L’istruttore Matteo Anzani del Budokai Ispra si racconta parlandoci della realtà varesotta e della propria disciplina. Diversi i temi toccati: dalle competizioni finora affrontate ai metodi di preparazione, passando per gli stage svolti fino ad esprimere anche la sua opinione sul Judo alle Olimpiadi.

Istruttore Anzani, segue lei i judoka agonisti?
“Sì, sono responsabile del settore agonistico per adolescenti e adulti. Inoltre, gestisco l’attività per bambini e ragazzi dai tre ai dodici anni. Il Maestro Scolari cura la formazione “accademica”, trasmettendo i valori tradizionali del Judo con attenzione agli aspetti educativi, relazionali e umani. Grazie a questo lavoro coordinato abbiamo ottenuto recentemente quattro nuove cinture nere nella nostra palestra”

Come viene articolato il percorso formativo dei vostri judoka?
“Per i bambini in età prescolare (3-5 anni) organizziamo corsi di mini-Judo, in cui avviene un primo approccio al tatami. I piccoli imparano a cadere in sicurezza, sviluppano le abilità motorie e iniziano a lavorare in modo individuale, a coppie e in gruppo. Insegniamo anche i valori morali del Judo, come il rispetto per i compagni e per i maestri, l’amicizia e l’autocontrollo. Dai 6 ai 12 anni, i bambini iniziano a partecipare alle prime competizioni, che hanno uno scopo educativo. Tutti i partecipanti hanno la possibilità di vivere l’emozione della gara e vengono premiati, anche solo per la loro partecipazione. Per adolescenti e adulti proponiamo almeno tre allenamenti settimanali, affiancati da sessioni integrative dedicate al potenziamento fisico e alla preparazione per le competizioni. Lavoriamo con impegno per applicare nel migliore dei modi ciò che si apprende in palestra o nel dojo”.

Avete anche delle atlete?
“Sì, abbiamo diverse judoka in crescita, tra cui una sedicenne promettente. Fino ai sedici anni i nostri atleti partecipano a gare locali, con l’obiettivo di farli vivere esperienze sicure, e anche accrescere il loro senso di autoefficacia. Successivamente, con la crescita agonistica ed educativa, possono competere a molti più eventi, anche con trasferte d’oltralpe”.

Avete già partecipato a delle competizioni?
“Sì, sono anni che svolgiamo competizioni. Da inizio anno, con il gruppo attuale abbiamo preso parte a diverse gare, una a Castronno e una a Solbiate Arno, dove abbiamo ottenuto svariate medaglie in entrambe le competizioni. Inoltre, abbiamo partecipato a tre gare in Svizzera: una nel Canton Ticino ai Campionati Ticinesi, dove abbiamo raggiunto un primo e un terzo posto, poi nel Cantone di San Gallo alla gara ranking 500 di Rheintal, siamo riusciti a conquistare un terzo posto nella categoria 90kg, infine alla gara ranking 500 di Oesingen nel Canton di Berna, dove abbiamo sfiorato i podi ma i nostri atleti si sono distinti con dei buoni incontri. Prossimamente abbiamo pianificato due gare prima della pausa estiva dalle competizioni, una nostrana a Castronno mentre l’altra più di rilievo si svolgerà in Svizzera nel cantone di San Gallo”.

Che impressione ha del livello judoistico in Svizzera?
“In generale, ho osservato un buon livello sia degli atleti sia dell’arbitraggio. Durante gli incontri ho notato che gli arbitri tendono a dar più tempo nella prosecuzione del combattimento al suolo, dando così la possibilità di lottare a terra. In Italia, invece, se si va a terra, spesso non si offre spazio di lavoro facendo fermare l’azione; personalmente reputo che sia un peccato non dare spazio anche al seguito al suolo”.

Avete partecipato a degli stage?
“Sì, per esempio recentemente abbiamo preso parte a uno stage importante in Ticino con Joshiro Maruyama, giovane campione del mondo giapponese, che durante l’allenamento ha mostrato e spiegato l’esecuzione di alcune delle sue tecniche. Inoltre, partecipiamo a corsi tecnici locali, e ad eventi di formazione”.

Cosa pensa del Judo alle Olimpiadi?
“Il Judo che vediamo in TV è fortemente orientato all’aspetto agonistico e finalizzato al risultato; lontano da quello che insegniamo ai bambini e ai ragazzini. Tuttavia, credo che l’aspetto educativo e formativo della disciplina si noti ancora, ad esempio nel comportamento degli atleti, anche semplicemente con il reciproco saluto tra avversari, che avviene sia all’inizio sia alla fine del combattimento”.

Obiettivi futuri?
“Vogliamo rafforzare il gruppo dei giovani e quello degli agonisti, per portarli a gareggiare in Lombardia e in altre regioni d’Italia, in Svizzera e in altre competizioni oltre confine. Intendiamo far crescere i più piccoli sia dal punto di vista tecnico sia educativo, e formare al meglio tutti i nostri judoka, anche sul piano umano e sociale”.

Nabil Morcos

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