
Il numero uno del settore giovanile del Varese Massimo Foghinazzi ha giustamente tratto un bilancio pienamente positivo dell’annata dell’Agonistica biancorossa e a suggellare la splendida stagione è arrivato il trionfo degli Allievi Provinciali di Alessandro Addabbo: l’Under16 bosina non solo ha vinto il Girone A conquistando la promozione ai Regionali, ma si è anche aggiudicata il titolo onorifico di Varese piegando 4-1 il Cantello Belfortese.
Anche l’Under16 ha dunque raggiunto l’obiettivo stagionale completando (in vista dell’anno prossimo) la filiera regionale di un vivaio in rampa di lancio. Merito del gruppo, ovviamente, ma anche e soprattutto di chi ha saputo plasmarlo e accompagnarlo nel suo percorso di crescita. “Varese non poteva avere una categoria fuori dai Regionali – dichiara mister Addabbo – e la nostra squadra è stata costruita con il chiaro intento di vincere il campionato: l’obiettivo è stato centrato, ma il cammino non è certo stato in discesa visto che in situazioni del genere non può che emergere enorme pressione”.

Andando per l’appunto a ritroso, l’obiettivo era stato dichiarato fin dal principio: com’è nata questa squadra?
“Faccio subito i miei complimenti all’area scouting perché ha messo insieme un gruppo di ragazzi che avevano già vinto il Provinciale o che avevano comunque giocato un Regionale, anche se magari non da protagonisti. Abbiamo costruito un bel gruppo tra 2009 e 2010, giocando con sette ventesimi della rosa sotto età: era inevitabile aver bisogno di tempo per creare la giusta amalgama, ma fin dai primi istanti, confrontandoci in amichevole contro Regionali e Elite di pari età, erano emerse qualità importanti chiaramente al di là del risultato. Traslarle in campionato non è stato semplice, a maggior ragione perché avevamo contro squadre di tutto rispetto come Bosto e Ispra, retrocesse dai Regionali, o Arsaghese e Jeraghese che sono state costruite davvero bene”.
Vincere non è mai scontato a nessun livello: come avete affrontato questa stagione?
“Ho parlato di pressione e volutamente, fin dal principio, ce la siamo sobbarcata io, il mio braccio destro Samuele Leone e Cosimo Bufano. Ho avuto la fortuna di avere un gruppo splendido, dentro e fuori dal campo, per cui ai ragazzi ho semplicemente detto di giocare a calcio dimostrando il proprio valore. Non è stato un campionato semplice perché, tolte quattro o cinque squadre, le altre giocavano molto sulla fisicità; la nostra filosofia, invece, impone di arrivare al risultato con il gioco e questo approccio ha pagato. Ben presto, ed è la cosa che più ci grafitica, tutti hanno preso consapevolezza della maglia pesante che indossavano”.
Le comprensibili difficoltà inziali vi hanno portato a “inseguire” nella prima parte di stagione; poi, dal momento del sorpasso, è arrivato l’allungo. Cos’è cambiato?
“In primis voglio sottolineare la vicinanza e il pieno supporto da parte della dirigenza malgrado non fossimo al comando. A metà stagione eravamo a -3 dall’Ispra e -2 dal Bosto, e proprio contro quest’ultimi era arrivata a novembre la nostra ultima sconfitta: da quel momento, quando tutti hanno capito cosa volesse dire vestire la maglia del Varese, abbiamo cambiato passo inanellando le 18 vittorie consecutive che ci hanno portato al titolo”.
E, a corredo della stagione, è arrivato anche il titolo onorifico: che valore ha quella partita?
“Al di là del risultato, per me è stato fantastico ritrovare in campo all’ultima partita stagionale tutti i principi e i concetti di gioco su cui avevamo lavorato fin dalla scorsa estate. Mi ha fatto piacere vedere una squadra scendere in campo con la testa libera e a cuor leggero, provando giocate che magari in altri momenti non si fanno per paura o chissà cos’altro. Vincere, poi, è stata un’ulteriore incredibile soddisfazione perché ci ha permesso di poter festeggiare sul campo tutti insieme”.

Cosa ne sarà di questo gruppo?
“I 2009 potranno competere nel Regionale avendo accumulato una bella esperienza quest’anno, mentre i 2010 saranno catapultati in Elite: già da quest’anno, però, consapevoli che il Provinciale non doveva essere il nostro livello, ci siamo abituati a lavorare in settimana con i ritmi e l’intensità di un campionato regionale e sono certo che tutti i ragazzi arriveranno pronti alla prossima stagione. La sfida più importante è sempre dopo quella appena passata e il mio intento era far passare questo concetto ai ragazzi. Il mio futuro? Io sono prima di tutto un tifoso del Varese, da piccolo ero un abbonato fedelissimo, ed essere qui contribuendo alla crescita del movimento ha per me un valore doppio. L’idea è quella di rimanere e con la società stiamo vagliando varie opzioni”.
A tal proposito, cosa ne pensi della crescita globale del settore giovanile?
“Ne sono davvero entusiasta perché non era semplice o scontato raggiungere tutti gli obiettivi prefissati: non dimentichiamo che il nostro vivaio è giovanissimo e attirare qui buoni profili era tutt’altro che facile. Il nuovo Centro Sportivo delle Bustecche è stato un enorme valore aggiunto: allenarsi e giocare su questi campi dà sicuramente qualcosa in più e aver completato la filiera regionale aumenta ancor di più l’attrattività. E di tutto il movimento giovanile ne beneficerà la Prima Squadra: dobbiamo essere orgogliosi dei passi in avanti che tutti noi stiamo compiendo e l’augurio è di poter continuare su questa strada”.
Matteo Carraro