
Al triplice fischio della 7^ giornata del Girone X di Seconda Categoria, la Valcuviana si trova là dove tutti si aspettavano di vederla. In vetta alla classifica. Cinque vittorie e due pareggi (che, paradossalmente, stonano) per un bottino di 17 punti che certifica la superiorità dei ragazzi di mister Devardo, consapevoli però di avere ancora tantissimi margini di miglioramento.
Il progetto Valcuviana ha infatti portato ad un radicale stravolgimento della squadra che aveva conquistato la salvezza la scorsa stagione e, al netto degli acquisti di categoria superiore, è l’amalgama del gruppo a fare la differenza. Per creare l’alchimia, però, ci vuole tempo e l’attuale Valcuviana non è ancora quella macchina perfetta che in casa biancoviola ci si augura possa presto mettersi in moto.
Aspetto di cui capitan Federico Crini è ben consapevole. “Non è un mistero che la società abbia investito parecchio per allestire una squadra di primo piano – esordisce il difensore classe ’93, sceso per la prima volta in carriera in Seconda Categoria –. Così come me tanti altri hanno sposato questo progetto abbandonando lidi superiori e, pur consapevoli delle nostre potenzialità, bisogna riconoscere una verità oggettiva: siamo ancora in una fase di conoscenza. Mettere assieme venti ragazzi nuovi non è mai facile e prima di tutto bisogna creare il gruppo: stiamo proprio lavorando a tal proposito, ma non mancano gli imprevisti e, non a caso, credo che il mister non abbia mai avuto l’intera squadra a disposizione. Ci vuole tempo e bisogna esser pazienti: di sicuro non nascondiamo quello che è un obiettivo ambizioso e speriamo di ripagare la fiducia della società”.

Non a caso una delle “problematiche” ravvisate in estate riguardava proprio la capacità di giocatori di categoria superiore, tu stesso ne sei un esempio, di adattarsi alla realtà della Seconda.
“Scendere di categoria è sempre difficile; paradossalmente, a volte, è più facile giocare in categorie superiori. Come ho detto, ci troviamo ancora appieno nel periodo di adattamento: questo processo non è immediato, non c’è un bottone che schiacci e improvvisamente ti adatti alla Seconda Categoria o alla realtà in cui ti trovi, ed è normale incontrare le difficoltà che stiamo trovando. Nonostante ciò, i risultati stanno arrivando e questo è merito dello staff e, soprattutto, della società: in primis non ci ha mai fatto mancare nulla, tutte le figure dirigenziali sono presenti ad ogni allenamento, e la squadra è stata costruita andando a scegliere gli uomini ancor prima dei giocatori”.
È questo che ti ha portato a sposare la causa Valcuviana?
“Il mio arrivo è nato dal rapporto con Cracas. Già qualche anno fa mi voleva a Luino, ma per mille motivi non ci sono mai stati i presupposti giusti. In estate, invece, sono andato a parlare con la società, ho conosciuto il dg Caretti, il presidente Testa e poi mister Devardo: mi hanno fatto una bellissima impressione e sto constatando che con i fatti traducono in realtà le parole. In una stagione ci saranno sempre alti e bassi, ma quando si ha a che fare con persone vere diventa tutto più facile e si può solo far bene”.
Anche la scelta di giocare su un sintetico come quello di Morazzone è un’implicita volontà di mettervi nelle migliori condizioni possibili?
“I campi belli e brutti si trovano in ogni categoria, per cui non mi lamenterò mai del terreno di gioco; sicuramente, per le nostre caratteristiche, giocare a Morazzone ci aiuta ad esprimerci meglio. Il problema riguarda proprio la capacità di adattarci ad un campionato che né io né altri ragazzi conoscevamo: è un livello diverso rispetto quello cui eravamo abituati e non è così automatico superare le difficoltà. Pian piano lo stiamo facendo e, ricollegandomi a quanto detto prima, ci aiuta il fatto di avere uomini veri in squadra. Penso, ad esempio, ai ragazzi più giovani: magari sembrerebbero passare in secondo piano, ma sono sempre presenti, danno tutto ciò che hanno quando vengono chiamati in causa e sono un collante cruciale per formare il gruppo. Non posso davvero lamentarmi di ciò che ho trovato qui alla Valcuviana”.

Sei il capitano di una squadra molto esperta: come si gestisce la pressione del dover vincere?
“Ho giocato anni con la pressione di dovermi salvare: credimi che è meglio giocare per vincere (ride, ndr)! La pressione vera la senti quando ti trovi con l’acqua alla gola, quando vivi la settimana con ansia, allenandoti tra mille paure e la domenica hai il terrore di sbagliare un passaggio. Guardando agli investimenti fatti dalla società è normale che quest’anno tutti ci mettano addosso la pressione di dover vincere; ce la prendiamo con serenità, consapevoli di dover lavorare ancora molto perché vincere non è mai scontato”.
Guardando un attimo alle prime giornate, che idea ti sei fatto di questo campionato?
“Ogni squadra che abbiamo incontrato ha saputo metterci in qualche modo in difficoltà. Torniamo al discorso dell’adattamento: bisogna conoscere questa categoria, il ritmo, l’aggressività e tanti altri piccoli aspetti. A volte ci siamo adagiati, ma anche con squadre meno quotate abbiamo fatto fatica e, l’esempio più banale che mi viene in mente, molti gol presi sono frutto proprio del non conoscersi. Poi è anche giusto che, essendo tacciati come la squadra più forte, tutti diano il 200% contro di noi; anzi, è bello convivere con questa nomea che ci stimola ad alzare sempre più l’asticella”.
Se la Valcuviana è dove tutti si aspettavano di trovarla, al secondo posto c’è una squadra che in pochi avrebbero pronosticato. Classifica alla mano, quello contro il Varano Borghi è un big match: che tipo di partita ti aspetti?
“Quando si affrontano prima e seconda viene sempre fuori una bella partita: domenica vedrete due squadre dare tutto per arrivare al risultato. Non li conosco, sono sincero, ma mi hanno parlato bene di parecchi giocatori; sappiamo qual è il nostro livello e siamo pronti a disputare un gran bel match con l’augurio di potarcelo a casa”.
Matteo Carraro
 
                 
		










