Sblocchiamo un ricordo. A stretto scopo didascalico. Stagione 2020/21. A margine di un allenamento di rifinitura della vigilia, quattro chiacchiere a largo raggio con Sandro Turotti. Prendendo a pretesto il food & beverage dell’Hospitality biancoblu (allestita presso il Pro Patria Museum in occasione di ogni partita casalinga), il Biellese illustra il proprio credo gestionale. Senza virgolettare perché la memoria può fare difetto (nella forma ma non certo nella sostanza), il concetto è che un club dovrebbe poggiare su economie di scala che permettono di offrire ad ospiti e sponsor un Prosecco non già da 10 ma da 20 euro. Perché ambizione e spessore di una squadra si leggono anche da queste sfumature. Insomma, qualità chiama qualità. E se si vuole fare il salto (appunto) di qualità, occorre curare anche quei dettagli che rappresentano un indice tutt’altro che marginale degli standard auspicati.

Quindi? Ecco, appunto. Chiaro come le bollicine di cui sopra rappresentino solo un ballon d’essai. Ma nei giorni in cui il futuro a Busto del DS tigrotto è messo in discussione da lui stesso (e qui le virgolette sono invece inevitabili: “Magari dopo tanti anni è ora di cambiare il Direttore Sportivo…”), la teoria del Prosecco può diventare la luna cui indica il dito turottiano. Perché è anche da questi particolari che si giudica un Direttore. E il solo fatto di dover mettere in conto l’eventuale perdita a scadenza di un professionista di questo livello dovrebbe imporre la massima prudenza. La Lega Pro sta alzando vertiginosamente l’asticella. Con l’equazione: società sane = equilibrio competitivo più elevato. L’orizzonte sta cambiando. In ossequio alla sua consueta lungimiranza, Turotti ha semplicemente indicato la via.                                        

Giovanni Castiglioni    

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