Si torna finalmente a parlare di campionato in casa Pallacanestro Varese. Dopo lunghi mesi d’attesa, i biancorossi stanno vivendo la loro prima settimana di lavoro, iniziata questa mattina (martedì 24 settembre) al Campus e che li condurrà al debutto in campionato, domenica 29 alle ore 18:15 sul campo della Germani Brescia.

Una settimana di lavoro che arriva dopo un lungo ed intenso precampionato che ha lasciato indicazioni importanti sullo stato avanzamento lavori per il nuovo gruppo di coach Mandole e che abbiamo analizzato con il Responsabile operativo della Prima Squadra Max Ferraiuolo, che di esordi in campionato in biancorosso, ormai, ne ha vissuti a bizzeffe.

Qual è la sua valutazione generale sul precampionato della squadra?
“E’ stato poco giudicabile secondo me. Abbiamo avuto difficoltà oggettive legate però soprattutto all’assenza di Mannion, che ha inciso a livello di gioco ma anche di leadership e temperamento caratteriale della squadra. Questo ci ha condizionato in termini di continuità di gioco e di aggressività nel modo di stare in campo. Penso che tutti i giudizi vadano rimandati di 2-3 settimane prima di dare una valutazione su quella che potrà essere la vera identità di questo gruppo. Abbiamo tanti esordienti in Italia, qualcuno al primo anno in Europa, per cui è chiaro che ci sono squadre che, in questo momento, sono più avanti e pronte di noi, mentre noi avremo bisogno di più tempo di quanto si pensava fosse necessario”.

Lei ha usato il termine identità, io glielo declino ad identità difensiva. Cosa manca alla squadra per raggiungerla, al di là della presenza di Nico?
“Penso manchi la consapevolezza di quanto l’aver un’identità difensiva ben chiara possa essere determinante per una squadra come la nostra. Coach Mandole l’ha sottolineato più volte: un gruppo come il nostro che ama correre molto, giocare tanti possessi, viaggiare su ritmi alti acquisisce questi vantaggi da situazioni difensive, che siamo un rimbalzo, una palla recuperata, una rubata o altro. Se ogni volta dobbiamo raccogliere la palla dal canestro e fare rimessa dal fondo, puoi correre quanto vuoi ma poi giocare come vogliamo noi diventa molto complicato. Serve che la squadra abbia più gusto nel difendere, nel fare fatica, nello sporcarsi le mani nella nostra metà campo. Finora questo non lo abbiamo provato veramente e di conseguenza poi facciamo più fatica in attacco. Le caratteristiche per difendere i giocatori le hanno, forse dobbiamo capire come arrivare a questa predisposizione”.

Quanto, sulla costruzione di questa identità difensiva, pesa l’aver un buco in area quando non c’è Kao in campo?
“E’ vero che senza Kao in campo facciamo tanta fatica sotto, però penso sempre che, al di là delle oggettive difficoltà che abbiamo a difendere quando non c’è lui in area, la difesa, ancor più che l’attacco, sia una situazione di gioco che riguarda tutta la squadra e non un singolo. Nel momento in cui manca Akobundu -Ehiogu e c’è in campo Fall, che è comunque un giocatore di esperienze con caratteristiche diverse, devono essere tutti pronti a dare un supporto, adattandosi a fare un tipo di difesa differente, con maggiore aggressività sugli esterni. La difesa è lavoro fisico ma è soprattutto una questione mentale: quando scatta quel qualcosa che ti fa capire che facendo fatica nella tua metà campo hai poi modo di giocare meglio in attacco, di divertirti di più e di avere risultati importanti, allora poi riesci a fare un salto di qualità che è quello che dobbiamo fare”.

Tra i nuovi arrivati, chi l’ha impressionata di più in queste settimane?
“Nessuno in particolare per picchi clamorosi. Hands lo conoscevamo, sapevamo quali fossero le sue qualità balistiche, soprattutto quando riesce a segnare con continuità, anche se forse è proprio quello che deve migliorare di più l’applicazione difensiva. Gray ed Harris hanno grande applicazione in difesa ma devono trovare maggiore continuità in attacco. Kao invece è un giocatore dal potenziale ancora in buona parte inesplorato che, se imbeccato bene, ci può dare tanto anche in attacco. Per cui, buone sensazioni su tutti, ognuno di loro però secondo me può fare dei bei passi in avanti per riuscire in modo diverso rispetto a quanto fatto finora ad aumentare il valore della squadra rispetto a quanto fatto finora”.

Lei fa da collante con il Settore Giovanile ed allora le chiedo come valuta il precampionato di Elisee Assui?
“Eli è un ragazzo che è cresciuto tantissimo da un punto di vista tecnico ed una mentalità del giocatore fatto. Quando va in campo difficilmente fa danni per la squadra: può fare errori ma che ci stanno in un processo di crescita, per il resto ha carattere, maturità, consapevolezza dei propri mezzi che lo rendono a tutti gli effetti un giocatore che può stare in campo in Serie A. Per noi questo è motivo di orgoglio perché è manifesto del progetto che stiamo portando avanti con il Settore Giovanile”.

La scelta di farlo giocare anche con la B Interregionale perché è stata fatta?
“Per dargli continuità di gioco e anche una valvola di sfogo, soprattutto a livello di minuti in campo. Non solo però, perché la sua presenza, ovviamente, alza notevolmente il valore del nostro gruppo di Serie B Interregionale, che è vero che per noi è un laboratorio, però anche a noi piace vincere e soprattutto è fondamentale che manteniamo la categoria”.

Come sta Mannion?
“Sta bene. Le terapie ed il riposo hanno dato i loro frutti, questa settimana inizia gradualmente a riallenarsi con la squadra e domenica sarà regolarmente in campo. E’ chiaro che avrà bisogno di un periodo per trovare la forma migliore ma le sue qualità tecniche sono convinto che gli permetteranno di andare oltre anche a questo”.

Chiudo chiedendole che idea si è fatto del nuovo corso di Brescia targato Peppe Poeta?
“Sono contento che un giovane allenatore italiano abbia la possibilità di allenare in una piazza così importante. Poeta è stato in una scuola, l’aver lavorato con Messina, che lo ha addestrato in maniera importante e che gli permetterà di fare un buon lavoro. Brescia è una realtà che ha tradizione di alto livello, che gioca su un campo per noi davvero ostico, per cui sicuramente ci aspetta una partita complicata. Loro hanno giocatori che per caratteristiche possono metterci in difficoltà soprattutto a livello di fisicità come Burnell e Bilan. Noi proveremo a fare il nostro, cercando di sfatare il tabù PalaLeonessa e conquistare due punti che sarebbero davvero oro per il nostro inizio di stagione sotto il punto di vista soprattutto del morale e della convinzione nel lavoro che stiamo portando avanti dal raduno”.

Alessandro Burin

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