
Dalla teoria alla pratica: il primo grande passo di Alessandro Unghero è stato compiuto ieri sera all’Arena Arredo Più di Varese e gli applausi con cui è calato il sipario sul “1° evento di Mental Coach per calciatori” ne testimoniano il successo. Una lezione di sport ma soprattutto di vita, anche se il termine “lezione” è abbastanza improprio. Fin da subito, infatti, alla presenza di giocatori e allenatori (ma non solo) è andato in scena un autentico confronto interattivo volto a stimolare il dialogo e la riflessione sull’importanza della condizione mentale in relazione alla prestazione fisica. E, non a caso, sono stati i silenzi le parti più importanti: indice del fatto che le parole di Unghero hanno lasciato il segno smuovendo qualcosa nelle coscienze dei presenti.
Lo stesso Unghero, dopo essersi scrollato via quel filo di inevitabile tensione iniziale (lasciandosi andare subito ai doverosi ringraziamenti rivolti al padrone di casa, alla famiglia, ai presenti e in chi ha sempre creduto in lui), ha cambiato radicalmente volto, facendosi guidare dall’energica passione per il suo lavoro che si è ormai trasformato in una ragione di vita: mettere chiunque nelle condizioni giuste per conseguire i propri obiettivi e ottenere il massimo in contesti lavorativi, sportivi e relazionali. La parola chiave in tal senso è “vittoria”.
Per introdurre il metodo “Play to Win”, Unghero si è subito rivolto al pubblico con l’interessante domanda “Che cos’è per voi la vittoria?”. Le tante risposte variegate, frutto di esperienze e obiettivi diversi, hanno subito acceso un bel confronto costruttivo che ha stimolato importanti riflessioni in merito al tema “giocare per vincere”. Da lì è iniziato nel concreto il corso, con Unghero che ha sviscerato ogni singolo aspetto nel dettaglio. Per vincere, a prescindere dal contesto, non si può prescindere da performance (fisica o meno che sia), benessere (stare bene con noi stessi è fondamentale per riuscire in ciò che si fa), evoluzione (spingersi costantemente al miglioramento) e talento (quello che Unghero definisce “il canto dell’anima” che va ad abbracciare un contenuto più ampio rispetto al suo significato letterario, includendo anche aspetti come disciplina e fiducia).
La foto dello stesso coach con un certo Dusan Vlahovic (ai tempi della Fiorentina) è stata propedeutica per introdurre un concetto fondamentale: un campione funziona come una persona qualsiasi. E tutto parte dalla performance, che Unghero racchiude in cinque sfere: fisica, tecnica, tattica, mentale ed emotiva. A livello calcistico, come riconosciuto all’unanimità da tutti i presenti, sono le prime tre ad essere costantemente allenate, mentre è in merito alle ultime due (troppo spesso sottovalutate) che subentra la cruciale figura del Mental Coach. Attraverso il dialogo, esempi dinamici e studi concreti, i presenti sono stati trasportati in un bellissimo viaggio orientato a conoscere l’atleta (distinguendone anche le diverse personalità) e il modo in cui arrivare al conseguimento dei propri obiettivi attraverso un percorso graduale e ascendente in modo da superare qualsiasi interferenza (aspettative, ansia, stress) e qualsiasi bias cognitivo (scorciatoie mentali, spesso basate su percezioni errate ed esperienze passate, che vanno a distorcere il pensiero) per arrivare a un risultato. E qui, si è tornati al tema della vittoria, che può essere intesa anche come sconfitta: in entrambi i casi, infatti, si può compiere un passo verso il successo purché il paradigma “Chi vince festeggia. Chi perde spiega” venga sostituito dall’archetipo: “Chi vince riflette. Chi perde impara”. Ecco, in maniera forse fin troppo banalizzato, il metodo “Play to Win”.
L’attività di coaching sportivo e il counseling che Unghero offre è infatti orientata a permettere a chiunque di uscire dalle proprie gabbie mentali. “La capacità di imparare è un DONO. L’abilità di imparare è un TALENTO. Ma la VOLONTÀ di imparare è una SCELTA” si legge in una delle ultime slides, concetto arricchito dalla chiosa finale dello Unghero: “Se avete dei sogni dovete andare a prenderveli. Ma, per farlo, dovete strutturare un percorso”. Nello sport, così come nella vita.
Lungo applauso finale ma, nonostante l’ora, praticamente tutti si sono fermati ancora per parecchi minuti per continuare a parlare tra di loro o direttamente con il coach: ulteriore occasione di confronto, a testimonianza di come quelle parole siano rimaste ben radicate nei pensieri dei presenti. E, visto il successo della prima serata, l’appuntamento non può che essere rilanciato: ci saranno presto altre occasioni (rivolte anche, ad esempio, ai genitori dei calciatori) per conoscere da vicino la metodologia di Alessandro Unghero e fare tesoro di autentici confronti formativi.
Matteo Carraro































