
Il sogno di diventare un calciatore con l’Inter nel cuore. Questo è ciò che Edoardo Cornelli vive ogni giorno, cercando di portare avanti quella passione che gli è stata tramandata da un amico del papà e soprattutto dal nonno, in materia calcistica. Il nerazzurro come abbinamento di colori a segnare un’identità, a costruire una personalità di un giocatore votato al sacrificio ed al lavoro in settimana per ottenere grandi risultati in campo, al di là di tutto, anche degli infortuni, pesanti, che lo hanno colpito. Nell’ultima stagione alla Vergiatese proprio due stop muscolari ne hanno minato il rendimento, ma la fame e la voglia di riprendersi ciò che la sfortuna gli ha tolto è tantissima in vista della nuova annata che sta per iniziare.
Come nasce la sua passione per il calcio?
“La mia passione per il calcio arriva da mio nonno materno e un amico di mio papà. Entrambe interisti, mi hanno portato fin da piccolo allo stadio facendomi appassionare in maniera smisurata al calcio ed ai colori nerazzurri”.
Mi racconti un pò del suo percorso fino ad oggi…
“Ho iniziato a giocare al Bosto, successivamente sono passato al Varese del post primo fallimento, poi sono andato alla Solbiatese due anni prima di tornare in biancorosso per giocare la Juniores Nazionale con mister Porro, seppur sotto età. L’anno successivo è stato il migliore per me con mister Unghero in panchina che mi ha dato la fascia di capitano in una stagione nella quale ho collezionato anche due panchine in Serie D. Dopo questa esperienza sono passato alla Vergiatese in Eccellenza grazie a Verdelli, pur sempre sotto età, in un’esperienza dove mi son riuscito a togliere tante soddisfazioni nonostante due infortuni muscolari che in quest’ultima stagione mi hanno falcidiato”.
Il suo idolo? Soprattutto in relazione al suo ruolo di mezz’ala tutto fare?
“Il mio idolo da piccolo era Ronaldo il Fenomeno, ora mi ispiro a Barella. Per senso di appartenenza, cuore, grinta, personalità e qualità tattiche è un esempio”.
Da interista sfegatato, come ha vissuto quest’ultima stagione chiusa con zero trofei nonostante i nerazzurri fossero in lizza per vincere tutto?
“Ha confermato l’anima pazza dell’Inter. Noi tifosi dobbiamo imparare a convivere con questo, penso però che serva equilibrio, perché è vero che non abbiamo vinto nulla ma è altrettanto vero che siamo arrivati a giocarci tutto fino alla fine e da qui bisogna ripartire”.
Prima mi diceva che nell’ultima stagione ha subito due infortuni pesanti. Come ha reagito mentalmente a questa situazione?
“Non è stato sicuramente facile affrontare una situazione di questo tipo ma mi ha aiutato molto a crescere. Non è il primo infortunio pesante che sono chiamato a superare visto che ai tempi del Varese avevo dovuto andare oltre la pubalgia, ma gli infortuni fanno parte del gioco, l’importante è essere bravi a cambiare focus nel momento in cui bisogna recuperare, mettersi al lavoro e cercare di tornare in forma il prima possibile senza forzare però il recupero. Non bisogna mai arrendersi o farsi scoraggiare”.
In vista dell’anno prossimo, invece, quali sono le prospettive?
“So che non rimarrò alla Vergiatese, è una cosa che mi fa male ma devo accettarla. Vorrei mantenere la categoria però so che dopo una stagione così non è facile. Se dovessi scendere in Promozione vorrei farlo per una società che punta a vincere, poi ogni cosa me la dovrò guadagnare sul campo”.
Alessandro Burin