Sorriso e spensieratezza, proprio ciò che serve al Varese in un momento del genere: Zakaria Daqoune, con il suo buonumore, sa come contagiare chi gli sta intorno, ma in campo sa anche e soprattutto innalzare il tasso agonistico come nessun altro (forse per questo il suo modello di riferimento è un certo Gennaro Gattuso?) sempre nel pieno rispetto degli avversari (e qui si vedono invece i rimandi al suo passato rugbystico).

Archiviata la sconfitta di Vinovo contro il Chisola, i biancorossi si sono tuffati in una settimana intensa che condurrà al big match dell’8 dicembre contro la capolista Bra. Una sfida non banale, in primis per la classifica (il -9 pesa parecchio a bilancio), senza dimenticare il valore dei piemontesi, ma anche e soprattutto per il valore emozionale che si porta dietro un Varese composto da tanti ex giallorossi. A cominciare da Roberto Floris in panchina, passando per il direttore Sportivo Antonio Montanaro che a Varese ha appena portato Luca Marchisone (pronto all’esordio in biancorosso) e, la scorsa estate, Lorenzo Piras, Paolo Ropolo e, guarda caso, Zakaria Daqoune.

Il centrocampista marocchino classe 2000, però, con un sorriso, stempera subito: “Per me tutte le partite sono uguali: non ho mai guardato la classifica, ma solo l’avversario che devo fronteggiare sul campo nei prossimi 90’. Sicuramente questa può esser definita una partita speciale, perché a Bra ho lasciato tanti amici, veri e propri fratelli di campo, e conosco bene il valore di questa squadra che sta meritatamente dominando, ma domenica dipenderà tutto da noi. Di certo, però, non nego che Bra sia stata una tappa importantissima per me. Ringrazierò sempre la piazza per avermi accolto e aiutato a crescere in quattro anni meravigliosi che mi hanno permesso di farmi un nome”.

Nome che a Varese non è passato inosservato: come sei arrivato qui?
“Per i regolamenti vigenti io non posso andare in Serie C finché non vinco un campionato: in estate ho avuto tantissime chiamate da squadre davvero importanti in Serie D, tra cui il Varese. Non è retorica, e lo dico a maggior ragione io che fino a dodici/tredici anni non sapevo neanche cosa fosse il calcio (ride, ndr): in questi anni a Bra quando si affrontava il Varese c’era un clima diverso, ho subito capito che non era una piazza come le altre. Per cui, a maggior ragione quando mister, direttore e alcuni compagni sono venuti qui non ho avuto dubbi. E non mi pento assolutamente della scelta”.

I più maliziosi direbbero che, guardando la classifica, forse ti conveniva stare a Bra…
“Accolgo la provocazione (ride ancora, ndr) e, sinceramente, per quanto consapevole che l’ambiente è davvero sereno e senza pressioni, non mi aspettavo che il Bra potesse fare un salto qualitativo di questo tipo. Ma il campionato è ancora lungo, non hanno mai vissuto fin qui un vero e proprio momento di difficoltà che, nel corso di una stagione, capita a chiunque. 66 punti a disposizione sono un’infinità e noi dobbiamo semplicemente restar sereni e fare il nostro lavoro”.

Prima hai detto: “Non sapevo neanche cosa fosse il calcio”. Potrebbe sembrare una frase fatta, e invece è proprio così.
“Esattamente. Io sono di Rabat e, per quanto il calcio sia ben seguito in Marocco, nella mai zona c’era una squadra fortissima di rugby in cui andavano praticamente tutti i miei amici: non dico che fosse obbligatorio iscriversi in quell’accademia, ma di fatto lo era (sorride, ndr). E sono felicissimo di averlo fatto perché è uno sport bellissimo che ti insegna tanto soprattutto a livello di vita e ti fa crescere nel modo giusto. Lo seguo ancora? Sì, mi sono interessato un po’ al movimento italiano e mi fa piacere che stia rinascendo”.

E il calcio?
“Ho giocato a rugby fino a 12/13 anni, quando mi sono trasferito con la mia famiglia a Palermo. In Sicilia di rugby c’era poco o nulla e quindi, grazie a mio fratello Abdessamad che è letteralmente un malato di calcio, mi sono avvicinato all’Olimpia Borgetto, una piccolissima squadretta di paese: lì ho iniziato pian piano a conoscere e capire un nuovo sport. Il numero 23? Ce l’ho sempre avuto perché è un numero cui io e la mia famiglia siamo molto legati: tra le altre cose è il giorno in cui è nata mia sorella Nourelhouda, con la quale ho un bellissimo rapporto”.

E poi?
“A 15 anni mi sono ritrovato in Promozione, al Partinicaudace, e successivamente sono passato all’Alba Alcamo in Eccellenza. Mi sono fatto notare in quegli anni e il Troina mi ha voluto in Serie D: il Sud è pazzesco da questo punto di vista perché là si vive letteralmente di calcio e ho avuto la fortuna di far bene, finché mi sono dovuto trasferire al Nord dove ho subito firmato con il Bra. E la storia da lì è abbastanza nota”.

Come ti trovi a Varese?
“Davvero benissimo perché mi piace sia la città che l’ambiente. Si vive il calcio in maniera tranquilla, ma molto più appassionata rispetto ad altre piazze del Nord. Abito insieme a Piras, Giorgi e si è appena aggiunto Marchisone, che conosco molto bene: siamo un bel gruppetto e quest’alchimia si riflette anche nello spogliatoio. In generale mi piace girare per Varese e conoscere posti nuovi, ma c’è una cosa che letteralmente amo di questa città: la sua vocazione sportiva. Tra calcio, basket, hockey, rugby, pallanuoto e tanto altro, Varese è una città che di certo non ti fa annoiare; sono già stato a vedere il basket e non vedo l’ora di avvicinarmi anche agli altri sport”.

Torniamo al Bra: come si affronta una sfida del genere?
“Con orgoglio, prima di tutto. Veniamo da una brutta sconfitta e non è certo il momento più facile della stagione, ma è proprio adesso che dobbiamo tirar fuori tutto ciò che abbiamo, rabbia, fame e adrenalina per vincere questa partita”.

Credi nella rimonta?
“Sono il primo a crederci. So che alcuni tifosi sono scoraggiati, ma la cosa bella è percepire comunque tanta fiducia dalla maggior parte della tifoseria: è fin troppo facile dire che il campionato a -9 sia finito, ma non lo è affatto. Ci mancano 22 battaglie da qui alla fine: lo spogliatoio, che è la nostra vera forza, non intende mollare di un millimetro e siamo pronti a dare tutto. Credo bisogni fare tanti applausi ai miei compagni perché ognuno si sta dimostrando fondamentale all’interno di questo gruppo, dando il suo apporto per sopperire agli infortuni e alle difficoltà. Anche la società sta dimostrando la sua forza investendo sul mercato e su Luca (Marchisone, ndr) garantisco io: è un ragazzo straordinario e un giocatore che in campo fa davvero la differenza. Come ho detto, bisogna star tranquilli: ci prenderemo ciò che ci spetta”.

Bra, Cairese e Gozzano: cosa ti aspetti?
“Nove punti. Ce li meritiamo noi e se li merita la piazza: vogliamo far star bene i nostri tifosi regalandogli il miglior Natale possibile e siamo pronti a dimostrarlo in campo. Il gol? Il mio idolo è Gattuso: capisci bene che il gol non è certo nelle mie caratteristiche (ride, ndr), ma spero che possa arrivare il prima possibile. Magari già domenica”.

Matteo Carraro

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