
C’era una volta lo “Speroni”. Più che altro, il suo effetto sui risultati biancoblu visto che nelle ultime 2 stagioni (34 gare interne), la Pro Patria viaggia alla miseria di un punto esatto a partita (15 su 15 quest’anno, 19 su 19 l’anno passato). Curiosamente, la stessa identica media fatturata in trasferta: 33 punti in 33 partite (6 su 14 in questa stagione, 27 su 19 in quella passata). Se allarghiamo lo spettro di valutazione all’ultimo scorcio del 2022/23 la formazione bustocca ha vinto solo 6 delle ultime 40 gare interne (15%). Perdendone di converso quasi il triplo (15). Per trovare un’annata da doppia cifra di successi casalinghi bisognare tornare alla prima post promozione (nel 2018/19 registrate 10 vittorie in 18 gare più il 3-0 d’ufficio sul Pro Piacenza).
Da allora (playoff del 2021 compreso), la Pro Patria ha contabilizzato la vittoria in sole 29 gare interne su 105 (28%). Numeri difficilmente compatibili con l’obiettivo mantenimento della categoria. E il fatto che il target salvezza sia stato invece sempre raggiunto costituisce un’evidente anomalia. Compensata dalla buona produzione in trasferta (superiore a quella in casa in 3 delle ultime 5 stagioni). Complicato trovare le motivazioni di questo imbarazzo speroniano. Giustificato forse dalla decrescente affluenza (742 spettatori medi nelle 53 gare delle ultime 3 annate post Covid) che annacqua il fattore campo.
Dazi all’esportazione
Sia come sia, per restare aggrappata alla speranza playout (oggi vanificata dal meno 9 dalla Pro Vercelli), la Pro Patria dovrà necessariamente andare a fare punti (rigorosamente al plurale), su campi non esattamente favorevoli come i 5 a venire. Cioè, domenica a Trento (una vittoria quasi 50 anni fa nel ‘76 in 11 precedenti), domenica 16 a Trieste (4 successi in 31 trascorsi, l’ultimo il 4 febbraio 2024 a Fontanafredda), domenica 30 a Verona con la Virtus (2 sconfitte in 3 precedenti esterni), sabato 12 aprile con la Pro Vercelli (una sola vittoria negli ultimi 46 anni), e infine venerdì 25 aprile a Crema con la Pergolettese (perse 4 delle ultime 7 in assoluto). Insomma, c’è davvero poco da stare allegri. Ma guardarsi indietro conta il giusto. Meglio dare un’occhiata in avanti. Provando ad invertire un destino che non può essere già segnato a 9 gare dall’epilogo.
Giovanni Castiglioni