
Dopo la presentazione a sponsor e consorziati di ieri sera, inizia oggi, mercoledì 17 settembre, il valzer delle conferenze stampa di presentazione dei nuovi arrivati in casa Pallacanestro Varese. Nella location di Agricola, sponsor dei biancorossi, è il giorno di Nate Renfro e Tazé Moore, affiancati dal GM biancorosso Horowitz e dal titolare del negozio, Giacomo Brusa che apre così la conferenza stampa: “Come da tradizione, abbiamo l’onore di poter ospitare la Pallacanestro Varese ed i nuovi giocatori. La società è un pezzo della nostra storia e città e da anni siamo orgogliosi di essere parte di questa famiglia, supportandola quali grandi appassionati di basket”.
Prende poi la parola Max Horowitz per presentare Moore e Renfro, partendo da quest’ultimo: “Nate è un giocatore che abbiamo seguito per tutto l’anno già da quando era a Sassari. Conosce bene il campionato e siamo orgogliosi di averlo portato ad indossare la nostra maglia. Moore è due anni che gli stiamo sotto, abbiamo atteso il momento giusto per portarlo in Italia e in queste settimane ci ha già dimostrato la sua forza ed il suo talento”.
RENFRO
“E’ un mese ormai che siamo qui, abbiamo trovato tutte ottime persone che ci permettono di esprimerci e lavorare al 100%. Ci manca un giocatore molto importante come Nkamhoua che arriverà stasera e non vediamo l’ora di conoscerlo. Speriamo di dare grandi gioie ai tifosi quest’anno”.
COSA NON HA FUNZIONATO A SASSARI L’ANNO SCORSO E SU COSA VUOLE MIGLIORARE A LIVELLO PERSONALE: “L’anno scorso ho dovuto provare ad adattarmi ad uno stile di gioco molto diverso rispetto a quello a cui ero abituato. Ho fatto qualche partita in cui a sprazzi ho dimostrato quello che potevo fare ma senza mai trovare continuità. A gennaio poi mi son fatto male e la mia stagione è finita lì, mentre finora qui a Varese ho già trovato un sistema molto più adatto alle mie caratteristiche”.
IL LIVELLO DELLA SQUADRA E GLI OBIETTIVI: “Nkamhoua ha fatto delle partite in cui ha marcato Jokic, Antetokounmpo, mettendoci grande fisico e reggendo bene l’impatto. La sua presenza in area ci darà una grande mano e ci permetterà di aumentare le rotazioni. so bene che in Italia ogni domenica è una battaglia ma ci faremo trovare pronti”.
LUI QUALE ARCHITRAVE DIFENSIVO DELLA SQUADRA: “Sono molto fiero del mio lavoro difensivo ed il nostro sistema esalta le mie qualità negli aiuti difensivi e sui tanti cambi che andiamo a fare in questo sistema di gioco. Mi sto trovando davvero bene e penso sia il giusto contesto dove poter esprimere tutto il mio potenziale difensivo”.
MOORE
“Sono rimasto molto soddisfatto dal primo impatto avuto con questo mondo, soprattutto in relazione alle richieste ed al modo di allenare di coach Kastritis. Vengo da esperienze diverse, perché il livello in G-League e NBA è totalmente un’altra cosa: qui ci viene chiesto di dare sempre il 100% ogni giorno e questo mi stimola. Uno dei nostri obiettivi è quello di far vedere ai nostri tifosi un livello di pallacanestro molto alto”.
IL LIVELLO DELLA SQUADRA E GLI OBIETTIVI: “Ho visto Nkamhoua all’Europeo e devo dire che è un giocatore davvero atletico, che mette grande intensità in campo ed ha anche un’ottima tecnica, quindi sono certo ci saprà dare una grande mano. Penso che con lui il nostro livello possa crescere sempre più, grazie anche alle diverse esperienze che ognuno di noi porta all’interno del gruppo. Ci sono momenti dell’allenamento in cui ci rendiamo conto di poter ambire ad ottimi risultati, starà tutto poi nel trovare la concentrazione giusta per portare avanti ogni giorno il nostro processo di crescita come squadra”.
IL SUO RUOLO OFFENSIVO: “Finora in carriera ho sempre amato più attaccare il ferro che tirare da fuori ma so bene che per essere un giocatore completo, soprattutto qui in Europa, devo migliorare nel tiro non solo a livello di tecnica e quindi di efficacia ma anche e soprattutto a livello di scelte, ossia quando prendere o non prendere una conclusione”.
COSA LO HA SPINTO A LASCIARE L’NBA E LA G-LEAGUE PER VARESE: “Il tipo di gioco ed il livello tra Stati Uniti e l’Italia è molto diverso. La pallacanestro è uno sport di squadra ed in Europa questo è molto più importante rispetto alle individualità dei singoli. In America si lavora molto di più sulle individualità e quelli come me, più atletici ma meno tecnici, non vengono rispettati al 100% dagli arbitri e questa è una cosa che ho sofferto molto. Facendo il grande salto dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, invece, mi aspetto che questo non ci sia e che non si lavori solo sulle individualità ma anche molto di più sulle dinamiche di squadra”.
Alessandro Burin