollare e volare al ferro ma che ci potessero dare anche struttura sotto canestro e copertura del pitturato. “Kao” ha completamente recuperato dall’infortunio al polso, mentre Okeke ha terminato la scorsa stagione giocando dei minuti, sta lavorando molto bene e crediamo possa essere pronto per l’inizio della stagione dandoci una grande mano. Siamo convinti della scelta fatta ed abbiamo fiducia in loro due”.

Alessandro Burin

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui