La vertigine non è, paura di cadere ma voglia di volare“. Cantava così Lorenzo Cherubini, arte Jovanotti, nella sua splendida “Mi fido di te” del 2005 ed in questo concetto si può ben riassumere il successo per 102-105 della Pallacanestro Varese sul parquet del PalaSerradimigni contro la Dinamo Sassari nella prima giornata del campionato di LBA 2025/2026.

La vertigine di una vittoria conquistata dopo 40′ fatti di tanti sali e scendi, soprattutto difensivi, figli di un’identità ancora tutta da trovare, figli di una chimica di squadra ancora tutta da costruire, figli di una filosofia di gioco ancora tutta da introiettare dentro ogni singolo interprete per essere poi realmente efficace.

La vertigine portata dall’assenza di Renfro che sembrava presagio di sventura alla vigilia di una partita determinante visto il calendario più che ostico che attende i biancorossi nelle prime 8 giornate e che subito alla prima la poneva di fronte ad una squadra che proprio sotto le plance può contare su un parco lunghi atletico, fisico ed in grado di dare più di un grattacapo.

La vertigine di arrivare a questa partita dopo un precampionato giocato sottotono, condito dalla peggior sconfitta della storia biancorossa, mutilato da un’incompletezza di roster che ne ha segnato tutto il percorso e che ha reso molto complicata poi la conoscenza di squadra, sia a livello tecnico che tattico.

Poi c’è stata la paura di cadere, più volte, quando Sassari a metà secondo quarto è rientrata riportando alla luce quei blackout difensivi che ancora attanagliano questa squadra.
La paura di cadere, quando nel terzo quarto i sardi hanno cercato di scappare più volte trovando una Varese spesso svagata soprattutto nei recuperi delle transizioni difensive.
La paura di cadere quando i falli hanno reso ancor più complicate le rotazioni a coach Kastritis, costringendolo anche a dei quintetti improbabili.

Infine, però, c’è stata, più forte di tutto, la voglia di volare sulle ali delle ali (perdonateci il gioco di parole): quelle di Alviti, che riparte da dove aveva lasciato, quale leader tecnico di questa squadra; quelle di Nkamhoua, che dopo un tempo passato a prendere le misure, domina letteralmente la partita, andando a lottare da solo nel pitturato sardo contro tre avversari differente e vincendo sempre la contesa; la voglia di volare di capitan Librizzi che non fa rimpiangere l’ennesima prova negativa di Moody; la voglia di volare di un gruppo che, a differenza del precampionato, non si abbatte nei momenti di difficoltà ma rimane unito, compatto, coeso e forte mentalmente, andando a conquistare così un successo fondamentale che apre la settimana del derby con Milano, dove la voglia di volare dovrà essere il mantra da custodire per provare a scrivere un’impresa sulla carta poco pronosticabile.

Alessandro Burin

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