13.4 punti, 4.9 rimbalzi e 2 assist di media. Sono questi i numeri di Elisée Assui all’Europeo Under 20 di Grecia appena conclusosi con il trionfo azzurro a dodici anni di distanza dall’ultima volta. Numeri che dicono tanto ma non tutto di quello che è stato l’impatto dell’ala biancorossa sul gruppo di coach Rossi: determinante, decisivo, essenziale.

In quel di Heraklion il giovane Assui ha fatto un ennesimo step di crescita fondamentale nella sua carriera, figlio di quello che è stato il percorso costruitogli attorno in casa Pallacanestro Varese che, al di là delle questioni meramente tecniche, tattiche o fisiche, nell’alternanza tra serie A e Serie B Interregionale, ha permesso ad Eli di crescere moltissimo sotto il punto di vista caratteriale e della leadership, tanto da arrivare poi ad ergersi a leader di un gruppo di coetanei senza alcun tipo di problema. Anche questo è stato uno dei segreti del suo successo con la Nazionale che lo stesso Assui ci racconta così.

Che effetto fa avere al collo la medaglia d’oro di un Europeo?
“E’ qualcosa di pazzesco. Non ci siamo ancora resi conto di quanto fatto. Alla sirena finale del match con la Lituania eravamo davvero increduli di essere riusciti a vincere questo titolo”.

E’ il suo primo grande trionfo in carriera, che sapore ha?
“Dolcissimo. Partita dopo partita sentivamo crescere l’attenzione intorno a noi leggendo che era da dodici anni che non si portava a casa questo titolo e da 8-9 anni, mi sembra, che non arrivavamo agli ottavi di finale. Quindi, inizialmente, il nostro primo obiettivo era quello di entrare tra le prime 8 del torneo. Poi è chiaro una volta arrivati lì ce la siamo giocata, abbiamo sempre creduto in noi stessi perché sapevamo di essere una bella squadra e lo abbiamo dimostrato. Questo primo trionfo per me è qualcosa di bellissimo che mi riempie di orgoglio”.

Cos’è scattato in voi che vi ha permesso di arrivare a questo successo?
“Come ti ho detto, siamo stati un gruppo pazzesco che amava stare insieme. Ci conoscevamo a meraviglia e in campo ci trovavamo benissimo”.

Qual è stato il punto di svolta di questo Europeo?
“La sconfitta nel girone con la Germania. Abbiamo fatto video subito dopo e ci siamo accorti di come non stessimo giocando il nostro basket, stavamo andando ad un ritmo troppo lento, non ci riconoscevamo. Quella caduta ci ha permesso di farci un esame di coscienza e da quel momento abbiamo trovato la nostra vera identità di squadra”.

Siete arrivati a giocare solo in 8 la finale. In quel momento cosa avete tirato fuori?
“Tanto cuore. Arrivati a quel punto, sinceramente, la stanchezza passa in secondo piano, sei talmente concentrato, hai talmente tanta carica in corpo che non senti la stanchezza. Sapevamo di dover gestire al meglio la situazione falli e quello era il pensiero più grosso ma devo dire che ce la siamo cavata bene”.

Durante la stagione mi ha raccontato più volte di come giocare questo Europeo per lei fosse motivo di grande orgoglio, certo che poi performare come ha fatto penso sia una soddisfazione ancora maggiore…
“Assolutamente sì. E’ stata l’ennesima risposta al lavoro che sto facendo ormai da un pò di anni a Varese. Per me era un modo per confrontarmi con il resto d’Europa e mi ha fatto capire molto a che livello sono ma soprattutto su cosa devo migliorare. Mi ha dato una bella iniezione di fiducia e consapevolezza nei miei mezzi ed in quello che sto facendo giorno dopo giorno in palestra”.

La vostra è stata una vittoria con un valore anche più alto del mero sportivo, visti gli insulti razzisti che vi hanno colpito sui social…
“Sì è stata una risposta anche a questo. Personalmente, ma così come anche i miei compagni, abbiamo preso quegli insulti razzisti come stimolo. Sono stato abbastanza incredulo di leggere certe cose sui social, con i miei compagni ci siamo sempre detti che noi siamo la Nazionale Italiana e che non esiste colore della pelle che possa cambiare questa cosa. Devo dire che poi, dopo la vittoria, ho visto tanta gente che magari prima ci ha disprezzato, salire sul carro dei vincitori e questa cosa non mi è piaciuta, però non voglio dargli peso, perché abbiamo già risposto sul campo a tutto e tutti”.

Tornando al campo, quanto il percorso di crescita caratteriale con Varese l’ha aiutata poi ad essere leader in questo torneo?
“Molto. Il lavoro che ho fatto con Varese soprattutto l’anno scorso in alternanza tra Serie A e B Interregionale mi ha fatto crescere tanto dal punto di vista caratteriale. Ho cercato di fare miei tanti esempi che vedo ogni giorno in palestra, Libro su tutti in qualità di capitano. Ho provato a rubargli qualcosa dalla sua capacità di trascinare il gruppo e l’ho portata in quest’avventura, devo dire con ottimi risultati fortunatamente. E’ una cosa, quella di trascinare i compagni, che mi è venuta naturale e che penso rappresenti un altro passo in avanti nel mio percorso di crescita”.

Che idea si è fatto sulla Varese che sta nascendo?
“Sinceramente ho seguito poco, ero completamente concentrato sulla Nazionale. Ieri però ho avuto modo di parlare subito con Librizzi e chiedergli un pò come sono i nuovi compagni che non vedo l’ora di conoscere”.

Quanto è felice di essere rimasto a Varese e quanto è carico in vista della prossima stagione?
“Rispondo a entrambe le domande dicendo: moltissimo. Ho fortemente voluto rimanere a Varese e devo ringraziare tutti i tifosi per il calore e l’affetto che mi hanno fatto sentire in queste settimane. Non vedo l’ora di tornare al Campus per lavorare con coach Kastritis che mi ha scritto e seguito per tutto l’Europeo, dandomi tanti consigli utili. Sono carichissimo in vista della nuova stagione, voglio provare a regalare qualcosa di unico ai tifosi di Varese, perché se lo meritano”.

Alessandro Burin

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