
Settimana lunga, di lavoro, per la Pallacanestro Varese che si prepara alla delicata e già importante trasferta di Reggio Emilia, con la terza giornata di campionato in programma domenica 19 ottobre alle ore 18:00 al PalaBigi. Una partita che arriva dopo il -33 subito contro Milano nel derby e la ricerca di risposte, da parte di Kastritis, sullo spirito difensivo e di sacrificio della sua squadra, dal precampionato ad oggi espresso solo poco ed a sprazzi.
A cercare di fare chiarezza in casa biancorossa ci pensa il Team Manager dei bosini, Massimo Ferraiuolo, che di momenti, situazioni e difficoltà, nella sua lunga militanza cestistica prima da giocatore e poi da dirigente, ne ha vissute a bizzeffe.
Quale bilancio possiamo tracciare dopo le prime due giornate di campionato?
“Direi un bel pareggio: abbiamo vinto una partita tutt’altro che scontata contro Sassari all’esordio e perso in maniera netta con Milano sabato. Sarebbe stato un bilancio più positivo se avessimo giocato con un piglio diverso con Milano ma le difficoltà avute fin dall’inizio unita alla grande durezza dell’Olimpia, ha fatto sì che non ci fosse praticamente mai partita”.
Questa squadra fatica a mostrare quell’identità fatta di spirito di sacrificio e difesa che era stato il mantra della Varese di Kastritis nella passata stagione. Perché secondo lei?
“Sta mancando l’abitudine ad un certo modo di stare in campo e rispondere alle richieste del coach. Kastritis vuole sempre grande pressione sulla palla, un lavoro difensivo di un certo tipo, una grande concentrazione volta al recupero di palloni e all’aiuto costante. Finora non siamo riusciti, se non a sprazzi, a mettere in pratica questo. Stiamo facendo fatica a trovare questo tipo d’identità, che è quella che vuole il coach. Poi ci sono anche delle situazioni che hanno rallentato il processo di amalgama della squadra, in primis il non essersi mai allenati insieme dal precampionato ad oggi per via dei vari infortuni che hanno colpito i nostri giocatori: Ora recupereremo Renfro che è stato preso per poter essere l’architrave del nostro sistema difensivo, vedremo che risposte darà. E’ chiaro che domenica non potrà essere al 100% ma darà un contributo alla squadra”.
Questa è sicuramente una bella notizia. Ha superato anche la paura psicologica di una possibile ricaduta?
“Lui viene da un’annata davvero sfortunata in cui ha dovuto superare un infortunio pesante che gli ha portato via praticamente metà stagione. E’ chiaro che questo lo porti ad essere più cauto e scrupoloso sul rientro dagli infortuni. La speranza è che questa settimana, allenandosi con i compagni come sta facendo, sia pronto per scendere in campo. Poi + chiaro, viene da uno stop abbastanza lungo e quindi la sua efficacia andrà poi testata, però la sua presenza non può essere altro che una cosa positiva nell’ottica proprio di creare quell’identità difensiva che vuole il coach”.
Come si aiuta, invece, un giocatore come Moody che è in un momento assolutamente negativo?
“Io penso sempre che nella carriera di un giocatore ci siano momenti positivi e negativi. In questo momento Stefan fa fatica a fare qualsiasi cosa: in difesa commette spesso fallo, in attacco fatica a trovare situazioni e soluzioni che vadano a buon fine ed in questi momenti io penso sempre che un giocatore debba asciugare un pò il proprio gioco, ovvero fare poche cose ma farle bene, ritrovando così fiducia in sé stesso. Speriamo che le sue qualità vengano fuori in breve tempo. Negli anni scorsi ha dimostrato di essere un giocatore di un certo tipo e valore, può non essere facile per lui magari adattarsi ancora al gioco di Kastritis, però proprio in questo momento l’attitudine e la predisposizione mentale sono fondamentali. Forzando situazioni di gioco non fai altro che mettere in difficoltà te e i compagni, per cui con un pò di pazienza e sicurezza in più, sono convinto che anche lui troverà quella dimensione che non ha ancora trovato”.
Perché secondo lei cambiano i giocatori e gli allenatori ma negli ultimi mesi la sofferenza a rimbalzo di questa squadra è sempre la stessa?
“Per quest’anno il giudizio su questo lo ritengo sospeso, in quanto fino ad oggi abbiamo avuto assente un giocatore che è stato preso proprio per ridurre la sofferenza nella lotta a rimbalzo. Poi prendere i rimbalzi non è mai solo un lavoro dei lunghi ma di tutta la squadra, per cui l’attenzione deve essere massima da parte di tutti, esterni compresi ed è anche qui una questione d’identità di squadra”.
Tra le note positive di questo inizio di stagione c’è sicuramente Mauro Villa che sta facendo un pò quello che fece Assui all’inizio della scorsa, ennesimo segnale dell’ottimo lavoro che dal settore giovanile arriva fino alla prima squadra…
“Assolutamente sì, noi ai nostri ragazzi del settore giovanile chiediamo sempre molto sacrificio e dedizione al lavoro sia in settimana che durante la partita. Quest’identità i nostri ragazzi la stanno portando in prima squadra: da Librizzi, ad Assui ed ora Villa, che non sarà baciato dalla dea del talento eccelso però è sicuramente un ragazzo che mette in campo sempre tutto quello che ha e questo gli fa superare anche quelli che, in questo momento, sono i suoi limiti tecnici. Mauro è un altro emblema del progetto Varese Basketball e questo ci rende ancora più orgogliosi”.
Andiamo sulla partita di domenica a Reggio Emilia: che gara si aspetta?
“Tosta, dura, difficile. Reggio Emilia ha cambiato tanto quest’estate, perdendo qualcosa, secondo me, in termini di qualità complessiva, però è una squadra che rimane temibilissima e che punterà tanto sulla fisicità dei propri lunghi per cercare di metterci in difficoltà. Noi dovremo essere bravi a farci trovare pronti mentalmente e fisicamente, ribattendo colpo su colpo e sperando che il rientro di Renfro, finalmente, ci permetta di giocarci al completo le nostre chance di vittoria”.
Alessandro Burin






















