
Per vincere ci serve essere di più squadra, lavorare bene ogni giorno in allenamento ed essere uniti poi in partita. Un concetto chiaro anche se, in questo momento, non di facile applicazione in casa Pallacanestro Varese, che termina la preseason con la sesta sconfitte in 9 partite disputate, contro Reggio Emilia per 74-80.
Un concetto, quello di saper essere squadra, ripreso in pochi giorni sia da Olivier Nkamhoua che da coach Kastritis nel post sfida con la UNAHOTELS, a centrare maniera chiara uno dei problemi, palesati finora, di questa Openjobmetis. Tanti singoli, tra l’altro alcuni davvero fuori fase (Moody su tutti, ma anche Assui e Librizzi) ma non un corpo unico in grado di muoversi in una sola direzione e con una sola direttrice, che poi era stata la vera forza dall’arrivo in corsa del coach greco nella passata stagione.
Un’identità di squadra tutta ancora da trovare e da costruire e che, vuoi per assenze obbligate, vuoi per infortuni, durante il precampionato non ha mai permesso a questa squadra di giocare al completo. Una scusa? Nemmeno a parlarne, anche perché altre squadre (vedasi Tortona dell’amichevole nella nuova Cittadella dello Sport piemontese, o Cremona al Trofeo Lombardia, ad esempio) non erano al completo come la Pallacanestro Varese, eppure sono riuscite a vincere. Non una scusa ma sicuramente una componente di alcuni problemi chiari evidenziati in questa preseason: principalmente l’approccio alle partite e la lotta a rimbalzo. Queste due situazioni di gioco, nelle quali rientra in maniera forte la capacità di essere gruppo, a cui poi si affianca in maniera netta l’efficacia difensiva, sono quelle sulle quali la mancanza di chimica, conoscenza e affinità tra i singoli ha pesato di più.
Poi ci sono i problemi tecnici, per una squadra che tira tanto e malissimo da tre punti, oltre che quelli fisici di un gruppo che, come al solito e come tutti gli anni ormai, manca di stazza e muscoli sotto le plance ma qui abbiamo capito che è una partita persa a prescindere per una tipologia di giocatore che non si vedrà ai piedi del Sacro Monte fino a che ci sarà questo corso societario.
In mezzo a tanti problemi, ci sono però anche delle note liete e che fanno ben sperare, come il carattere di Moore, la grinta di Villa e la qualità nelle mani di Alviti, rimasta immutata e sicuramente una certezza per Kastritis ed i compagni. A queste, si accompagnano i 15′ finali con Reggio, dove si è visto un primo sprazzo, finalmente, di quella squadra arcigna e affamata in difesa, capace di mettere pressione, recuperare tanti palloni e correre in transizione che poi è l’immagine di Pallacanestro Varese che Kastritis e non solo, vogliono vedere in questa stagione che sarà dura e complicata come le altre, forse ancora di più e che va affrontata come una squadra perché: “il basket è semplice, se non giochi da squadra non vai da nessuna parte“.
Alessandro Burin