Inevitabilmente, romantici. Per raccontare questa storia, e forse anche per starla ad ascoltare, bisogna smussare gli angoli e lasciarsi un po’ andare anche alle certezze divenute rarità, perché rarità è vedere un giocatore di 31 anni che da 12 stagioni indossa la stessa identica casacca, in un saliscendi di emozioni che portano anche alla nascita di dubbi ma che non mettono in discussione il sentimento.
Michele Bilato, difensore classe ’94, ed il San Michele, sono “sposati” da ben 12 anni. Un percorso che come sempre racconta storie felici e battute d’arresto, con uno sguardo fisso sul presente ed un’occhiata al futuro che fanno trasparire la voglia di colorare e scrivere ancora tante pagine bianche dei capitoli di questo libro. “All’orizzonte non vedo una fine immediata, se sto bene voglio giocare ancora per un po’”. E ancora: Credo non ci sia nessuno, nel calcio dilettanti, che possa vantare una storia così lunga, domenica parlavo con Di Carluccio e lui è a quota 9 alla Valceresio, ad esempio, io invece ho varcato la doppia cifra da un pezzo”.

Come si raccontano 12 anni insieme?
Io sono cresciuto con il San Michele, questa è casa mia, mi identifico con questa squadra e penso sia così anche da fuori, il senso di appartenenza è la cosa che amo di più. Se ho mai vacillato o pensato di cambiare? Sì, penso sia legittimo. Negli ultimi 2 anni ho giocato poco per problemi fisici, mi sono fatto delle domande, ma è incredibile perché nelle risposte, al centro, c’era sempre il San Michele. Tipo giocare altrove per me significava giocare in un campionato dove non potessi incontrare questa squadra, mi sono guardato intorno andando oltre confine, in Svizzera, ma poi tornavo al punto di partenza, che senso aveva andarsene da un posto che comunque era al centro dei miei pensieri?

E non sono arrivate nemmeno proposte dall’esterno?
Io credo che anche da fuori ci sia una certa consapevolezza nei miei confronti, cioè il riconoscermi come un giocatore fortemente legato a questa squadra”.

Come lo spieghi il San Michele a chi ti sta attorno?
Questo penso sia il punto. Partendo dal fatto che i miei vecchi amici mi mancano perché della vecchia guardia siamo rimasti io e quel matto di De Leo, a proposito altro grande esempio, il martedì, il venerdì, la domenica, si tuffa come un gatto, è proprio un leader, guardando i nuovi quello che cerco di trasmettere loro e ciò che c’è oltre il campo, la bellezza dello stare insieme andando un po’ oltre le logiche della vittoria o della sconfitta, questo è un posto speciale, la vittoria più bella sono i rapporti che si vanno a costruire dove il calcio è solo uno strumento, Edoardo “Dodo” Landi, ad esempio, è un mio grande amico, ha smesso di giocare, eppure il nostro rapporto, nato qui, resta, ecco ciò che ha valore, e penso sia l’unica formula per rimediare al cortocircuito che ancora oggi porta tanti ragazzi a muoversi da una squadra all’altra per 50 euro, senza dare realmente peso a ciò che conta davvero”. 

Sguardo al presente: cosa pensi di questo campionato un po’ “vario” rispetto agli altri anni?
Siamo a metà del girone d’andata, qualcosa inizia a delinearsi, è molto incerto, credo che il livello tecnico sia un po’ inferiore rispetto agli altri anni ma che in compenso ci sia più garra, più fisicità; io personalmente sono contento del girone “nuovo” con squadre di un altro territorio, vedi altre società, altri campi, maturano anche stimoli diversi, è interessante e curioso allo stesso tempo”.

Chi sono le favorite?
Non le abbiamo incontrate tutte, ovviamente, ma da ciò che ho visto oggi posso dire che l’Ardita Cittadella mi è sembrata una squadra molto quadrata, Valceresio e Tradate sono due buone squadre e sono certo che anche per blasone usciranno, ed infine cito Brebbia e Laveno, mi stanno stupendo, però hanno un entusiasmo che si trascinano dalla seconda categoria, dalla vittoria del campionato e dei playoff, è un qualcosa che aiuta”.

E il San Michele dove lo collochi in tutto questo “caos”?
Il San Michele è una squadra molto giovane e questa cosa viene sottointesa troppe volte, a parte me e De Leo giochiamo spessissimo con ragazzi del 2004, 2005, questo è un tema, un fattore, e da una squadra così giovane è normale anche aspettarsi alti e bassi anche se la qualità non manca, tutt’altro”. E prosegue:Sicuramente facciamo fatica a segnare, però siamo anche la miglior difesa insieme a quella del Veniano, c’è da migliorare, certo, ma secondo me, e adesso dirò una frase fatta che non mi piace molto, ragionando partita dopo partita possiamo capire che togliendoci quanto prima dalla zona calda, incanalando bene la nostra stagione, possiamo toglierci delle soddisfazioni. Dopo la Valceresio affrontiamo Gorla Minore, Luisago e Veniano, tutte squadre che stanno in alto, vediamo come usciamo da questo filotto e poi capiremo effettivamente chi siamo e dove possiamo arrivare”.

Ma quindi non vi siete posti un vero e proprio obiettivo ad inizio anno?
Sì, certo, quello di migliorare la passata stagione. Inutile fare grandi proclami, dobbiamo davvero fare un passo alla volta proprio per i motivi che ti dicevo prima”.

E tu, invece, ti sei posto degli obiettivi personali?
In questi anni, soprattutto negli ultimi, ho imparato a conoscere il mio corpo, a capire quando posso spingere e quando devo rallentare, ora sto bene, ho giocato tutti i minuti disponibili e tocco ferro mentre lo dico perché vorrei poter avere sempre questa condizione per aiutare la squadra. Poi non ti nascondo che qualche gol mi piacerebbe farlo, ci sono andato vicino con il Laveno e con il Tradate, e poi il mister mi fa salire, sarebbe una bella soddisfazione”.

Domenica prossima trasferta in casa del Gorla Minore, che gara ti aspetti?
Ecco, prima tra le favorite non ho citato il Gorla ma questa è un’altra corazzata che ha fatto bene negli ultimi anni e che si sta ripetendo, è una squadra tosta, atleticamente ben messa e infatti viaggiano forte, prendono pochi gol, però non abbiamo paura, zero, andremo lì per combattere”. 

Chiudiamo il cerchio dove lo avevamo aperto, resti al San Michele a vita?
Non c’è cosa più certa”.

Mariella Lamonica

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