Per uno che Varese l’ha vissuta fino al midollo scoprendone ed innamorandosi di tutti i suoi lati, tornarci non può che essere speciale. E cosa importa se non è la prima volta; se la Città Giardino ti segna, lo fa per sempre. E viceversa.
È il caso del grande Romeo Sacchetti. Uno che non si è limitato solo a ricevere; ha dato tanto, più di quanto avrebbe dovuto, forse, e ancora oggi Varese, ogni qualvolta il “Meo” torna a calcare il parquet di Masnago (seppur da allenatore avversario), si ferma per applaudirlo.
“Sicuramente le emozioni che provo sono totalmente diverse dalla prima volta in cui sono tornato -ci racconta-, ma non posso essere indifferente a ciò che mi lega a Varese. È una gara diversa dalle altre; è speciale”.
Legame acuitosi con la recente Coppa Italia che ha fatto rifiorire l’amore di Varese per il “suo” Meo.
“Era facile tifare per me quando contro avevamo Milano e Siena -dice scherzosamente-. In effetti ho sentito molto il sostegno della Città Giardino, questo è innegabile”.
Da un legame all’altro. Sassari non è solo una città o una squadra di pallacanestro; è espressione di un’isola intera. Come è nato questo filo magico?
“È inspiegabile. All’inizio si parlava solo di Sassari e basta, visto anche le numerose rivalità ‘calcistiche’ con altre città, Cagliari in particolare. Poi, pian piano, quando siamo riusciti ad entrare in Europa, si è creato questo discorso di essere la ‘Dinamo Sassari ma non solo’. Persone da tutte le parti dell’isola si muovono per venire a vederci e ci sentiamo parte integrante ed importante di tutta la Sardegna. Aumentano le responsabilità? Quando si gioca quelle ci devono essere sempre, soprattutto quando lo si fa per ottenere qualcosa. Noi non giochiamo tanto per giocare; lo facciamo in maniera leggera con la speranza di riuscire a realizzare i nostri obiettivi. Ma anche questo fa parte di un processo di crescita”.
A proposito; con la Coppa Italia è stato sfatato il mito di Sassari come squadra “solo” bella.
“Se si parla di trofeo finale effettivamente si; ma se guardiamo i risultati ottenuti anche solo il primo anno in Serie A direi che abbiamo raggiunto traguardi veramente importanti. La coppa vinta a Milano è stata solo la classica ciliegina sulla torta”.
Parliamo della gara contro Varese. Che Sassari troveremo a Masnago?
“Fisicamente non possiamo essere al massimo; non tanto per la doppia partita a settimana, quanto per una questione logistica. Noi per le trasferte dobbiamo muoverci dall’isola al continente e poi dal continente fino alla Nazione in cui dobbiamo andare a giocare. Per andare in Turchia, ad esempio, abbiamo dovuto volare con tre aerei diversi. È una cosa che sapevamo già prima, è vero, e fortunatamente i risultati rendono meno amaro questo fattore. Mentalmente siamo affaticati: tra Final Eight e gara in EuroCup (vittoria per 102-84 contro Bamberg, ndr) abbiamo affrontato diversi match consecutivi da ‘dentro o fuori’. Come ho già detto, però, quando i risultati arrivano, tutto è molto più semplice”.
E Varese?
“Non entro nel merito -risponde-. So solo che il campionato italiano ci ha insegnato a non sottovalutare nessuna squadra. La Cimberio ultimamente sta traendo beneficio non solo dagli aggiustamenti fatti nel corso della stagione ma anche dal lavoro di Frates che sta dando i suoi frutti. In base a questi elementi sono certo che sarà una vera e propria battaglia”.

Marco Gandini