
Mentre il mondo della Serie D si accinge ad entrare nel vivo della post-season (tra playoff, playout e Poule Scudetto), il Varese deve necessariamente iniziare a guardare al futuro. Il pareggio di Gozzano ha ufficializzato il sesto posto biancorosso, risultato davvero deludente se si considerano le ambizioni di inizio estate. Una squadra sulla carta più forte di quella dell’anno scorso ha fatto peggio e, numeri alla mano, resta Corrado Cotta l’allenatore con più punti nella storia del Città di Varese (66); vero che, aggiungendo i sei maturati contro l’Albenga, i biancorossi avrebbero chiuso a 67, ma poiché i liguri sono stati estromessi dal campionato è come se quelle due partite non fossero mai esistite, ragion per cui ci si ricorderà dei 61 con cui è andato in archivio il campionato (due punti in meno rispetto ai 63 dell’annata Rossi/Porro culminata con il trionfo playoff di Sanremo, ma comunque meglio -e serviva poco- del primo anno in Serie D chiuso a 42 e della disastrosa stagione della retrocessione ai playout con 33).
Inevitabile, pertanto, trovare un punto di svolta e farlo nella maniera più positiva possibile. Se a ragion veduta si può parlare di fallimento sportivo, è altrettanto giusto sottolineare gli aspetti positivi di un’annata che può insegnare molto. I valori individuali del gruppo sono indiscutibili, ma è palesemente mancato qualcosa a livello di alchimia; trovare il collante giusto, ovvero l’allenatore perfetto (Unghero potrebbe esser destinato a Gavirate?), non è mai impresa semplice e la guida tecnica presuppone già di per sé la necessità di inserire nell’equazione un direttore sportivo altrettanto pronto a costruire e gestire un gruppo vincente.
Di nomi se ne sono fatti e se ne faranno: di certo sarà imperativo anticipare la concorrenza e non farsi trovare impreparati, arrivando sin dal primo giorno di ritiro con un gruppo quanto più possibile completo e consapevole dell’obiettivo da perseguire. Fallito l’all-in su Floris e Montanaro (quest’ultimo già al lavoro con il Fasano), profili giovani e in rampa di lancio, la sensazione è che la dirigenza possa affidare il neonato corso del Varese Football Club ad una coppia navigata: un direttore sportivo e un allenatore con esperienza (per quanto questo non sia affatto garanzia di successo) potrebbe essere la chiave vincente a patto, ovviamente, di abbinare la costruzione di una squadra di primissima fascia. Per farlo sarebbe indispensabile mantenere l’ossatura portante di quest’anno, ponendo come pilastri soprattutto i leader caratteriali (le qualità sono “facili” da trovare); andranno poi inseriti i tasselli giusti, a cominciare dagli imprescindibili under, portando alla corte del Sacro Monte (anche se l’ipotesi di giocare a Gavirate sembra sempre più concreta) elementi pronti e funzionali al salto di categoria. Alcione e Bra ne sono la prova: la continuità paga.
Matteo Carraro