E’ davvero questo quello che vuoi, Scola, per il tuo progetto di Pallacanestro Varese? L’interrogativo diventa d’obbligo dopo la pesante sconfitta di Cremona per 78-60, nel risultato, nella classifica, nella testa ma soprattutto nel modo in cui è arrivata: una squadra smarrita in sé stessa, senz’anima e senza una propria identità.
A Cremona è stato toccato il punto più basso di tutta l’era Scola, da quando El General ha preso in mano la baracca (una cosa di cui va solo ringraziato e che speriamo continui a sostenere per tanto tempo), però arrivati a questo punto è anche lecito e giusto chiedersi se questo progetto non stia prendendo una direttrice sbagliata.
Contro la Vanoli dell’ex Conti è andata in scena la peggior versione possibile di una Pallacanestro Varese che non gioca nemmeno più il Moreyball: lenta in attacco, nell’unica fase di gioco dove riusciva ad essere pericolosa ed avere una sua forma, scollegata tra i suoi interpreti nel roster ma soprattutto scollegata con il proprio allenatore che è apparso evidente non avere più la squadra in mano: basti osservare come dopo ogni timeout chiamato dal coach argentino, la squadra abbia perso un pallone.
Ma i problemi sono ben più profondi: parlano di un sistema, una filosofia di gioco che non paga dividendi sportivi da due anni; parlano di un progetto sportivo che quest’anno sta riuscendo perfino a fare peggio della passata stagione quando prima dell’arrivo di Mannion di pensava davvero di aver toccato il fondo; parlano di un basket che in questo contesto di Pallacanestro Varese appare inapplicabile per forma e sostanza; parlano di un mercato sbagliato in estate e sbagliato, ad oggi, anche in inverno, con la scelta di due giocatori inattivi da diversi mesi e non certo più giovani come Tyus e Sykes, chiamati a lottare per la salvezza (cosa che non hanno mai fatto in carriera), con però la necessità di tempo per tornare in forma: il tempo, cosa che Varese non ha più.
In tutto questo emerge in negativo, ovviamente, la figura dell’allenatore, Mandole,; chiamato, come fu Bialaszewski l’anno scorso, alla prima esperienza di capo allenatore, in un contesto di basket però ben definito, che ne sta segnando il destino (dimissioni o esonero) e che non ammette deroghe tattiche che giornata dopo giornata, da due anni a questa parte, si rivelano però essenziali per dare una svolta a questa deriva a cui sta andando in contro la Pallacanestro Varese.
Ed allora la domanda è sempre quella: Luis, è questo quello che vuoi per il tuo progetto di Pallacanestro Varese? Una squadra che lotta ogni anno per salvarsi? Una squadra che rifà il roster ogni anno a metà stagione per riparare agli errori del mercato estivo? Una squadra che invece che progredire, regredisce in termini di risultati e di entusiasmo su una piazza che sa solo donare amore a questa squadra ma che ora vive un momento di totale sconforto?
Siamo certi che la risposta sia NO, ma delle certezze di chi scrive non ce ne si fa nulla, servono azioni immediate e forti, serve, lasciare che quelle deroghe ai dogmi filosofici che da due anni segnano il destino della Pallacanestro Varese, possano essere applicate, per salvare questo progetto che a Cremona, ha toccato il punto più basso del proprio percorso che siamo certi non sia quello che vuole Luis Scola, però è giunto il momento, adesso, di dimostrarlo.
Alessandro Burin