E’ la settimana del derby, sono carichissimo“. Mi accoglie così nel Campus di via Pirandello Robert Kangur, figlio d’arte del grande Kristjan che si trova a vivere per la prima volta un derby con Cantù da attore chiamato in causa, benché domenica non potrà dare il suo apporto in campo, invece che da semplice tifoso. Un entusiasmo contagioso che traspare in maniera chiara dalle parole e dagli sguardi di un ragazzo che in campo sembra già un veterano e che ha un futuro floridissimo davanti a sè.

Cosa vuol dire per lei il derby con Cantù?
“E’ sempre stato un qualcosa di unico. Fin da bambino quando vedevo giocare mio padre ho vissuto questa partita in maniera speciale e oggi più che mai sono carichissimo per questa sfida”.

Si ricorda un derby in particolare giocato da suo papà?
“Nello specifico no perché ero piccolo, però è indimenticabile il calore e la spinta che dava il pubblico di Masnago e sono sicuro lo rivivrò domenica”.

Suo padre le sta dando qualche consiglio su come affrontare questa settimana?
“Mi ha detto di godermi tutto e di dare il massimo ogni giorno in allenamento con la Serie A, perché sono ricordi, emozioni e passaggi di crescita importantissimi”.

Accantoniamo un attimo il derby: da quando è arrivato qui a Varese in cosa si sente maggiormente cresciuto?
“Sicuramente sotto un profilo umano e dell’autonomia personale. Il fatto di vivere da solo mi spinge, per forza di cose, ad essere molto più indipendente e questa cosa mi piace molto anche se sento l’assenza della famiglia però. Dal punto di vista cestistico sicuramente sono cresciuto sia sotto il profilo fisico che sotto quello tattico, soprattutto quando mi alleno con la Serie A ho la possibilità di imparare molte cose tattiche che invece magari con le giovanili non si provano”.

Lei quest’anno sta affrontando il suo primo campionato senior quale la B2, a soli 15 anni, e ha la possibilità di allenarsi con la Serie A. In cosa la sta facendo crescere questa doppia esperienza?
“Sicuramente l’esperienza in B mi dà la possibilità di esprimermi tantissimo e di crescere sotto tutti i punti di vista, confrontandomi con giocatori molto esperti e fisici. Quando sono con la serie A invece è come andare a scuola: ogni giorno imparo da chi fa il professionista ed è un insegnamento continuo ogni allenamento. Quindi alla fine direi che ciò che mi sta dando di più questa doppia esperienza è proprio una coscienza di me, di cosa sono oggi e di quello che potrò diventare”.

Quanto anche sotto il punto di vista della componente culturale la sta arricchendo il confronto con tanti ragazzi argentini e americani?
“Molto e mi sento davvero tanto fortunato per questo. Devo dire che la possibilità di confrontarmi con ragazzi di estrazioni culturali diverse amplia il mio panorama di conoscenze ma soprattutto mi permette di imparare lingue nuove e questo so che mi aiuterà moltissimo nella mia vita”.

Sta già pensando ad una vita oltre il basket?
“Per forza, perché la carriera di un giocatore dura quello che dura, poi c’è tanto altro dopo. Per questo, terminato il periodo di formazione per essere tesserabile come italiano, per il quale mi mancano ancora due anni, voglio andare al College in America per prendermi il diploma e avere quindi poi una strada aperta per un futuro oltre il basket”.

Ha il sogno di giocare un derby da protagonista con la maglia di Varese contro Cantù?
“Assolutamente sì, non vedo l’ora che questo avvenga”

Alessandro Burin

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