Ci sono concetti nel mondo dello sport che spesso vengono abusati, utilizzati impropriamente come iconografia di una narrativa che, a seconda delle stagioni e dell’andamento delle stesse, viene utilizzata per raccontare, per descrivere, quella determinata stagione sportiva.

Concetti come quello di famiglia, di popolo, di senso di appartenenza viscerale ad una determinata società tanto da sentirla una cosa propria. Ecco questi concetti quando si parla di Pallacanestro Varese non sono per nulla abusati ma sono solo la pura verità, sono il vero segreto probabilmente della sopravvivenza di una storia che va avanti da 80 anni.

La dimostrazione ennesima c’è stata questo weekend, perché nella vittoria della OJM su Napoli per 87-97 che vale una grossa fetta della torta salvezza c’è tanto, tantissimo, di quell’abbraccio spontaneo, ricco di amore, di passione di sentimento che la gente della Pallacanestro Varese ha voluto dedicare alla squadra sul piazzale del Campus prima della partenza per la Campania. Non sarà stato come il momento pre partenza per Trieste due anni fa, al primo match post penalizzazione, ma la carica emotiva, morale del gesto hanno avuto lo stesso effetto e la stessa valenza sul gruppo di Kastritis.

Un gruppo sorpreso, quasi scioccato, sabato, dal gesto della gente biancorossa, perché diciamolo, in una stagione così, dopo il suicidio con Cremona, trovare un tifoso con la voglia di dare l’ennesima possibilità a questa squadra era davvero complicato. Lo era per tutti i tifosi normali, non quelli della Pallacanestro Varese, che a Napoli gioca la miglior partita del recente periodo e che lo fa spinta e sospinta dal proprio capitano, Matteo Librizzi, uno che sa cosa vuol dire essere tifoso della Pallacanestro Varese, esserne parte in maniera viscerale, sentire questa società come una cosa propria, uno che dall’altra parte della barricata c’è stato.

Chi non crede a questa forza non tangibile non ha capito nulla del mondo Pallacanestro Varese, raccolto nella risposta di una tifosa sul piazzale del Campus a diretta domanda di un giornalista: “Signora, oggi per forza bisognava essere qui per sostenere la squadra“, “Non per forza ma per amore” risponde lei: ecco, la Pallacanestro Varese è tutta qui, la vittoria di ieri sera è tutta qui e forse anche la missione salvezza si riassumerà tutta in questa frase.

Alessandro Burin

Articolo precedenteTriplice fischio, il Futsal Varese tira le somme. Martino: “Annata che deve servirci per crescere”
Articolo successivoI social post Varese-Chisola: “Più grinta: pro o contro? Serve un sergente, piena fiducia nella famiglia Rosati”

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui