La sconfitta all’esordio il battesimo del fuoco, poi il cambio di marcia per far capire il valore e le intenzioni del Ceresium Bisustum: quattro vittorie consecutive hanno portato i rossoblù in vetta alla classifica (attualmente in comproprietà con Azzurra Mozzate e Monate), proprio dove la società ceresina vuole ritrovarsi a fine stagione per tornare immediatamente in Seconda Categoria.

Il successo per 3-2 nel derby di Ponte Tresa è stato il segnale più evidente della potenza di fuoco del CerBis, ma la strada per il gruppo di mister Bottarelli è tutt’altro che in discesa. Già tra meno di 48 ore sarà tempo di un nuovo big match contro quella Ternatese (11 punti) che fin qui è l’unica squadra imbattuta del Girone A. Sfida dal peso specifico enorme di cui l’intero mondo Ceresium è consapevole e bomber Davide Franzoso, attaccante classe ’02 che a bilancio vanta quattro reti, lo sottolinea: “Il fatto che non abbiano mai perso la dice lunga sul loro livello, ma noi non siamo da meno; anzi, sono certo che ci presenteremo in campo con la mentalità giusta e la fame necessaria per vincere. Vogliamo dar seguito a una vittoria importante come quella di domenica scorsa per confermarci in alto: abbiamo la possibilità e il dovere di provare a raggiungere l’obiettivo fissato dalla società di riportare il CerBis in Seconda perché, io in primis, non ci sentiamo giocatori da Terza Categoria”.

In generale che idea ti sei fatto del campionato?
“Parliamo di una categoria diversa da quelle cui siamo abituati, ma ciò non semplifica il discorso; anzi, una cosa che abbiamo subito capito è che qui non vince il più forte ma chi è più gruppo. Da questo punto di vista sappiamo di dover lavorare molto, ma proprio a tal proposito la vittoria sul Ponte Tresa assume ancor più importanza, perché loro si conoscono da molto più tempo di noi. Noi sappiamo di essere forti qualitativamente e tecnicamente; dobbiamo migliorare in quanto a fame e cattiveria agonistica. La prima partita, persa contro la Casport, ci è servita a capire in fretta questo concetto”.

La sensazione, oltre al grande lavoro in campo, è che il CerBis di questi tempi si stia concentrando proprio sul fare gruppo.
“Sì, ma con gente del genere in squadra (ogni riferimento al “Ragno” Rainer è puramente casuale, ndr) tutto diventa più facile (ride, ndr). Tutti, io incluso, si sono ambientati davvero bene ed è bello vivere questa squadra dentro e fuori dal campo. Porto Ceresio è un ambiente sereno in cui fare calcio: la domenica ci sono tante persone che vengono a vederci e a fine partita non si va mai via subito perché, a prescindere dal risultato, è bello stare insieme. Stesso discorso post allenamento: c’è sempre un motivo per far festa”.

Veniamo a te: avvio di stagione niente male. Obiettivo personale?
“Me lo sto creando cammin facendo. Non sono partito con un obiettivo preciso, sono venuto qui per giocare, divertirmi e vincere. Però, guardando i numeri, mi sto facendo un’idea chiara… che per ora non diciamo (ride, ndr). Sto cercando di adattarmi al livello della Terza Categoria: non avendoci mai giocato non ho sfide da segnare in rosso, ma ogni partita con la stessa voglia e determinazione”.

Una vita all’Induno, poi la Cuassese e ora il CerBis: com’è nato questo passaggio?
“L’anno scorso sono andato a Cuasso con l’obiettivo di farmi notare, volevo darmi una nuova opportunità dopo tanti anni all’Induno. Ho però avuto problemi personali per cui ho lasciato andare un po’ il calcio e mi sono chiuso in me stesso. Quest’anno ho deciso di ripartire da zero: ho spento la testa e passo dopo passo sto cercando di risalire. Ci tengo a dire che è stata una scelta mia, a Cuasso mi sono trovato davvero bene; anzi, domenica scorsa mister Pedoja mi ha scritto per farmi i complimenti. Mi porto dietro un bel ricordo, ma ora sono concentrato sul CerBis e sul mio percorso qui”.

Parlando di mister, cosa sta dando Andrea Bottarelli?
“È il mister che serviva a noi perché sa tenere unito il gruppo e ha una visione moderna del calcio. Io non lo vedo come un tecnico da Terza Categoria, perché meriterebbe palcoscenici ben più alti. In questa categoria si gioca spesso seguendo il concetto di “palla lunga e pedalare”; lui ci ha invece dato un’impostazione precisa, e i risultati si vedono”.

Pregio di questa squadra?
“Qui siamo tutti sullo stesso livello: non c’è nessuno che si crede il fenomeno di turno né chi si sente inferiore agli altri. Questa cosa aiuta tantissimo a vivere bene lo spogliatoio e a lavorare insieme”.

Difetto?
“Dobbiamo migliorare sulla mentalità. La panchina non deve essere vista come una punizione, ma come uno stimolo per fare ancora meglio quando si viene chiamati in causa”.

Per chiudere, l’obiettivo del CerBis è noto: come si vive un campionato con questa aspettativa?
“La società è eccezionale nel non farci sentire la pressione; siamo noi a mettercela, com’è giusto che sia, perché sappiamo cosa possiamo e dobbiamo raggiungere. Se perdi punti, poi è difficile stare al passo con le altre. Per questo ogni partita va affrontata con la massima concentrazione: vogliamo vincere anche per ripagare la fiducia che la società ha riposto in noi”.

Matteo Carraro

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